L’augurio di Monsignor Bregantini e dei vescovi: “Non temete la crisi”

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L’augurio di Monsignor Bregantini e dei vescovi: “Non temete la crisi”

27 Dicembre 2011

di g.l.

In un momento di forti incognite a causa della crisi, arriva un messaggio di speranza per il futuro dai quattro vescovi delle diocesi molisane. Un invito, rivolto alla comunità, ad affrontare con coraggio le difficoltà e a “non temere” le sfide del nuovo anno. A farsi portavoce dell’appello della Chiesa locale è Monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso–Bojano.

La mancanza di lavoro è uno dei primi temi toccati dai vescovi e da Bregantini, che in qualità il presidente della Commissione lavoro e politiche sociali della Conferenza episcopale italiana conosce bene i problemi del settore che riguardano l’Italia e, soprattutto, il Mezzogiorno. La priorità, spiega l’arcivescovo di Campobasso, è l’accesso dei giovani al mercato del lavoro e con una disoccupazione che resta troppo alta, soprattutto al Sud, occorre facilitare il ricambio generazionale. Ai cosiddetti “privilegiati”, quelli che possiedono pensioni d’oro e stipendi mensili di svariate migliaia di euro, Bregantini ha chiesto di guardare “anche fuori dalla loro finestra e di pensare al prossimo”, ma andando oltre il semplice gesto di generosità. L’arcivescovo ha lanciato la proposta di una tassazione del 10 per cento delle pensioni più alte per destinare queste risorse alle nuove generazioni.

Anche per i vescovi molisani la crisi sarà “lunga e durevole e ormai fa parte della nostra storia attuale”, ma “vivere nella crisi non significa vivere nella paura”. “E’ vero che la precarietà è come una coperta corta, troppo corta, che non ci copre mai del tutto”, dicono nel messaggio ai molisani, ma questo tempo “potrà però essere sorgente di nuove relazioni con la riscoperta dell’essenzialità, nuovi stili di vita, sobrietà di consumi, più spazio per il cielo, più tempo per la famiglia, capacità di cogliere il cuore dell’altro, condividendone le ansie e le gioie”. C’è una frase di Isaia che secondo i quattro vescovi del Molise descrive bene la situazione attuale, in cui la crisi etica si fa poi culturale, per diventare anche sociale e politica, oltre che economica: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce” (9,1-3). In pratica, spiegano i vescovi, “senza la fede, cala anche la speranza e, se cala la speranza, diminuisce la fiducia, non si investe più, non ci si sposa, non si diventa preti, non si costruisce il futuro, non si studia più a scuola, si diventa stanchi e rassegnati”. La Chiesa locale mette in guardia i cittadini anche dal “tarlo pericolosissimo della paura”. “E’ la paura che ci fa vedere nemici dappertutto – dicono i vescovi – come è successo a Firenze. E’ la paura che ci impedisce di guardare oltre la siepe. E’ la paura che ci fa vedere nel vicino un fardello e non un fratello”.

L’arcivescovo Bregantini ha sottolineato, invece, come l’accoglienza degli immigrati in Molise sia stata positiva. Sono 128, infatti, quelli in attesa dello status di rifugiato politico che vivono stabilmente in regione accolti nelle comunità locali dal personale della Caritas e da altri volontari. Molti lavorano e svolgono anche funzioni sociali sul territorio. Per Bregantini gli immigrati “sono una risorsa, una forza di rinnovamento spirituale, un dono e non un pericolo”. Nel messaggio dei vescovi trova spazio anche un appello al mondo politico regionale a superare le divergenze tra schieramenti opposti e a dialogare perché “solo uniti si può superare questa crisi”.

Intanto, anche in Molise calano i consumi natalizi: si è speso meno per i regali e i cenoni. Molti hanno trascorso le feste a casa e lo faranno anche durante il Capodanno. La sensazione è che i sacrifici del 2012 possano pesare più del dovuto nelle tasche dei cittadini e in attesa della cosiddetta “fase due” del governo Monti, quella che dovrebbe puntare alla ripresa e allo sviluppo, forse la preghiera resta al momento l’unica arma per affrontare la paura del futuro.