Le Bratz ci hanno provato ma lo scettro di reginetta è sempre di Barbie
25 Dicembre 2008
di Paola Vitali
La Mattel ha vinto: le cattive ragazze che hanno avuto l’ardire di sfidare l’inossidabile Barbie saranno punite con la distruzione e la completa estinzione. Loro sono le Bratz, bambolone multiculturali tutte curve giuste dall’aspetto modaiolo, sexy e trasgressivo, più simili a una Naomi Campbell o a una Angelina Jolie prima della conversione a supermamma, che non alla bionda angelicata dagli occhioni sgranati famosa ovunque nel mondo.
Le bad girls iniziarono ad apparire meno di dieci anni fa, e tra le bambine fu successo immediato. Ma la Mattel, lanciata a difendere il primato (“querelando alla morte”, testualmente) nonché il monopolio della sua preziosa creatura (almeno sulla carta ormai negli “anta”, apparsa per la prima volta nel lontano 1959 alla fiera del giocattolo di New York), avviò una causa da manuale per dimostrare che il loro creatore Carter Bryant aveva iniziato a concepire l’idea e a disegnare i primi modelli mentre ancora era un dipendente della Mattel. L’idea perciò sarebbe stata sviluppata prima che questi lavorasse per la MGA, effettiva distributrice delle eroine in miniatura del nuovo millennio – e che da questo oggetto ha ricavato finora tra un terzo e la metà dei suoi fatturati. La Mattel si è dunque appellata alla concorrenza sleale e alla rottura del patto di fiducia con i dipendenti per vendicare quello che ha definito (non è uno scherzo) il “genocidio di Barbie”.
Durante l’estate la multinazionale aveva finalmente ottenuto un primo iniziale risarcimento di 100 milioni di dollari da parte dei concorrenti per violazione del copyright, sebbene puntasse a vedersi riconosciuto un risarcimento complessivo di 2 miliardi di dollari. È invece di pochi giorni fa la sentenza con la quale si fissa a marzo il termine ultimo per rimuovere dal mercato Chloe, Yasmin, Sasha e Jade (wow) e distruggere fino all’ultimo esemplare di Bratz in circolazione. La Mattel potrà scegliere il luogo dell’esecuzione delle bamboline, e le parziali usurpatrici dell’inattaccabile trono di Barbie, fanciulle tentatrici col perizoma e i jeans a vita bassa, il trucco fluorescente e i bikini striminziti, verranno condotte al macero in nome dell’onore della rassicurante regina di sempre, la ragazza dai mille impegni e vestiti, sempre comunque evidentemente propensa alla monogamia, al matrimonio, alla vita domestica e alla difesa di un rassicurante microcosmo di solidi valori.
Si accettano scommesse sul fatto che la saga non si fermerà di certo qui, dato che tutti sono propensi ad aspettarsi prossime operazioni commerciali per un restyling e un rilancio delle Bratz sotto l’ombrello della Mattel, e nessuno crede che davvero si disperderà un prodotto e tutta una linea così profittevoli e tanto richiesti dal giovane pubblico preadolescente.
La Barbie in questa guerra rimane ad osservare col suo innocuo algido sorriso, emblema del trionfo della brava ragazza sulla scapestrata che prova a rompere le righe senza ovviamente farcela alla fine: il bello, bravo e di successo della scuola tanto se lo accaparrerà Barbie e per nessun altra rivale ci saranno speranze.
Ma in tutta questa epica guerra di dollaroni e di attacchi al marchio aziendale in assoluto tra i più noti e redditizi, con tutto il diritto di difendersi a protezione del proprio business, l’aspetto più curioso è l’aver portato la causa conto le Bratz e il loro infinito merchandising ad uno stadio superiore alla riparazione economica, l’aver preteso la cancellazione dell’avversario – in questo caso l’esercito delle ragazze.
C’è qualcosa di concretamente umano in questo desiderio di vendetta, che trascende le logiche commerciali, e soprattutto una combinazione di disprezzo per l’espressa indicazione di piacere dei consumatori (nella fattispecie le ragazzine appassionate dei modellini sensuali di una femminilità magari volgarotta e contradditoria, ma comunque contemporanea) e di ricerca di seduzione dei loro preoccupati genitori, ben contenti di accertarsi che persino l’ultimo esemplare di malafemmena in grado di influenzare le loro bambine sia stato distrutto e non possa continuare a tentarle. Per intanto non resta che appassionarsi alla caccia alle residue Bratz, non si sa mai quanto preziosi possano diventare questi ultimi esemplari della specie.