Le gaffe di LCdM e le mosse della Fiat aiutano Bombassei
12 Novembre 2007
di redazione
Le gaffe di Luca Cordero di Montezemolo alla riunione del
direttivo di Federmeccanica, dove un suo attacco al direttore della
associazione di categoria Roberto Santarelli (“Sei vecchio, cercati un lavoro”)
è stato duramente deplorato da tutti i presenti – escluso un imbarazzatissimo
presidente della federazione, il montezemoliano Massimo Calearo, e il rappresentante
della Fiat, Paolo Rebaudengo -, non sono solo frutto di un malinteso
(Santarelli ha il tic di scuotere la testa, tic che Montezemolo ha scambiato per
dissenso) e della cafoneria del presidente di Confindustria, ma vengono alla
fine di un dibattito sugli anticipi contrattuali fatti dal Lingotto (i famosi
30 euro di cui si è già scritto in questa rubrica) che ha messo in evidenza lo
scontento della stragrande maggioranza degli industriali meccanici. Come – si
sono chiesti questi industriali – alla Fiat è stata affidata la presidenza di
Confindustria e questa invece di guidarci, fa da sé.
Il
povero Enrico Romagna Manoja, nell’ultimo numero del settimanale il Mondo da
lui diretto, ha cercato di spiegare che tutte le scelte montezemoliane sono
frutto di una strategia acutissima che prevede di puntare sui contratti
aziendali, che vuole sgombrare dai vecchi rituali – parole usate anche dal
direttore di Confindustria, Maurizio Beretta – ma in realtà di fronte alle
mosse sbrigative di Sergio Marchionne, Montezemolo non è stato minimamente
capace di spiegare che il suo ruolo di capo di
“tutti” gli industriali, gli metteva seri vincoli di comportamento. E
adesso per tamponare il dissenso, tocca a Montezemolo e a tutti i suoi “amici”
inventarsi una strategia, appunto quella dell’acutissima mossa strategica. Una
linea che il presidente di Confindustria, molto debole nel valutare il lato
ridicolo delle proprie posizioni, spiega dicendo che non si poteva aspettare
più a lungo.
Confindustria
aveva proposto a Cgil, Cisl e Uil di discutere della riforma del contratto
nazionale e aziendale nel luglio del 2004. La Cgil aveva detto che non se
parlava neanche e adesso, senza alcuna riflessione intermedia, Montezemolo
viene avanti a dire che il problema è urgente. Siamo in effetti oltre ai%0D
massimi livelli del ridicolo. Il povero Alberto Bombassei, che della riforma
del contratto e del dialogo con il modernizzante sindacato della Cisl aveva
fatto una sua bandiera, ha ben più titoli del suo presidente che in tutti
questi anni di temi concreti se n’è impippato. Però su di lui (che peraltro ha
in questi giorni infilato un altro magnifico affare acquisendo un moderno
stabilimento negli Stati Uniti) pesa la cogestione di viale Astronomia in
questi anni, il non avere protestato per i rinvii (tutti tesi a tenere buona la
Cgil) e anche i legami troppo stretti con una Fiat che dimostra di guardare con
sufficienza all’attività del sindacato degli imprenditori.
Comunque,
se alla fine sui temi della contrattazione nazionale e aziendale Bombassei sarà
lasciato da solo a condurre la battaglia, e gli altri concorrenti, a partire
dalla oggi favorita Emma Marcegaglia, non faranno sentire con forza la propria
voce, potrebbe succedere che l’imprenditore bergamasco, peraltro anche leader
di una fabbrica tecnologicamente perfetta come la Brembo, riprenda fiato nella
corsa per la presidenza. Dopo l’aria fritta montezemoliana condita di
liberalizzazioni dell’aspirina e abolizioni di comunità montane, la battaglia
per la nuova leadership confindustriale sarà tutta giocata sulla concretezza.