Le manovre dell’Iran fra Gaza, sanzioni ed esercitazioni militari nel Golfo

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Le manovre dell’Iran fra Gaza, sanzioni ed esercitazioni militari nel Golfo

25 Giugno 2010

Il convoglio della mezzaluna rossa. La tensione in Medio Oriente e nell’area asiatica non sembra placarsi. Dall’Iran erano giunte voci sulla eventuale partenza di un convoglio di aiuti umanitari diretto via mare nella striscia di Gaza per rompere il blocco israeliano. La conferma era stata data in un primo momento dal portavoce della Mezzaluna Rossa, Abdoràuf Adibzadeh, che aveva annunciato: “la nave trasporterà decine di tonnellate di medicine e il suo arrivo a Gaza è previsto due settimane dopo la partenza”.

Una decisione destinata a far salire ancora una volta l’asticella della tensione internazionale, dopo il raid israeliano contro la nave Marmara che lo scorso 31 maggio aveva causato 9 morti fra i pacifisti turchi. Ieri però c’è stata una prima marcia indietro di Teheran sulla partenza prevista per domenica. Anche Beirut sembra pronta a cancellare la partenza delle sue imbarcazioni, per stemperare la tensione con Israele. Il ministro libanese ai Trasporti Ghazi Aridi aveva annunciato che una nave con aiuti umanitari del Paese dei Cedri avrebbe navigato verso Cipro, non potendo fare direttamente rotta su Gaza. Cipro però ha negato l’attracco all’imbarcazione.

La risposta iraniana alle sanzioni. Il 9 giugno scorso, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato la risoluzione 1929 contro il nucleare iraniano, con 12 voti a favore, due contrari (Turchia e Brasile) e un’astensione (Libano). Alcuni Paesi occidentali hanno chiesto a Teheran di riprendere i negoziati. Questa la risposta di Ahmadinejad: “La Repubblica Islamica annuncerà la prossima settimana le condizioni per negoziare con quegli Stati che hanno votato a favore della risoluzione Onu contro il nostro Paese”. “I paesi che hanno votato sì alla risoluzione hanno paura perché subito dopo il voto sulle sanzioni hanno chiesto all’Iran di negoziare”. “Questi Paesi – ha aggiunto il presidente iraniano – minacciano l’Iran e ritengono che la nostra nazione abbia paura, ma il popolo iraniano neutralizzerà queste minacce".

L’asse Teheran-Brasilia-Ankara. A favorire l’Iran resta il grumo di interessi legato ai due Paesi, Turchia e Brasile, che hanno votato no alle sanzioni. La dichiarazione firmata il 17 maggio scorso dai rispettivi Ministri degli Esteri dei tre paesi sopra citati, prospettava il trasferimento di 1.200 kg di uranio iraniano debolmente arricchito (LEU), al 3,5%, in Turchia, in cambio di 120 kg di uranio arricchito al 20%. Comprensibile la profonda irritazione americana, espressa dal Segretario di Stato Hilary Clinton, che ha bollato come del tutto insufficiente l’accordo turco-iraniano con la mediazione brasiliana. Gli Usa sono apparsi infastiditi e irritati dal voto contrario di Brasile e Turchia in sede Onu.

Nei giorni scorsi sono comunque arrivate delle conferme sulla linea seguita dal blocco iraniano-turco-brasiliano. Secondo l’agenzia d’informazione iraniana Irna, ci sarebbe già un accordo per un nuovo vertice trilaterale, fissato nel corso di un colloquio telefonico tra il capo della diplomazia iraniana Mottaki e il suo omologo brasiliano Celso Amorim. Della partita dovrebbe essere anche il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu. Quest’ultimo ha dichiarato che “Turchia e Brasile continueranno a spingere per un accordo con l’Iran sullo scambio di materiale nucleare, nonostante le sanzioni contro Teheran”. Anche Brasilia ha confermato il dialogo seguito dai due paesi. Il ministro degli esteri carioca, Celso Amorim, ha affermato “di nutrire ancora speranza nella possibilità che il precedente accordo sullo scambio di uranio funga ancora da base per futuri colloqui con Teheran”. Il portavoce del ministro degli esteri iraniano ha anche comunicato che presto le autorità di Teheran risponderanno alla lettera inviata dai Paesi del Gruppo di Vienna (Francia, Russia, Usa e Aiea), che a loro volta avevano espresso profondi dubbi sull’accordo di scambio di combustibile nucleare tra Iran e Turchia. 

Tensioni e venti di guerra. In realtà, lungi dal rappresentare un fronte di mediazione, l’asse turco-brasiliano rischia di incrementare i problemi e aumentare le tensioni in Medio Oriente. La dirigenza turca è contraria a qualsiasi operazione mirata americana che abbia per obiettivo un bombardamento dei siti nucleari di Teheran così come si oppone al nuove regime delle sanzioni (fra Iran e Turchia c’è una significativa collaborazione di interscambio commerciale ed energetico). Da parte sua Lula punta ad affermare un suo ruolo di leader anche oltreoceano dopo esserlo diventato a livello regionale. Per l’Iran a chiarire le cose è stato il generale Ali Salahian, comandante dell’Aviazione, che ha annunciato il dispiegamento di un nuovo sistema di difesa missilistica nel Golfo, “per distruggere le navi e i caccia dei nemici”.