Le Banche Popolari continuano a essere elemento di coesione con il territorio
20 Settembre 2012
Anche per quest’anno le aspettative sull’andamento del prodotto interno lordo indicano un peggioramento della situazione economica, con un calo di circa il 2,5%. Una circostanza, questa che, per effetto della crisi, tende ad essere sempre più ricorrente e che ha riportato nel nostro Paese il livello della ricchezza prodotta indietro di circa 10 anni.
Questa situazione di difficoltà si inserisce in un contesto internazionale di estrema incertezza e fragilità, in particolare nell’area dell’euro, dove il peso del debito pubblico italiano, che ormai contraddistingue la nostra contabilità da oltre trent’anni è giunto ad oltre il 120% del PIL, viene ormai da molti considerato avere raggiunto un livello difficilmente sostenibile.
Le politiche di contenimento del deficit avviate con il decreto “Salva Italia”, se da un lato risultavano essere necessarie per contrastare una deriva che stava divenendo pericolosa, come misurata dal differenziale tra i nostri titoli decennali e quelli analoghi tedeschi, ha tuttavia aggravato la situazione dell’economia reale, deprimendo consumi ed investimenti.
Questo scenario non ha precedenti, se non tornando indietro alla crisi del 1929, ed è opportuno ricordare quali siano le criticità che le banche italiane, soprattutto quelle legate al territorio come le Banche Popolari, hanno dovuto affrontare a partire dalla fine del 2008, in questi lunghi quattro anni.
Gli istituti appartenenti al Credito Popolare svolgono, infatti, un’operatività di tipo “retail” tradizionale, derivante dalla loro storia di banca cooperativa nata come espressione del territorio e della comunità nella quale operano. La loro clientela ancora oggi è rappresentata in prevalenza da piccole e medie imprese e da famiglie, che durante la crisi hanno subito più di altri i contraccolpi negativi delle fasi recessive del ciclo economico.
In tutti questi mesi le Banche Popolari hanno continuato ad erogare credito a livello locale per sostenere il tessuto produttivo del Paese, incrementando le loro quote di mercato, salite ad oltre il 28%, mettendo in campo la loro migliore efficienza allocativa. Questi risultati sono stati resi possibili dalla particolare natura degli istituti della Categoria. La peculiare forma di governance che caratterizza le Banche Popolari, espressa attraverso la regola del voto capitario, rappresenta una reale applicazione del principio di democrazia economica che assicura la partecipazione di tutti i soci. Quest’ultimi sono, insieme ad ampia parte della clientela, espressione dello stesso territorio di riferimento della banca, assicurando attraverso il peer monitoring quel controllo necessario e che rende gli obiettivi della banca stessa ad essere allineati con quelli della comunità servita. In questo modo, l’azione della popolare non si limita solo al conseguimento del semplice risultato economico ma contempla nella sua azione lo sviluppo del territorio quale condizione necessaria per la crescita della banca stessa.
La crisi ha mostrato in tutta la sua evidenza quanto la lontananza da un modello di intendere l’attività bancaria svincolato dalla realtà e dalle persone sia lesivo e porti benefici solo ad un numero ristretto di intermediari con funzione prevalentemente finanziaria. Per il futuro, se si vuole davvero contribuire a rilanciare la crescita dell’economia e dell’attività produttiva, non si potrà, quindi, prescindere da una maggiore attenzione per il territorio.
Le Banche Popolari hanno dimostrato concretamente in questi anni di essere rimaste fedeli alla loro mission, nella consapevolezza che il destino del Credito Popolare è legato a quello del tessuto sociale ed imprenditoriale del Paese e che il benessere del singolo non può restare distinto da quello di tutta la comunità di appartenenza.