
L’aumento delle tasse fa migliorare i conti

15 Gennaio 2008
di Cicero
Il Bollettino Economico della Banca d’Italia, appena
pubblicato, descrive una situazione economica del paese che appare molto
difficile da sostenere sul piano socio-politico.
Se da un lato i conti pubblici
migliorano nettamente, ciò avviene in virtù di un forte aumento della pressione
fiscale. Dal lato della produzione e dei consumi il quadro è invece in netto
peggioramento. Andiamo con ordine.
Il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche è sui livelli più
bassi degli ultimi decenni, sottolinea la Banca d’Italia, ma non manca di
rilevare, con la dovuta sobrietà che le si addice, che è cresciuta ancora la
pressione fiscale; l’IRES è aumentata del 27,8 per cento, l’IRPEF versata in
autotassazione ha mostrato una forte crescita e i contributi sociali sono
saliti del 6,4 per cento.
L’andamento della produzione e dei consumi, quindi del
benessere delle imprese e dei cittadini,
si è invece deteriorato, e ciò non
può sorprendere più di tanto a fronte di un tale inasprimento del
prelievo fiscale.
Dopo una modesta ripresa nel terzo trimestre, in Italia la
produzione industriale sarebbe calata nel quarto. Il
clima di fiducia delle imprese elaborato ha mantenuto il profilo flettente in
atto dalla scorsa primavera, associato al graduale peggioramento delle
aspettative sugli ordini. Il Bollettino riporta le indicazioni provenienti dal sondaggio condotto
dalla Banca d’Italia alla fine di dicembre, che confermano il crescente pessimismo delle
imprese circa le prospettive a breve termine.
La competitività di prezzo delle nostre imprese ha
subito ulteriori peggioramenti. Considerando la misura basata sul costo del lavoro per unità
di prodotto (CLUP), l’andamento della
competitività è risultato sfavorevole dall’inizio del 2007.
Si stima che i consumi, sostenuti nella prima metà dell’anno,
abbiano quasi ristagnato nella seconda. Secondo gli economisti della Banca d’Italia,
l’indebolimento della dinamica dei consumi ha riflesso
un atteggiamento di prudenza da parte delle famiglie. Negli ultimi mesi il
clima di fiducia si è mantenuto sui bassi livelli raggiunti all’inizio
dell’estate, riflettendo soprattutto il deterioramento delle attese dei
consumatori sulla situazione economica generale. Gli ultimi dati sulle vendite al
dettaglio segnalano un ulteriore rallentamento degli acquisti di beni non
durevoli nel quarto trimestre del 2007.
L’inflazione è aumentata significativamente. La variazione
sui dodici mesi dei prezzi al consumo è salita a dicembre al 2,6 per cento. Il
rialzo, secondo la Banca d’Italia, è dovuto all’aumento dei costi degli input
alimentari ed energetici sui mercati internazionali. Tra l’altro, gli
economisti della Banca centrale non mancano di sottolineare che il rincaro
delle materi prime alimentari riflette
il crescente impiego di alcuni prodotti agricoli nell’industria dei
biocarburanti. In questo contesto di inflazione importata e di natura
strutturale, fa sorridere la nomina
odierna da parte del Governo di un Garante per la sorveglianza dei prezzi.
Sono positivi, invece, i dati sull’occupazione. Nei primi nove mesi del 2007 è aumentato il numero degli occupati ed è diminuito
il tasso di disoccupazione.
Nel terzo trimestre è tornato a crescere il tasso
di attività, anche nel Sud; è cresciuta la partecipazione delle donne, si è
arrestata la flessione di quella dei giovani. Rispetto
a un anno prima, sia la composizione dell’occupazione per posizione
professionale, sia l’incidenza dei contratti a tempo determinato sono rimaste
sostanzialmente invariate.
Ciò smentisce la vulgata della sinistra che vuole il
mercato del lavoro caratterizzato da crescente precarietà e da impieghi di
bassa qualità. Purtroppo i “benefici effetti” dello smantellamento della Legge
Biagi devono ancora entrare in vigore!