Le dimissioni della Guidi per blindare la Boschi
01 Aprile 2016
Tre ore. Tanto è bastato per arrivare alle dimissioni del ministro Guidi, lambita dall’inchiesta della procura di Potenza sullo smaltimento dei rifiuti legati alle estrazioni petrolifere. Non siamo giustizialisti e ci vorrà del tempo per comprendere meglio tutti i risvolti di una vicenda complessa, ma il sospetto che la Guidi vada a casa per proteggere Maria Elena Boschi, tirata in ballo da un’intercettazione tra l’ex ministro dello sviluppo economico e il suo compagno, c’è tutto.
Perché al momento è lei, Maria Elena – il simbolo del renzismo – l’unico vero elemento di debolezza di questo governo. Lei che è già finita nel mirino delle opposizioni, per quei provvedimenti dell’esecutivo che hanno impedito la deflagrazione totale del caso Banca Etruria. Il papà della Boschi, il compagno della Guidi. Maria Elena ancora lì al suo posto, la collega che se ne va per motivi di "opportunità politica", spiegazione già sentita altre volte, dal caso Lupi a quello di Josefa Idem.
Opportunità politica. Un concetto sempre più arbitrario, una coperta tirata da tutte le parti ma che si rivela sempre più corta, perché, a quanto pare, vale solo per alcuni. Anche quando vicende diverse tendono a sovrapporsi, con l’unico effetto di rendere sempre meno credibili le spiegazioni date dall’esecutivo agli italiani. Adesso aspettiamoci che una parte delle opposizioni insorga di nuovo in parlamento. Si prepara un nuovo round di attacchi contro il ministro Boschi. Intanto Federica Guidi molla per blidare Maria Elena, la parte più in bilico del castello di carte renziano.