Le famiglie e quella visione per l’Italia che verrà
11 Agosto 2022
Le famiglie italiane. La base della nostra società, dove crescere ed educare i figli. Ieri in un pezzo dedicato all’Italia, Politico scriveva che in questa strana campagna elettorale estiva i cittadini sotto l’ombrellone guardano con la coda dell’occhio a polemiche e programmi dei partiti politici.
Tutto si deciderà nel volgere di qualche settimana a settembre. C’è però una questione che fa drizzare le antenne agli elettori più vacanzieri. Soprattutto agli indecisi preoccupati dal rientro, tra inflazione, minacciate recessioni e incertezza politica. Cosa dirà la politica sulle famiglie italiane.
In materia si possono fare due ordini di ragionamento. Il primo più pragmatico sul breve e medio periodo. Il secondo più ‘filosofico’ di lungo periodo. Nel primo caso la questione sono i provvedimenti che il Governo a venire dovrebbe prendere per favorire chi una famiglia già ce l’ha e i giovani che intendono farne una.
Se l’intenzione è di proseguire sulla strada aperta dal Family Act, c’è da rafforzare quell’insieme di provvedimenti per gli asili nido (apriamoli anche l’estate!), i canoni di locazione e le case popolari, solo per fare qualche esempio.
Sarebbe meglio correggere le distorsioni dell’Isee che a detta di molti sfavoriscono i nuclei familiari più numerosi. Immaginando un pacchetto più sostanzioso di crediti fiscali per chi dà assistenza agli anziani, i nostri nonni, in casa. Per le famiglie con disabili. Per chi fa volontariato e attività sociali contribuendo alla vita della comunità.
Si può anche pensare a come investire in sistemi più innovativi di servizi alla persona. Nella conciliazione tra tempo di lavoro e famiglia. Promuovere l’occupazione delle donne, incrementando i congedi parentali sia per le mamme che per i papà. Di cose da fare e da migliorare, insomma, ce ne sono molte. E costano tutte.
Poi c’è il secondo ordine di ragionamento. Quello sull’inverno demografico, il fatto che i giovani non fanno più figli, che aumenta il numero delle morti e cala quello delle nascite. Un trend negativo che il nostro Paese conosce da anni e che avrà conseguenze disastrose economiche e sociali sul futuro della nostra nazione se non faremo presto qualcosa di strutturale.
Perché l’assegno unico o qualche bonus non sono sufficienti a far venire la voglia di mettere al mondo un figlio. Se non c’è fiducia nel futuro, se un Paese non cresce come dovrebbe, se tiene legate le sue forze vitali imprigionando in mille regole la società, si possono dare tutti i bonus possibili ma l’effetto sarà solo altro debito. Scaricato proprio sui pochi bambini che nascono e che un giorno cresceranno.
Rompiamo lo stato delle cose. Smettiamola di concentrarci solo sulla spesa pubblica fatta qui e ora tanto pagheranno i giovani. Ripensiamo le nostre città, gli spazi che abbiamo, con un nuovo urbanesimo che dia scuole, università, sport, parchi ai nostri figli. Un sistema della istruzione collegato al tessuto produttivo in grado di creare vere occasioni di lavoro.
Questo secondo ordine del discorso quindi non presuppone solo programmi e proposte dei partiti ma una visione politica. Per ridare ai giovani speranza e voglia di fare, premiando chi lavora di più con più tempo da dedicare ai figli e alla famiglia. Il mondo delle imprese, il partito del Pil non quello della spesa, va coinvolto per investire di più nel welfare aziendale. Le famiglie devono essere libere di scegliere quale scuola far fare ai propri figli tra pubblico e sistema paritario.
Solo così, pensando più in grande, con una idea di come sarà l’Italia tra 20 anni, capiremo se i bonus, il Dl Aiuti, l’assegno unico saranno serviti alle famiglie italiane. Perché fino adesso di provvedimenti ne sono stati presi tanti ma il calo demografico continua. Senza una visione, non si convincono gli italiani che ascoltano pure sotto l’ombrellone.