Le liberalizzazioni (vere) al tempo della crisi
14 Novembre 2008
L’Italia e le liberalizzazioni, un rapporto da sempre burrascoso. Nel paese del clientelismo, dei sotterfugi, delle scorciatoie e delle truffe architettate ad hoc, non è difficile incappare in alcune situazioni borderline, in cui il confine fra onestà e disonestà è davvero molto labile.
Sembra essere questo il caso che ha suscitato l’interesse di Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, che ha curato il libro “Cartello a perdere”, edito da Rubbettino/Facco e con una prefazione di Franco Debenedetti. Per iniziare con la lettura dobbiamo tornare indietro con gli anni, fino all’estate del 2000, per ricordarci di una di quelle sentenze che lasciano il segno: 38 compagnie di assicurazioni italiane furono condannate a pagare 700 miliardi di lire dall’Antitrust, che le ha «ritenute responsabili di intese restrittive della concorrenza nel settore Rc-Auto». In sostanza, coloro che coprivano circa l’80% del mercato rilevante crearono, a partire dal 1993, con la prima onda liberalizzativa, una rete informativa con il solo scopo di lucrare maggiormente a discapito degli automobilisti.
Partendo da questo evento-shock il libro propone sette saggi, tanto avvincenti quanti veloci nella narrazione, curati da economisti e giuristi vicini all’IBL come Fred Smith e Carlo Lottieri. Ma sono presenti anche un paio di chicche, rappresentate da un interessante paper sull’antitrust di Alan Greenspan (past governor Federal Reserve) e da un’intervista particolare che lo stesso Mingardi ha effettuato a Gianpaolo Galli, presidente dell’Ania, l’associazione delle assicurazioni italiane. Le domande che vengono poste durante la trattazione del libro sono tanto semplici nella forma, quanto difficili nella risposta: qual è il limite fra la creazione di un cartello e ricerca della riduzione dei rischi da parte delle compagnie? Le stesse assicurazioni italiane rappresentano effettivamente un cartello, con tutte le ricadute nei confronti dei consumatori? Il famoso “scambio informativo” che è stato alla base delle decisioni dell’Antitrust è sempre considerabile come un reato?
Che un cartello sia una soluzione ad un problema ben preciso, nell’ottica prevalentemente aziendalistica, è indubbio. Che sia una vessazione per i cittadini che devo usufruire di un servizio obbligatorio per legge (quello dell’RC auto), è fuori discussione. Ma la ricerca di approfittare di economie di scala, proprio attraverso il coordinamento nella gestione preventiva dei rischi, è qualcosa di dannoso? Spesso e volentieri ci si riempie la bocca con parole ascoltate a casaccio sulle peggio trasmissioni televisive, quelle in cui l’ignoranza regna sovrana e si cerca di condizionare sottilmente lo spettatore della classe media, il cosiddetto uomo della strada. E questo condizionamento è anche lo stesso che fanno numerose associazioni di consumatori, che incuranti della tutela delle posizioni dei loro associati, cercano di perseguire solo gli interessi che desiderano loro. L’annoso problema italico della scarsa concorrenza, dei cartelli, delle mancate liberalizzazioni si possono risolvere solo cambiando la forma mentis degli stessi consumatori, i quali da animali spauriti ed altamente influenzabili devono comprendere che la loro vittoria passa attraverso la trasparenza e l’informazione corretta. Proprio come afferma Debenedetti: «La vera tutela del consumatore sta in un mercato ampio e trasparente». Come dire, ciò che è stato fatto dalle compagnie ha ben poco di trasparente, anche se fatto in buona fede e non curante del perseguimento di un lauto profitto, come hanno continuato a ripetere anche davanti all’Antitrust.
In Italia, specie tramite il Decreto Bersani, si è cercato di aprire dei mercati che risultavano particolarmente serrati dal punto di vista concorrenziale. Ma quello che è stato fatto ha solo il sapore dell’acqua di rose, senza contare che reali vantaggi per la cittadinanza non se ne sono osservati. Il libro a cura di Mingardi riporta alla luce un problema mai risolto dell’Italia, ma purtroppo dimenticato negli ultimi mesi. Il rilancio economico che tanto serve al nostro paese passa anche dalle liberalizzazioni, quelle vere però.