Le morti bianche vanno onorate con l’impegno quotidiano per la sicurezza
04 Maggio 2011
di L. C.
Francesco Paolo Longo, operaio, perse la vita a Belmonte del Sannio durante i lavori per la costruzione del viadotto sul fiume Sente, tra i più importanti d’Europa per altezza (oltre 200 metri) e tecnologie impiegate. A distanza di 37 anni da quelle tragedia, il ponte è stato intitolato a lui. “A ricordo del suo estremo sacrificio e monito per le future generazioni datoriali e operaie”, è scritto su una targa che l’Amministrazione provinciale di Isernia ha fatto apporre all’imbocco del viadotto che collega il Molise all’Abruzzo.
La cerimonia di intitolazione si è tenuta nel piccolo centro dell’Isernino il 2 maggio scorso. L’idea di ricordare una delle tante vittime del lavoro – accolta dalla Regione e dalla Provincia – era stata lanciata dall’Università delle generazioni di Agnone. Che ora torna alla carica con un suo vecchio progetto: ricordare ovunque le morti bianche.
“Ci sono – ha detto il responsabile dell’associazione, Domenico Lanciano – centinaia di migliaia di ponti, gallerie, strade, tantissimi luoghi e opere pubbliche da intitolare o dedicare a chi ha perso la vita nel realizzare quelle medesime opere o che, comunque, è morto nell’esercizio del proprio dovere nei lavori o nelle cause di utilità sociale. È il minimo che possano fare le istituzioni e la società civile per dimostrare riconoscenza alle vittime del lavoro, per dare conforto ai familiari, per sollecitare più attenzione ai datori di lavoro e agli stessi lavoratori sulla sicurezza. E per rispondere così pure al programma dell’Unione europea “Infortuni zero””.
L’invito non è caduto nel vuoto. Gli assessori regionali Franco Giorgio Marinelli e Angiolina Fusco Perrella, presenti alla cerimonia, si sono detti disponibili a prendere in considerazione l’idea di varare una legge regionale per ricordare, con intitolazioni o diverse iniziative, le vittime del lavoro. Ma, soprattutto, è stato ribadito l’impegno nel contribuire a ridurre al minimo gli infortuni, anche attraverso la formazione.
Nell’ultimo decennio – dicono i dati dell’Inail – in Molise gli incidenti sul lavoro hanno fatto registrare una flessione del 30%. Ma c’è ancora molto da fare. Dai controlli, ma soprattutto dalle denunce e dalle multe dell’Ispettorato del lavoro, emerge un quadro poco rassicurante. Del resto, le leggi che si propongono di garantire la sicurezza spesso e volentieri vengono calpestate. E non solo dai titolari delle imprese, perché anche gli operai ci mettono del proprio. Basta visitare qualche cantiere per fare “scoperte” per certi versi sconvolgenti. Un esempio? Il casco e i guanti protettivi: quasi tutti li hanno, quasi nessuno li usa.