Le casse di Gazprom sono vuote e Putin chiede soldi all’Europa
27 Giugno 2009
Nella conferenza stampa del 16 giugno, il vicedirettore di Gazprom, Ananenkov, ha reso più chiare le prospettive della compagnia nel breve-medio termine, circa gli investimenti e l’andamento della produzione. Gazprom ridurrà i primi in maniera sostanziale nei prossimi anni, cominciando con un taglio netto del 22% nello stesso 2009. Anche la produzione subirà un ridimensionamento calcolato, passando dai 550 miliardi di metri cubi, estratti nel 2008, a 523 miliardi nel 2012.
Nel breve termine, queste misure rispondono al basso livello di domanda internazionale causato dalla recessione globale. Nel medio termine, invece, i tagli a produzione e investimenti riflettono le difficoltà di Gazprom. Queste includono: importanti giacimenti che sono in fase di progressivo esaurimento, cronica incapacità di sviluppare da zero nuovi grandi giacimenti già conosciuti, scarsità di capitali da investire, perdite accumulate nel settore interno (il gas viene venduto per legge a prezzi “politici”e non di mercato), e il peso di un debito, verso il sistema bancario, ormai stratosferico.
I problemi di liquidità di Gazprom stanno ulteriormente peggiorando. I prezzi internazionali del gas sono sfasati di alcuni mesi rispetto a quelli del petrolio e sono quindi ridotti ai minimi termini, rispecchiando il crollo del prezzo del greggio di qualche tempo fa. Ciò, verosimilmente, non farà che allungare i tempi relativi agli investimenti in giacimenti e gasdotti.
Il taglio degli investimenti colpisce immediatamente il giacimento di Bovanenkovo. Considerato il più grande progetto di sviluppo di un giacimento di gas dai tempi dell’Unione Sovietica, Bovanenkovo è il più ricco deposito scoperto nella penisola di Yamal. Rimandata anno dopo anno, a causa degli insufficienti investimenti, la data di inizio della produzione commerciale è stata rinviata di altri 12 mesi e fissata verso la fine del 2012. Questo giacimento, che per fortuna è sulla terraferma, era stato individuato come la chiave di volta per superare la stagnazione, e l’incipiente declino, delle esportazioni verso l’Europa.
Con l’ennesimo rinvio di Bovanenkovo e il silenzio sul grande giacimento offshore di Shtokman, di cui non si vede nemmeno l’inizio dello sviluppo, le capacità di esportazione di Gazprom, e relativi incassi, sembrano destinati a un veloce declino dal 2009 in poi, per un tempo indefinito. Lo stesso giacimento di Shtokman è continuamente indicato come la fonte di approvvigionamento del futuro gasdotto “NORD STREAM”, che dovrebbe collegare la Russia alla Germania passando sotto il mar baltico.
Le dichiarazioni di Ananenkov hanno anche messo ulteriormente in dubbio la fattibilità dell’altro grande gasdotto in progetto, il cosiddetto “SOUTH STREAM”, che passerebbe sotto il Mar Nero, per aggirare l’Ucraina. Il vicedirettore di Gazprom ha infatti affermato che il costo stimato sarebbe cresciuto di ulteriori 1 o 1,5 miliardi di dollari. A febbraio il costo era già stato stimato tra i 19 e i 24 miliardi di dollari da Gazprom stessa, mentre osservatori indipendenti parlavano di un costo effettivo maggiore. Comunque sia, si tratta di una spesa certamente proibitiva, ancora di più nella situazione economica attuale.
Gazprom ha continuato ad aggiornare i costi a causa della decisione, prese a livello politico, di innalzare continuamente le quantità di gas promesse ai futuri paesi fruitori del “SOUTH STREAM”. Nel 2008 la Russia prometteva 30 miliardi di metri cubi all’anno, a febbraio 2009 la quantità è stata alzata a 46 miliardi e a maggio Putin ha promesso addirittura 63 miliardi. Queste promesse costringono a un incremento della capacità di trasporto, con relativi maggiori costi. Si tratta chiaramente di un gioco politico, volto a coinvolgere il maggior numero possibile di paesi e grandi società del gas, per sabotare la costruzione del progettato gasdotto europeo “NABUCCO”, che ridurrebbe nettamente la dipendenza europea dal gas di Mosca.
Si chiede in pratica, agli europei, di sborsare cifre colossali per costruire due gasdotti senza nuovo gas, che sostituirebbero quelli che attraversano, o avrebbero dovuto attraversare, Ucraina, Bielorussia, Polonia e repubbliche baltiche, perpetuando in tal modo la dipendenza del continente da GAZPROM. Privati del transito, questi paesi si troverebbero in una situazione di grande debolezza verso la Russia, con tutto ciò che ne consegue.
Per completare il desolante quadro, le prospettive di Gazprom appaiono pessime anche nella Siberia orientale. Secondo Ananenkov, il gigantesco giacimento di Kovykta, nella regione di Irkutsk, non inizierà la produzione commerciale nel 2017, come previsto, ma in altra e più lontana data non meglio specificata.
Fortuna che l’Italia è molto meno dipendente dal gas russo di tanti altri paesi europei, anche se non si direbbe, guardando alle ottime relazioni al vertice tra Roma e Mosca…