Le ipocrisie dei guardoni

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Le ipocrisie dei guardoni

14 Febbraio 2011

Che vinca o no la sua battaglia legale con il presi­dente Clinton, Kenneth Starr di sicuro ha già un successo da vantare: quello d’aver messo tutto il mondo in fila dietro il bu­co della serratura. Quanto questo sia lecito o rilevante dal punto di vista giurìdico si vedrà: per il mo­mento si è visto solo che dietro a quel buco, il mondo della comu­nicazione globale ci sta a disagio, tappa un occhio vergognoso e con l’altro spia.

Ossia, da un lato, si sprecano lamenti di biasimo per le sconcezze, per i sigari, per le mutandine, per il sesso in di­retta; dall’altro lato, però, nes­suno rinuncia a rincorrere lo scoop, qualche riga in più sul rapporto Starr, l’instant-book, la foto allusiva con Clinton mentre fuma un enorme siga­ro avana… Una bella contrad­dizione mediatica, con la “pruderie” che batte il morali­smo in nome di qualche copia in più (obiettivo più che lecito, ovviamente).

Nella tragedia greca, che trattava principalmente di sangue e potere, il sangue ve­niva versato dietro le quinte per essere poi solo raccontato al proscenio. Dalla quantità di sangue e dalla sua “colora­zione politica”, dipendevano i successivi sommovimenti di potere; che gli spettatori si go­devano in diretta, seguendoli lì sul palcoscenico. Qui, nel caso Clinton, accade il contra­rio: questo dramma di sesso e potere rischia di scadere nel cattivo teatro (o, meglio, hol­lywoodianamente nel cattivo cinema: nessuno vuol credere ai risvolti romantici dell’amo­re di Monica…) proprio perché alla ribalta c’è solo il sesso. E di fronte a questa assenza di buon gusto (da parte del presi­dente, da parte di Monica Lewinsky, da parte di Kenneth Starr) è facile che i mass-me­dia di tutto il mondo rispondano in modo scomposto, am­biguo: un po’ bacchettoni nel condannare, un po’ furbi nello speculare.

In un’intervista a Dino Martirano del “Corriere della Sera”, ieri, il garante della pri­vacy Stefano Rodotà sosteneva che “Internet si conferma un grande strumento della democrazia perché alla fine gli utenti della rete potrebbero anche orientarsi con un giudi­zio assai severo sul procurato­re Starr… È vero, è esploso l’a­spetto guardone dell’opinione pubblica ma il cittadino guar­done può fare il secondo passo come cittadino che riflette e in terza battuta diventare citta­dino che controlla”. Giustissi­mo. E allora perché scandaliz­zasi, perché reclamare una fo­glia ai fico sui particolari della vita sessuale del presidente de­gli Stati Uniti? Perché fingere, per esempio, di non sapere che l’intento (primariamente poli­tico) del procuratone era pro­prio quello rendere impresen­tabile, scoperta, privata l’im­magine pubblica di Clinton? Perché ignorare le risa di Fidel Castro nel valutare il successo dei suoi sigari o i gridolini di giubilo di Saddam mentre spulcia i segreti del diavolo americano? Il re è nudo: a che serve far finta di non guardar­lo mentre si invitano gli altri a gustarsi i particolari dei suoi orgasmi?

E un trionfo della democra­zia, questa storia del rapporto pubblicato via Internet. Ma di certo è il successo di un opera­zione politica azzardata e ge­niale che molti cercano di ma­scherare in nome della morale e che invece Kenneth Starr ha già stampato nel suo albo d’o­ro. Che dovrebbe essere pub­blicato in appendice agli inser­ti speciali sul “Rapporto” e agli instant-book.

(Tratto da L’Unità)