Le bugie di Hillary hanno le gambe corte

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Le bugie di Hillary hanno le gambe corte

27 Marzo 2008

Ops, l’ha fatto di nuovo. Hillary Clinton l’ha sparata grossa un’altra volta, confermando l’opinione di chi (la totalità dei Repubblicani, una buona fetta di Democratici) la ritiene – per dirla con William Safire del New York Times – “una bugiarda congenita”.

Il 17 marzo scorso, la ex First Lady ha raccontato con tono grave di quella volta che nel 1996 atterrò in Bosnia, all’aeroporto di Tuzla, sotto il fuoco dei cecchini. Hillary, che in quel viaggio era accompagnata dalla figlia sedicenne Chelsea, ha ricordato di essere stata costretta a scappare dall’aereo verso le autovetture per mettersi al sicuro in una base americana vicina. Insomma, una prova di eroismo per la donna che punta ad essere eletta Commander-in-chief.

Passano pochi giorni, però, e il Washington Post (attraverso delle foto) e la CBS (con un video, subito “postato” su Youtube) mostrano l’enorme panzana raccontata dalla senatrice di New York. L’atterraggio, infatti, avvenne in tutta tranquillità. Ad accogliere Hillary Clinton all’aeroporto di Tuzla (in una zona saldamente controllata dagli americani) c’erano ufficiali USA, autorità bosniache e perfino una bambina di 8 anni che, per l’occasione, recitò una poesia in inglese.

D’altro canto, come ha fatto notare più di qualcuno, se la vita dell’allora First Lady fosse stata davvero in pericolo, non avremmo dovuto aspettare 12 anni per saperlo. Lo staff di Hillary è stato costretto a rettificare le dichiarazioni della candidata democratica, ma Barack Obama ha subito approfittato dello scivolone per attaccare la sua rivale. Come nel caso della Bosnia, non mancano ricostruzioni gonfiate o artefatte con l’intento di ingigantire la figura della prima donna candidata alla presidenza. Un vizio che, in verità, non è affatto prerogativa di Hillary Clinton. Tuttavia, i media americani sono attentissimi nel verificare le affermazioni dei politici, specie se candidati alla Casa Bianca. E questo, Hillary lo sa bene. Non si spiegano allora alcuni goffi tentativi agiografici.

Bill e Chelsea, per esempio, hanno affermato che Hillary Clinton è stato il primo membro del Senato a definire “genocidio” quanto sta accadendo in Darfur. Invece, questo primato spetta ai senatori compagni di partito, Feingold e DeWine, e al repubblicano Brownback. Sul genocidio in Rwanda, del 1994, Bill Clinton ha dichiarato che la moglie gli aveva chiesto con insistenza di intervenire per fermare il massacro, ma l’amministrazione non aveva voluto darle ascolto. Singolare, ha scritto il Chicago Tribune, che questa circostanza venga fuori solo adesso, mentre non ce n’è traccia nelle autobiografie di Bill e Hillary, né dell’ambasciatrice all’ONU ed ex segretario di Stato, Madeleine Albright.

La “bufala bosniaca” ha riportato a galla tutta una serie di clamorose invenzioni di Hillary Clinton, raccolte dalla miriade di blog anti-Hillary. Alcune delle più esilaranti si possono leggere nel libro “Rewriting History” di Dick Morris, un tempo fidato consigliere dei Clinton ed oggi acerrimo nemico dalla senatrice di New York. Ce n’è per tutti i gusti. A partire dall’origine del suo nome. Hillary, in un incontro con sir Edmund Hillary, il primo uomo ad aver scalato l’Everest, confidò che sua madre le aveva dato questo nome proprio in onore dello scalatore. Ma sir Hillary all’epoca era un perfetto sconosciuto. L’Everest, infatti, lo scalò solo 5 anni dopo la nascita della futura First Lady.

Ancora più clamorosa, visto il contesto, la storia raccontata da Hillary Clinton sul “suo” 11 settembre. Intervenuta ad una trasmissione televisiva, la senatrice affermò che sua figlia Chelsea stava facendo jogging nei pressi delle Twin Towers poco prima dell’attacco terroristico e che si salvò per miracolo. Pochi mesi dopo, però, fu la stessa Chelsea a smentire la madre, scrivendo su una rivista che stava dormendo a casa sua al momento del primo impatto. La notizia dell’attentato le fu data da un amico che la chiamò al telefono per dirle di accendere immediatamente il televisore. In una conferenza a Boston, scrive ancora Morris, la Clinton raccontò di quando giovane studentessa giocava a calcio. Difficile a credersi. Negli anni ’60, nelle scuole americane, non esistevano squadre di soccer femminili. Morris sorride: “Bill Clinton mente sul sesso. Hillary su tutto il resto”.