Le ielle olimpiche di “TutanCameron”
01 Agosto 2012
Niente medaglie. Tutti addosso a David Cameron. Con la spettacolare cerimonia di venerdì scorso allo stadio di Stratford sembravano finite le grane, tra falle nella sicurezza e polemiche sui costi e i privilegi per gli sponsor, per la preparazione di Londra ai Giochi olimpici. E invece, a soli quattro giorni dall’inaugurazione, per gli inglesi si è già tragicamente aperto un nuovo, sfortunato, capitolo di queste Olimpiadi 2012: la sfiga. L’‘uccellaccio del malaugurio’ sarebbe, per i più, il primo ministro “TutanCameron” – ribattezzato così dai giornali d’Oltremanica – reo, con la sua presenza sugli spalti, di aver portato iella agli atleti inglesi che fin’ora hanno collezionato solo sconfitte, facendosi scalzare da tutti nel medagliere.
Dal flop di Tom Daley e del suo compagno dei tuffi sincronizzati Peter Waterfiel finiti quarti. Da Mark Cavendish che sognava il podio e invece si è classificato 28esimo. Stessa sorte per il ciclismo femminile che si è dovuto accontentare di un argento che prima della gara si dava per certo dovesse essere un oro. Per non parlare delle aspettative, inesorabilmente deluse della Adlington. Troppi zeri. E moltissimi si chiedono insistentemente: e se Tom Daley fosse rimasto vittima della maledizione di “TutanCameron” visto che proprio l’arrivo del premier all’Aquatic Centre ha coinciso, fatalmente, con un calo delle prestazioni del tuffatore?
Ma oltre al disastroso risultato delle gare c’è chi si perde le ultratecnologiche chiavi dello stadio più importante del mondo, Wembley, arrecando un danno di 40mila sterline e, come se non bastasse, ci si è messo pure il braciere che si è spento qualche ora dopo la sua accensione, alimentando critiche e malumori dell’opinione pubblica mondiale. Grattacapi che si rincorrono, insomma, per i padroni di casa di questa 30esima edizione dei Giochi che stanno dimostrando, tra false credenze e ipotetiche congiunture astrali negative, di essere una massa di superstiziosi.
Non sarà che l’eccessiva ansia da prestazione, la convinzione di essere i migliori e di fare incetta di ori e, in primis, la voglia disperata di voler dimostrare al mondo intero di essere “glorious” sempre e comunque (nonostante gli scandali finanziari e la crisi) li stia fregando? Cari cugini inglesi ritrovate il vostro aplomb! E fate tesoro di due massime: la prima, quella del padre dei Giochi olimpici moderni, Pierre De Cubertin, secondo cui “l’importante è vincere, non partecipare”. E la seconda, quella coniata dai vostri stessi padri 73 anni fa, che recitava: “Keep calm and carry on”.