Le conseguenze della love story di Sarkò

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Le conseguenze della love story di Sarkò

Le conseguenze della love story di Sarkò

13 Febbraio 2008

Non è bastato il
discorso nel quale Sarkozy vantava i meriti della Francia nell’aver rilanciato
l’Europa (e i propri nell’aver realizzato una promessa della campagna elettorale)
o l’annuncio anticipato del Piano per le banlieues a risollevare l’immagine di
Nicolas Sarkozy, che nei sondaggi perde ulteriori punti percentuali in questo
inizio di Febbraio.

Di fronte a tale
calo (39% di opinioni favorevoli secondo il baromètre Ipsos-Le Point; cioè una
perdita di 10 punti rispetto a gennaio), è difficile imputare tutta la colpa a
un problema di congiuntura. Essa, per quanto sia difficile ma non inaspettata, non
spiega l’ampiezza della caduta. Potere d’acquisto, inflazione e problemi di
disoccupazione sono preoccupazioni centrali per i francesi, ma i sondaggi evidenziano
come questi ultimi rimangono fiduciosi nella volontà e la capacità di Sarkozy di
cambiare le cose nei mesi futuri. Le riforme? Quelle attuate per ora, per
quanto abbiano potuto suscitare avvolte malumori, non hanno avuto ostacoli
paragonabili a quanto vissuto dai predecessori di Nicolas Sarkozy. Tante
promesse aspettano ancora di essere rispettate, ma l’opinione pubblica sembra
dimostrare ancora pazienza.

Cio che li insoddisfa
maggiormente è invece la gestione del potere da parte di Sarkozy. Ne testimonia
il fatto che se la maggioranza nel suo complesso subisce un leggero calo, è
sopratutto il presidente a cristallizare le critiche dei francesi. Il suo primo
ministro Fillon, invece risale nei sondaggi e raggiunge i 52% di opinioni
favorevoli (+ 7 punti). Un andamento mai visto: di solito il primo ministro,
più in evidenza nella pratica politica quotidiana, cala nei sondaggi, preludio
ad una sua sostituzione.

Dove cercare,
quindi, le ragioni di un calo eccessivamente vertiginoso?

La love story di
Sarkozy (non a caso la svolta nei sondaggi avviene intorno a natale) e i
dettagli sulla sua vita privata in generale infastidiscono, non tanto per il
loro contenuto, quanto per il fatto che danno l’idea di un presidente più
preoccupato di se stesso che delle sorti dei francesi. A tal proposito, viene
più naturale ormai interrogarsi sulla prossima “mossa sentimentale” piuttosto che
sulla prossima riforma.

L’ipercentralizzazione
elisea e l’ipertrofia sarkoziana insoddisfano quindi gli elettori e non solo. Le
critiche non mancano nella propria maggioranza, tra ministri e parlamentari
infastiditi dalla mancanza di considerazione nei loro confronti. Un esempio per
tutti: il rapporto Attali è stato ampiamente criticato nelle file di una
maggioranza lasciata ai margini del processo decisionale ma anche semplicemente
legislativo. E non sarà certo la disavventura di David Martinon, portavoce
dell’Eliseo vicino a Cécilia, incoronato a Neuilly (ex feudo sarkoziano) dal
presidente, e destituo ieri dai suoi collaboratori tra i quali il figlio del
Presidente, a rinvigorire l’immagine di Sarko.

La sua impopolarità
e la sua gestione delle riforme ricade anche sulle chance dei suoi candidati
alle elezioni comunali del 6-13 marzo. Dalle notizie attuali, l’UMP si appresta
a vivere una delle più grandi sconfitte se non la più grande, mentre i suoi
avversari, pur tradizionalmente ben radicati a livello locale, non si sono
ancora ripresi dal 6 maggio 2007.

Quello che si era rivelato,
durante la campagna elettorale, un vero maestro nel controllo della propria
immagine, è diventato una vittima del proprio talento.

Cio che chiedono i
francesi, in fondo, è che la prossima riforma da attuare sia la sua: non essere
più candidato ma presidente.