Le dimissioni dei Bossi aprono la strada alla resa dei conti nella Lega

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Le dimissioni dei Bossi aprono la strada alla resa dei conti nella Lega

10 Aprile 2012

“Ritorno tra i ranghi per evitare che a pagare le conseguenze dell’attacco incrociato sia l’intero movimento e soprattutto mio padre. Ho la tranquillità di chi sa che non ha mai fatto nulla di quello che è stato riportato dai media”. E’ quanto dichiarato da Renzo Bossi, nel momento della rassegnazione delle dimissioni da consigliere regionale della Lombardia.

Le dimissioni di Bossi Jr., giunte cinque giorni dopo quelle del padre Umberto, s’inseriscono nell’ambito dell’inchiesta congiunta delle procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, che vede indagato per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato l’ormai ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito. Un vero e proprio tsunami. Probabilmente la fine di un’epoca politica e di un leader, Umberto Bossi, caratterizzanti più di un ventennio della storia italiana (e ‘padana’, verrebbe da dire).

In concomitanza all’annuncio delle dimissioni, nella giornata di ieri il settimanale Oggi ha diffuso 4 video, girati di nascosto dall’autista di Renzo Bossi, Alessandro Marvello, in cui si dimostrerebbe la scientifica elargizione del denaro proveniente dai rimborsi elettorali al figlio del Senatur. Ecco, al riguardo, le parole di Marvello: “Potevo andare direttamente all’ufficio cassa della Lega, in Via Bellerio, firmare un documento che non prevedeva giustificazioni particolari e ritirare ogni volta un massimo di 1000 euro”. Ed ancora: “Questo denaro mi veniva dato come corrispettivo degli scontrini e delle ricevute che presentavo. Tra queste ricevute molte provenivano proprio da Renzo per coprire sue spese personali: dalla farmacia, ai ristoranti, alla benzina per la sua auto privata. Quando avevo finito la scorta di denaro andavo in cassa, firmavo e ritiravo”.

Anche Rosi Mauro parrebbe in procinto di dimettersi dalla carica di vicepresidente del Senato. La Mauro, infatti, avrebbe ricevuto (il condizionale è sempre d’obbligo) per sé e per il suo compagno, il cantautore Piero Moscagiuro, 130.000 euro per ‘diplomarsi’ e ‘laurearsi’ in Svizzera.

In un’intervista rilasciata a Marco Alfieri a pag. 4 de La Stampa di oggi, è Daniele Belotti, assessore al Territorio e all’Urbanistica della Regione Lombardia di area maroniana, ad invocarne le dimissioni. Per Maroni, inoltre, le dimissioni di Bossi Jr rappresenterebbero solo “il primo atto delle pulizie di primavera”, tuttavia ancora non sufficiente. Un ‘velato’ riferimento a Rosi Mauro, anche in questo caso, non è da ritenersi puramente casuale.

Due gli importanti appuntamenti di oggi in casa leghista: la prima riunione del triumvirato (Maroni, Calderoli e Dal Lago) e ‘l’orgoglio padano’ di questa sera, a Bergamo dove pare, secondo le ultime notizie parlerà solo Maroni. L’inizio della probabile resa dei conti tra le due anime del movimento, tra il cerchio magico bossiano e i barbari sognanti maroniani. Resa dei conti propedeutica alla consacrazione di Roberto Maroni a nuovo segretario federale della Lega Nord.

Grandi manovre all’orizzonte, inoltre, anche tra i leader delle forze politiche di governo, in vista della modifica dell’impianto normativo alla base dei casi Belsito e Lusi: la questione del finanziamento pubblico ai partiti riapparso, a seguito del referendum abrogativo del 1993, sotto le mentite spoglie dei rimborsi elettorali. Alfano, Bersani e Casini si sono detti pronti a cambiare le norme e si sono dichiarati favorevoli ad assicurare in parlamento la più rapida ed efficace approvazione.

“Fare presto, prestissimo e bene”. Si tratta dell’appello del segretario del Pdl – Angelino Alfano – dalle colonne del Corriere della Sera di oggi, a proposito della riforma del sistema dei contributi per le spese elettorali: “Dobbiamo cambiare, mantenendo forme di finanziamento che affranchino i partiti dalla spasmodica necessità di trovare soldi, ma anche introducendo sanzioni e controlli che scoraggino l’abuso di quei soldi. In ogni caso – conclude Alfano -, bisognerà trovare le forme tecniche migliori perché i cittadini siano più protagonisti nell’attribuzione di risorse alla politica”.

Un primo passo, evidentemente. Un’unica divergenza di tipo tecnico-politico: l’esecutivo, per bocca del ministro della Giustizia Paola Severino, spinge per il decreto legge. Il Pdl, invece, preme per un intervento esclusivo delle camere teso alla riforma di un sistema divenuto ormai indifendibile.