Le Banche Popolari crescono restando vicine al cliente
04 Luglio 2011
Negli ultimi venti anni il Credito Popolare ha notevolmente aumentato il proprio peso all’interno del sistema bancario italiano, passando da una quota di mercato di circa il 17% ad un valore attualmente superiore al 28% in termini di sportelli.
La morfologia della Categoria è mutata, principalmente a seguito di numerose operazioni di concentrazione attuate dalle Banche Popolari maggiori del Nord soprattutto con consorelle del Mezzogiorno. Significativo rilievo hanno avuto, le acquisizioni del controllo di un nutrito gruppo di banche esterne alla Categoria di dimensione piccola e media. Ciò ha determinato la creazione di gruppi bancari di primo piano sulla scena creditizia nazionale fondati su schemi organizzativi di tipo polifunzionale a connotazione federale, configurazione organizzativa e di governo ritenuta maggiormente in grado di contemperare la necessità di accentramento delle funzioni di controllo con la salvaguardia del radicamento nelle realtà locali già servite dalle singole componenti dei gruppi.
A fronte di questi profondi cambiamenti, l’evidenza empirica testimonia l’assenza di apprezzabili variazioni del modello di business delle Popolari, che dunque rimane quello di banca “localistica” improntata sul “relationship banking” nell’accezione anglosassone, o “banque de proximité” in quella francese. Grazie alla natura cooperativa, la politica di sviluppo aziendale è stata rispettosa delle tradizionali relazioni tra banca e cliente così come tra banca e comunità locale, storicamente punto di forza del Credito Popolare, mantenendo intatta la “prossimità” alla clientela di riferimento.
Questo peculiare modo di essere banca, non più di modeste dimensioni bensì grande in quanto “federazione” di più banche, dotata di una rete di sportelli disegnata a “maglie strette” e di presidi organizzativi tendenti a garantire capillarità di servizio alle comunità, supera la consueta definizione di banca “locale”, cioè concentrata nelle province d’origine, ma mantiene intatto il proprio spirito e la propria vocazione di banca del territorio. Il localismo rimane, dunque, uno dei principi cardine del Credito Popolare, e i dati lo testimoniano. La capillarità degli sportelli, secondo i dati più recenti elaborati da Assopopolari, si traduce in una quota di mercato per la Categoria pari al 28,3%. Inoltre è importante rilevare che in ben 66 province italiane la quota di mercato è superiore al 25%, in 39 è compresa fra il 10% e il 25%.
Tale risultanza è meglio comprensibile declinando l’analisi con un maggior dettaglio territoriale, infatti, su circa 5.900 comuni bancati, in quasi 1.000 l’unica realtà bancaria è riconducile ad istituti del Credito Popolare: circa il 40% si trova nel Nord Ovest, mentre quasi il 50% è nel Meridione, e di questi, la metà si trova in Sardegna. È utile, inoltre, sviluppare l’analisi seguendo lo schema dei 686 Sistemi Locali del Lavoro (SLL) individuati dall’Istat, unità territoriali facenti riferimento ai flussi di pendolarismo e all’auto contenimento del mercato del lavoro. Nel Nord Est, i comuni bancati nei quali è presente solo il Credito Popolare si collocano principalmente in SLL plurispecializzati di tipo distrettuale, che sono a forte connotazione manifatturiera con presenza prevalente di PMI, mentre al Sud in sistemi locali agricoli e rurali, realtà fragili che necessitano più di altre di supporto e sostegno.
Il legame tra il Credito Popolare e le PMI, che rappresentano oltre il 70% dei crediti complessivi ad imprese erogati dalla Categoria nasce dalla prossimità ai territori e dalla conoscenza profonda della comunità locale, con la quale è possibile costruire un rapporto solido e duraturo nel tempo. Proprio la possibilità di svolgere la propria opera attraverso l’approccio relazionale rappresenta il valore aggiunto di una banca del territorio, una ricchezza che origina dalla matrice cooperativa e dalla governance costruita attorno al principio del voto capitario.
Non sono le dimensioni che una banca assume che determinano o influenzano i suoi comportamenti, ma i valori di cui è portatrice. Le Banche Popolari hanno già ampiamente dimostrato, e ancora di più negli ultimi anni, durante la crisi, quanto siano ancora oggi radicate nel tessuto produttivo del Paese e come il loro ruolo sia essenziale per il progresso economico ed imprenditoriale. Non rendersi ancora conto di tutto questo appare privo di senso ed illogico e non aiuta certo le piccole e medie imprese italiane a restare competitive in una prospettiva economica sempre più concorrenziale e globale.
* Segretario Generale, Associazione Nazionale fra le Banche Popolari