Le mosse di Tonino al Sud: tenere in pugno il Pd e metter sotto tutela Vendola

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Le mosse di Tonino al Sud: tenere in pugno il Pd e metter sotto tutela Vendola

15 Febbraio 2010

Le mosse di Di Pietro in Campania, Calabria e Puglia: tenere in pugno il Pd e mettere sotto “tutela” Vendola. In Campania sta col Pd, in Calabria contro il Pd, in Puglia mette “sotto tutela” Vendola . Le tre mosse di Antonio Di Pietro assomigliano alle alleanze variabili di Casini ma con una differenza di fondo: se la strategia del leader Udc si traduce nel tentativo di condizionare Pd e Pdl con l’obiettivo, dichiarato, di far saltare il bipolarismo, l’ex pm di Mani Pulite punta decisamente ad altro, giocando la sua partita dentro il recinto del centrosinistra.

Come? Trasformando l’alleanza “per oggi e per domani” con Bersani nella testa d’ariete con la quale lanciare un’Opa sui democrat. Il voto di marzo è l’occasione giusta per farlo e le tre regioni in questione il suo campo d’azione privilegiato. In Campania Tonino ha dovuto fare buon viso a cattiva sorte e digerire seppure controvoglia, il sostegno al candidato Pd Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno, pure lui finito sotto la lente della magistratura campana. La svolta congressuale per il leader Idv è stata anche questo, coi maggiorenti dipietristi che lo invitavano a turarsi il naso per non compromettere le ragioni del patto con Bersani nell’era post-Bassolino. Ha perfino dovuto duellare (politicamente) col suo alter ego, De Magistris che di votare De Luca ancora oggi non ne vuole sapere.

In Calabria nel giorno in cui il governatore uscente Agazio Loiero incassa il sì dalle urne delle primarie dopo un lungo braccio di ferro col Pd che di candidarlo non era affatto convinto (al punto che più volte gli ha chiesto un passo indietro), il leader Idv presenta in pompa magna l’anti-Loiero: l’industriale Filippo Callipo, meglio conosciuto dai calabresi con l’appellativo di “re del tonno” . E il patto di ferro con Bersani? Evidentemente non vale per la Calabria dove il Tonino nazionale spara alzo zero sul presidente uscente invocando la discontinuità, chiamando gli elettori “all’unico voto libero” perché Loiero “rappresenta la continuità di una classe dirigente che ha fallito soprattutto nella sanità e nell’ambiente, nella tutela del territorio e nello spezzare il legame tra la gestione del denaro pubblico e il crimine organizzato”.

Loiero ha vinto col 53,8 per cento dei consensi sui due competitor piddì – Giuseppe Bova e Brunello Censore – messi sulla sua strada dalla nomenclatura locale del partito ma, si dice, con l’avallo di Roma, riprendendosi una sorta di rivincita politica e personale nei confronti di chi, specie dalle parti di Largo del Nazareno, lo dava per spacciato e fino alla vigilia della consultazione popolare ha trattato per verificare la possibilità, poi sfumata, di un accordo col candidato lanciato da Di Pietro (non è un caso se le primarie sono state rinviate per ben due volte nell’arco di un mese). E visto che adesso dovrà fare i conti con l’industriale dipietrista, meglio optare per un segnale distensivo: così ieri Loiero ha proposto a Callipo il ticket per la vicepresidenza della giunta regionale.

Offerta respinta al mittente con tanto di reprimenda sia al neo-candidato che al leader democrat: “Mi spiace che il Pd nazionale non abbia capito qual è la sfida che la Calabria ha davanti. Ha invece voluto lavarsene le mani. Forse non ha capito che altri cinque anni di questa cattiva politica, significherebbe consegnare la Calabria ad un destino di sottosviluppo, marginalità sociale e illegalità”. Altro che fair play tra avversari politici, i colpi sotto la cintura sferrati dall’Idv dimostrano che le ragioni dell’alleanza con Bersani procedono quanto meno a corrente alternata. Ma il quesito è: perché in Campania sì e in Calabria no? E se si pensa che Di Pietro ha fatto della coerenza uno dei suoi tormentoni mediatici prima che politici, la cosa appare ancora più contradditoria.  

Questione di coerenza che non c’è, è la lettura che corre nel Pdl con il vicepresidente dei senatori Gaetano Quagliariello che ironicamente cita il lessico di Totò per dire a Di Pietro “ma mi faccia il piacere…”. Il punto è che “varcato il confine tra la Campania e la Calabria, Di Pietro torna a indossare l’abito di scena del ‘duro e puro’, confermando la candidatura di Callipo contro il Pd e contro Loiero in nome della discontinuità, del ‘voto libero’”, mentre salendo un po’ più a nord  in quel di Salerno, osserva l’esponente del Pdl, “il processo breve di rito dipietrista è stato consumato, l’imputato ha reso dichiarazioni spontanee nel corso di un congresso, il buon Tonino ha nascosto la ghigliottina sotto una coltre di ragion politica e di faccia di bronzo, e l’Idv si è tenuta il pluri-rinviato a giudizio Vincenzo De Luca in nome di una fantomatica ‘resistenza ai casalesi’ nei confronti di un candidato, Stefano Caldoro, ignoto ai casellari e alle cronache giudiziarie”.

Già, la coerenza. In Puglia l’ex pm di Mani Pulite mette a segno la terza mossa della strategia che ora calibra sulla sfida per le regionali ma che dopo il voto e al di là di ogni apparenza o frase di rito, potrebbe applicare anche al rapporto con Bersani. Del resto, nella regione dove D’Alema ha costruito e subito dopo visto crollare il “laboratorio” nazionale pensato con Casini, Di Pietro dice sì a Vendola ma solo dopo l’esito delle primarie e adesso gli mette alle costole l’ennesimo magistrato pronto a lasciare la toga (della pratica si occuperà oggi il plenum del Csm)  per seguirlo in politica. E’ Lorenzo Nicastro, fino a qualche giorno fa in servizio alla procura di Bari insieme ai magistrati che indagano sui dossier pugliesi. Una decisione quella di guidare la lista dell’Idv al consiglio regionale che perfino l’associazione nazionale magistrati ha commentato con una certa perplessità.

Non così Di Pietro e la ragione con la quale spiega perché il suo partito ha detto no a Loiero e sì a Vendola, svela il suo disegno nel “protettorato” dalemian-vendoliano. Tonino dice che c’è una differenza “enorme” tra “il modo di governare di Vendola e quello di Loiero. Questi gestisce, Vendola è stato raggirato. Vendola vogliamo aiutarlo a governare meglio e per questo abbiamo deciso di affiancarlo non solo come partito ma anche con i pugliesi migliori che possiamo mettere a disposizione e che possono aiutarlo a governare bene e meglio”.

Insomma, per il governatore uscente è già in pista il “tutor”.  Coerenza dipietrista.