“L’autonomia delle toghe non dipende dallo stipendio. La protesta è politica”
07 Giugno 2010
Le toghe insorgono contro la manovra economica varata dal governo e si preparano allo sciopero. La data c’è già: primo luglio. E ne prossimi giorni scatteranno una serie di mobilitazioni a livello territoriale per "sensibilizzare l’opinione pubblica", dice l’Anm. Una iniziativa che nei ranghi del centrodestra il senatore Piero Longo (Pdl), membro della Commissione Giustizia a Palazzo Madama, considera un modo per confemare il "potere politico" della casta dei magistrati.
Senatore Longo, l’Anm ha deciso lo sciopero. Cosa ne pensa?
Guardi, lo sciopero è un diritto costituzionalmente garantito. Se i magistrati vogliono sentirsi degli impiegati dello Stato, che facciano pure.
Una delle contestazioni è che toccare gli stipendi dei magistrati significa ridurre il livello della loro autonomia sancito dalla Costituzione.
Me lo lasci dire: è una bufala. Questa è un’invenzione che non ha niente a che vedere con l’autonomia del magistrato. Si sentono figli di un Dio maggiore, tanto per fare una citazione al contrario. La riduzione degli stipendi riguarda le fasce di reddito più alte. Non mi risulta che i giovani magistrati vengano toccati dal provvedimento.
Quindi ritiene che la questione non sia meramente economica…
Sono assolutamente d’accordo con quanto dichiarato dal ministro della Giustizia Alfano: lo sciopero è di carattere politico. Anzi, sembrerà paradossale ma mi auguro che lo sciopero sia stato indetto per motivi politici, perché se i motivi fossero economici la loro categoria farebbe una figura anche peggiore.
Gli interventi legislativi che toccano la magistratura portano spesso a proteste, indipendentemente dal colore politico del governo. Perché secondo lei, si tratta davvero di una casta?
I magistrati, per l’attività che svolgono, sono necessariamente una casta. Soltanto che le caste sono encomiabili quando riconoscendosi come tali, assumono la forza dei loro diritti nello stesso modo in cui determinano e si riconoscono nella forza dei loro doveri.
Esistono sprechi nel settore giustizia e come si possono eliminare?
Ci sono sicuramente carenze di organizzazione e di mezzi. Ma molti sprechi riguardano, tanto per tornare ad un argomento più che noto, l’abuso delle intercettazioni telefoniche e ambientali.
E’ possibile contenere la spesa senza rischiare che la qualità del lavoro dei magistrati sia penalizzata?
Questo è un tema delicato. Io credo che sia possibile organizzando bene i servizi. Un esempio emblematico di eccellenza è quello della Procura di Bolzano: l’ex procuratore capo Cuno Tarfusser ha aumentato l’efficienza della procura tagliando le spese. Quando i capi degli uffici sono dei buoni manager le cose funzionano bene.