Le imprese del Sud Europa languono perchè sono troppo piccole

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Le imprese del Sud Europa languono perchè sono troppo piccole

10 Marzo 2012

Il gap in produttività tra imprese tedesche ed imprese sud-europee è uno dei motivi per cui la sfida sul mercato globale la stanno vincendo le imprese teutoniche, con conseguente aumento del (loro) export, del PIL, delle entrate fiscali e, last but not least, dell’occupazione.

Mentre nel mondo pre-euro questo gap poteva essere colmato di volta in volta con svalutazioni ad hoc, ora questa scorciatoia (che in realtà non elimina il gap competitivo ma ne trasferisce i costi ad altri settori dell’economia in maniera poco responsabile) in un’unione monetaria che vuole diventare anche un’unione Fiscale non è più disponibile.

L’unica via di uscita è un aumento della produttività tramite ristrutturazioni industriali (ovvero un miglioramento strutturale della produttività tramite processi industriali più efficienti ed una struttura dei costi sostenibile). L’alternativa è quel lento declino che abbiamo cominciato a vedere negli ultimi anni, con evidenti conseguenze economiche e sociali. Uno dei motivi di questo gap di produttività è la natura del tessuto industriale dei paesi in questione. 

La prevalenza di imprese medio-piccole nel settore manifatturiero (che hanno una incidenza sul fatturato totale del settore manifatturiero doppia in Italia, Grecia e Portogallo rispetto alla Germania), comporta un gap di produttività molto ampio solamente in partenza (pari al 30-40%) a causa di ovvie sinergie di costi e ricavi grazie ad una migliore allocazione delle risorse disponibili.

Un buon esempio è l’utilizzo dei talenti di un operaio in una fabbrica moderna come quella di Fabbrica Italia a Pomigliano, dove la sua funzione è concentrata alla produzione, o in una struttura più piccola, dove dovrebbe anche avere altre mansioni amministrative viste le dimensioni inefficienti dell’azienda. 

A questo gap, diremo di di partenza, vanno aggiunti i vari fattori ambientali (offerta di infrastrutture e forza lavoro qualificata, diritto del lavoro ed efficacia del sistema giuridico) che penalizzano ulteriormente i paesi del Sud-Europa rispetto alla Germania.

Il problema non è uno di taglia assoluta (cioè di avere più grandi imprese a prescindere) ma di capacità di far crescere le imprese medio-piccole in un mercato globale, quindi l’obiettivo di un governo interessato a generare posti di lavoro e di avere un apparato industriale sostenibile in un mondo globale deve essere quello di eliminare gli impedimenti di natura legale ed amministrativa che impediscono alle piccole e medie imprese di crescere e di generare e ridistribuire ricchezza.

Sarà interessante vedere come i vari governi (tecnici in Italia e Grecia e politici in Portogallo e Spagna) affronteranno questa sfida nei prossimi mesi. Fino ad adesso si è fatto ancora troppo poco.