L’attenzione delle Popolari per il no profit nasce dal radicamento territoriale
27 Settembre 2012
Sembra che ormai etica ed economia siano da lungo tempo abituate a procedere di pari passo ma, quando si incontrano, le ricadute sulla società sono generalmente positive, e tendono ad implementare uno sviluppo sostenibile che trova il suo spazio nel contesto di quell’“economia sociale di mercato altamente competitiva” che la Commissione europea ha recentemente inserito tra i propri obiettivi e che ha come fine ultimo la comunità dei cittadini e la centralità della persona piuttosto che il mercato come soggetto a sé stante.
Per queste ragioni è dal Terzo Settore che può venire un contributo determinante per ripensare la dimensione della crescita e della ricchezza, richiamando l’attenzione non solo sul quanto si cresce ma anche, e soprattutto, sul come lo si fa, e con quali ricadute sociali, ambientali, generazionali.
Purtroppo la crisi ha colpito duramente questo settore, così necessario per soggetti che spesso si trovano marginalizzati dal contesto sociale. Recenti indagini mostrano infatti un calo molto significativo delle raccolte fondi da privati (cittadini e imprese): solo il 24% ha aumentato la propria raccolta fondi nel 2011 rispetto al 2010, contro un 39% che non ha avvertito nessun cambiamento sostanziale e un 37% che dichiara di averla diminuita.
L’andamento delle raccolte fondi nel 2011 è dunque decisamente peggiorato se confrontato all’anno precedente: si dimezza il numero delle Organizzazioni Non Profit che migliorano (-23%) e aumentano di 8 punti percentuali il numero di quelle che peggiorano: aumenta quindi complessivamente di 31 punti percentuali il numero delle Organizzazioni che peggiora la propria raccolta fondi nel 2011.
Un andamento sempre più negativo delle raccolte fondi richiede lo sviluppo di iniziative sempre più mirate ed efficaci, tuttavia se la crisi deve essere vista anche come un’opportunità per l’economia civile è necessario presentarsi sulla scena come una realtà sempre più competitiva nei servizi resi, conveniente per i cittadini e qualificata da enti terzi.
In tale contesto le Banche Popolari, da sempre vicine per vocazione e statuto, hanno visto recentemente alcune realtà fortemente impegnate per questo obiettivo attraverso nuovi strumenti di debito a reddito fisso a favore del Terzo Settore. Tale strumento finanziario può essere finalizzato alla raccolta diretta dal mercato con una remunerazione del capitale investito legata al raggiungimento di un determinato risultato sociale.
Il funzionamento di tale strumento prevede che la banca, oltre ad offrire al sottoscrittore l’opportunità di ottenere un equilibrato rendimento, impieghi parte dell’importo raccolto a supporto di iniziative di interesse sociale e, in particolare, di progetti promossi da organizzazioni non profit. È questa una delle modalità in cui le Banche Popolari, sempre attente alle innovazioni di strumenti più adeguati riunivano nel contempo anche le forme relazionali nei confronti del Terzo Settore favorendo la crescita di iniziative e progetti che creino valore per le comunità e favoriscano lo sviluppo di un’economia centrata anche sul bene comune. Tale impegno è testimoniato anche dai dati, infatti , a fine 2011, i prestiti del Credito Popolare al Terzo Settore, pari a 3 miliardi di euro, per una quota di mercato del 30%, hanno fatto registrare un aumento tendenziale del 7,5%.
L’attenzione delle Popolari per il non profit nasce dal loro radicamento territoriale, e da una vocazione che è parte integrante della loro storia, e che viene alimentata dalla coerenza dei comportamenti con la natura cooperativistica e mutualistica; da un modo, quindi, di essere e fare banca basato sulla innata sintonia con la comunità di cui sono espressione diretta.