Le ipocrisie dei guardoni
14 Febbraio 2011
di Nicola Fano
Che vinca o no la sua battaglia legale con il presidente Clinton, Kenneth Starr di sicuro ha già un successo da vantare: quello d’aver messo tutto il mondo in fila dietro il buco della serratura. Quanto questo sia lecito o rilevante dal punto di vista giurìdico si vedrà: per il momento si è visto solo che dietro a quel buco, il mondo della comunicazione globale ci sta a disagio, tappa un occhio vergognoso e con l’altro spia.
Ossia, da un lato, si sprecano lamenti di biasimo per le sconcezze, per i sigari, per le mutandine, per il sesso in diretta; dall’altro lato, però, nessuno rinuncia a rincorrere lo scoop, qualche riga in più sul rapporto Starr, l’instant-book, la foto allusiva con Clinton mentre fuma un enorme sigaro avana… Una bella contraddizione mediatica, con la “pruderie” che batte il moralismo in nome di qualche copia in più (obiettivo più che lecito, ovviamente).
Nella tragedia greca, che trattava principalmente di sangue e potere, il sangue veniva versato dietro le quinte per essere poi solo raccontato al proscenio. Dalla quantità di sangue e dalla sua “colorazione politica”, dipendevano i successivi sommovimenti di potere; che gli spettatori si godevano in diretta, seguendoli lì sul palcoscenico. Qui, nel caso Clinton, accade il contrario: questo dramma di sesso e potere rischia di scadere nel cattivo teatro (o, meglio, hollywoodianamente nel cattivo cinema: nessuno vuol credere ai risvolti romantici dell’amore di Monica…) proprio perché alla ribalta c’è solo il sesso. E di fronte a questa assenza di buon gusto (da parte del presidente, da parte di Monica Lewinsky, da parte di Kenneth Starr) è facile che i mass-media di tutto il mondo rispondano in modo scomposto, ambiguo: un po’ bacchettoni nel condannare, un po’ furbi nello speculare.
In un’intervista a Dino Martirano del “Corriere della Sera”, ieri, il garante della privacy Stefano Rodotà sosteneva che “Internet si conferma un grande strumento della democrazia perché alla fine gli utenti della rete potrebbero anche orientarsi con un giudizio assai severo sul procuratore Starr… È vero, è esploso l’aspetto guardone dell’opinione pubblica ma il cittadino guardone può fare il secondo passo come cittadino che riflette e in terza battuta diventare cittadino che controlla”. Giustissimo. E allora perché scandalizzasi, perché reclamare una foglia ai fico sui particolari della vita sessuale del presidente degli Stati Uniti? Perché fingere, per esempio, di non sapere che l’intento (primariamente politico) del procuratone era proprio quello rendere impresentabile, scoperta, privata l’immagine pubblica di Clinton? Perché ignorare le risa di Fidel Castro nel valutare il successo dei suoi sigari o i gridolini di giubilo di Saddam mentre spulcia i segreti del diavolo americano? Il re è nudo: a che serve far finta di non guardarlo mentre si invitano gli altri a gustarsi i particolari dei suoi orgasmi?
E un trionfo della democrazia, questa storia del rapporto pubblicato via Internet. Ma di certo è il successo di un operazione politica azzardata e geniale che molti cercano di mascherare in nome della morale e che invece Kenneth Starr ha già stampato nel suo albo d’oro. Che dovrebbe essere pubblicato in appendice agli inserti speciali sul “Rapporto” e agli instant-book.
(Tratto da L’Unità)