Le Nazioni Unite dietro il premio di Al Gore

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Le Nazioni Unite dietro il premio di Al Gore

12 Ottobre 2007

Circa un anno fa quando vidi il
demagogico film di Al Gore, “una scomoda verità” (“an unconvenient truth”),
pensai nell’ordine: 1) gli daranno il Nobel per la pace
anche se non c’entra un bel niente con il suo finto ambientalismo 2) tornerà in
corsa per la Casa Bianca sull’onda pseudo emotiva dell’ingiusto riconoscimento
fregando i Clinton e vendicandosi così della non campagna elettorale di Bill,
troppo compromesso all’epoca a causa delle fellatio con Monica Lewinsky.

Adesso che la prima profezia si è
avverata e che la seconda sta sulla rampa di lancio, ne aggiungerò una terza
sperando almeno una volta di potermi sbagliare: gli americani lo eleggeranno
presidente per saziare il complesso di colpa che li attanaglia per avere fatto
la guerra al terrorismo islamico e per “risarcirlo” della vittoria
“scippatagli” da George W Bush nel 2000.

Così l’America avrà eletto un presidente
“bamboccione” che crede che la fine del mondo non deriverà da un attacco
nucleare dei terroristi islamici ma dallo scioglimento dei ghiacciai del Polo
Nord.

Naturalmente dietro Al Gore, come dietro
ogni progressista americano che abbia velleità politiche, ecco la sua brava
fondazione, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) vincitrice anche essa del
Nobel per la pace 2007 ex aequo con Al Gore.

In realtà, l’Ipcc è una commissione scientifica
istituita dall’Unep (Programma Ambientale delle Nazioni Unite) e
dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) nel 1988 con l’appoggio di
cento paesi. La commissione ha il compito di raccogliere, valutare e presentare
nei suoi rapporti i dati relativi ai cambiamenti climatici, ai loro effetti
sulla vita delle società e sull’ambiente, e di suggerire strategie per
contenere il fenomeno ma anche per adattarsi alle sue conseguenze. Ogni cinque
anni circa la commissione – che ha sede a Ginevra – mette a punto un rapporto
sulla situazione climatica del pianeta: tre al momento gli studi pubblicati,
nel 1990, nel 1995 e nel 2001.

La commissione non ha il potere di disporre o portare a termine ricerche
scientifiche in proprio, e si deve limitare a trarre le somme dei più alla moda
studi tecnici e scientifici che vengono compiuti nel mondo
nell’intervallo di tempo compreso tra i rapporti che pubblica. Negli anni, la commissione ha confermato progressivamente le
conclusioni cui voleva giungere  fin dall’inizio: gli esseri umani
hanno esasperato l’effetto serra, stanno surriscaldando il pianeta con
conseguenze che vengono taciute e dovrebbero compiere uno sforzo deciso per
contrastare gli effetti del cambiamento climatico.

In pratica Gore è il candidato dell’Onu
alla presidenza degli
Stati Uniti (e questo non so quanto potrà rassicurare gli americani) e il
premio Nobel, inoltre, rappresenta una vera e propria investitura per le
primarie.