Le Brigate Azzam: “Se Ahmadinejad mette piede in Libano non tornerà vivo a casa”

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Le Brigate Azzam: “Se Ahmadinejad mette piede in Libano non tornerà vivo a casa”

13 Ottobre 2010

È una vigilia di tensioni e polemiche quella che ha accompagnato il viaggio in Libano di tre giorni del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. L’arrivo del discusso leader della Repubblica Islamica ha infatti scatenato reazioni contrastanti tra i diversi ‘attori’ della scena mediorientale, preoccupati per una visita che promette di avere ripercussioni sui delicati equilibri regionali, ma che ha anche contribuito a surriscaldare l’atmosfera politica libanese. Alle reazioni veementi di alcune fazioni libanesi filoccidentali, che vedono la visita di Ahmadinejad come l’ennesima ingerenza dell’Iran negli affari interni del Paese dei Cedri, si contrappongono le dichiarazioni trionfalistiche dei dirigenti di Hezbollah, l’organizzazione sciita filoiraniana la cui emittente ‘al-Manar’ nei giorni scorsi ha invitato la popolazione a rivolgere un caloroso benvenuto al presidente iraniano. Ma la visita di Ahmadinejad, oltre ad esacerbare ulteriormente le divisioni che storicamente hanno messo uno contro l’altro le diverse anime politiche del Libano, rischia di compromettere la fragile pace regionale. Israele, ‘nemico storico’ dell’Iran, temendo attacchi, ha rafforzato la sicurezza al confine con il Libano con strumenti di sorveglianza e con un incremento della presenza militare. Ed è massima allerta anche a Washington, dove si teme che la presenza di Ahmadinejad in Libano possa innescare manifestazioni e violenze nel Paese arabo. L’ambasciata americana a Beirut ha invitato i cittadini statunitensi in Libano a prestare particolare attenzione alla propria sicurezza perché “anche riunioni pacifiche potrebbero sfociare nella violenza e diffondersi nei quartieri della capitale”.

A esprimere preoccupazione per la visita del presidente iraniano è stato anche il suo omologo siriano e più fedele alleato nella regione, Bashar al-Assad, che in incontro tenutosi alcuni giorni fa a Teheran ha espresso tutti i suoi dubbi e suggerito ad Ahmadinejad di posticipare il suo viaggio, temendo ripercussioni per la Siria nel caso di una escalation di violenza in Libano. A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci aveva pensato un articolo apparso alcune settimane fa sul quotidiano libanese ‘L’Orient le Jour’, in cui si annunciava che Ahmadinejad avrebbe lanciato pietre contro Israele dal sud del Libano. Un gesto simbolico quello del presidente iraniano, che più volte ha teorizzato la cancellazione dello Stato ebraico dalle mappe, che tuttavia avrebbe potuto fomentare gli animi al confine con Israele. Successivamente il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha smentito con forza quest’indiscrezione di stampa. Da Beirut l’ambasciatore iraniano, Ghazanfar Roknabadi, ha comunque ricordato che «l’obiettivo principale della visita ufficiale di Ahmadinejad» è sì “dare supporto all’unità dei libanesi”, ma anche “alla resistenza contro Israele”, ovvero a Hezbollah. A suo avviso “è per questo che lo Stato ebraico è furioso”. A rinfocolare la tensione ci ha pensato allora il gruppo qaedista, ‘Brigate Abdullah Azzam’, una formazione armata sunnita che nelle scorse ore ha minacciato di morte Ahmadinejad “se i suoi piedi toccheranno il suolo del Libano. Faremo l’impossibile per impedire che ciò avvenga – si legge in una nota – Nel caso in cui dovesse arrivare quì, siate certi che non tornerà a casa così come è venuto”. Scendendo nel dettaglio della visita, oggi Ahmadinejad dovrebbe incontrare il presidente libanese Michel Suleiman, il primo ministro Saad Hariri e il presidente del parlamento Nabih Berri. In queste occasioni si potrebbe discutere anche di un’eventuale fornitura di armi all’Esercito libanese, come anticipato il mese scorso a Teheran dal ministro della Difesa iraniano, Ahmad Vahidi e ribadito dal capo della diplomazia iraniana, Manouchehr Mottaki. Le parole dei ministri erano la risposta di Teheran al leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che precedentemente aveva invitato il governo di Beirut a chiedere aiuto all’Iran per modernizzare il suo Esercito.

Dopo gli appuntamenti istituzionali a Beirut, il presidente iraniano dovrebbe recarsi nel sud del Paese, tradizionale roccaforte di Hezbollah. Proprio in queste zone, Ahmadinejad riceverà il più caldo benvenuto. “Il Libano è un Paese di resistenza, benvenuto nella tua famiglia”, recita una voce fuori campo nello spot televisivo firmato da Hezbollah e Amal, formazione sciita libanese alleata del ‘Partito di Dio’. È previsto che Ahmadinejad e Nasrallah partecipino insieme a una manifestazione pubblica in uno stadio nella periferia sud di Beirut. L’arrivo di Ahmadinejad è guardato con favore anche dal generale cristiano-maronita leader della Libera Corrente Patriottica, Michel Aoun, secondo cui la visita ha finalità “diplomatiche” ed è destinata a “rafforzare le relazioni tra i due paesi”. Aoun, alleato dello sciita Hassan Nasrallah ha quindi definito “vergognosi e offensivi” i denunciati tentativi degli Stati Uniti e di Israele di impedire la visita. Ma ci sono anche leader politici libanesi che si schierano decisamente contro l’arrivo di Ahmadinejad. È il caso ad esempio di alcuni dirigenti della coalizione ‘Forze del 14 marzo’ del premier Hariri, secondo cui il presidente iraniano considera il Libano alla stregua di una sua base nel Mediterraneo. Circa un paio di settimane fa, inoltre, alcuni agenti della sicurezza libanese hanno scoperto che alcune organizzazioni estremiste stanno preparando attacchi contro interessi iraniani nella città settentrionale di Tripoli in coincidenza con la visita del presidente iraniano. Sembrerebbe che alcuni manifestanti si preparino a bruciare la bandiera iraniana e la foto di Ahmadinejad.