Le nuove (e le vecchie) pressioni dell’Europa sulla questione rifiuti
28 Febbraio 2012
Solo un mese fa, a Bruxelles, il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e il Commissario europeo Janez Potocnik, in un lungo faccia a faccia, avevano fatto il punto sulla questione rifiuti. L’Italia e, in particolare, la Campania ne uscivano piuttosto bene, ma con la consapevolezza di dover lavorare a lungo per rimettersi in regola con gli standard europei. Nelle ultime quarantotto ore, gli ultimi sviluppi arrivati da Bruxelles hanno aperto altri fronti per cui vale la pena cercare di riassumere quanto accaduto.
Innanzitutto, c’è da fare i conti con un nuovo provvedimento arrivato dalla Commissione Europea, che ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora a causa di 102 discariche, definite non a norma, individuate in quattordici regioni dello stivale, Campania compresa. Praticamente, è accaduto esattamente quello che accadde alla sola Campania qualche mese fa, quando la regione ricevette una lettera di messa in mora dall’Europa per aver gestito malamente il ciclo dei rifiuti. La differenza è che, adesso, il provvedimento non riguarda solo Napoli e dintorni, ma anche buona parte della penisola, tra cui spiccano anche regioni a Nord come Friuli, Piemonte e Lombardia. In particolare, nella missiva europea si parla di discariche non conformi alla direttiva europea del 1999.
Il ministro Clini, appresa la notizia, ha commentato così: “L’infrazione è uno stimolo ad aumentare e rafforzare la raccolta differenziata e ad aumentare la quota di recupero energetico dai rifiuti”. Si tratta di una situazione, ha spiegato il ministro, “caratterizzata, soprattutto in alcune regioni italiane, dal fatto che le scelte importanti, quelle strutturali per la gestione intelligente ed eco-efficiente, sono state rinviate”. L’Italia avrà, a questo punto, due mesi di tempo per rispondere agli ammonimenti arrivati da Bruxelles e per cercare, in tempi ragionevoli, di mettere a posto le 102 discariche finite sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Europea.
Una ulteriore spada di Damocle sulla testa della Campania, impegnata proprio ieri a fare i conti con un altro sviluppo della questione rifiuti. Ieri pomeriggio, infatti, nell’ambito della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo, è andata in scena una sorta di “rilettura” del piano emergenza rifiuti, licenziato a gennaio dal Consiglio Regionale. Il piano, approvato in extremis un mese fa, è stato infatti esaminato dalla Commissione presieduta dall’europarlamentare Pdl-Ppe Erminia Mazzoni, a seguito di una petizione presentata a Bruxelles dalla rete dei comitati vesuviani, sostenuta da oltre duemila firme. All’incontro, hanno preso parte, oltre all’Assessore regionale all’Ambiente Giovanni Romano, anche i delegati delle altre quattro province campane, ovvero gli assessori all’ambiente di Benevento, Avellino, Salerno e Caserta.
Il vertice consumatosi in terra belga non ha prodotto particolari novità ed è servito soprattutto agli esponenti regionali, con in testa l’assessore Romano, per spiegare a tutti gli interlocutori presenti in commissione gli obiettivi e gli sforzi messi sul tavolo dalla Campania al cospetto della Commissione Europea. Lo stesso assessore Romano, lasciando il tavolo europeo al quale era presente anche un delegato del commissario Potocnik, ha commentato così: “La Commissione europea stasera ha confermato il suo giudizio positivo al Piano. Rispetto le posizioni di tutti e, in particolare, della Rete dei comitati vesuviani, ma non si può più inseguire improbabili modelli di ‘rifiuti zero’ che vorrebbero eliminare il ricorso agli impianti di smaltimento, anche perché non esistono in nessuna parte del mondo. La nostra Regione deve definitivamente affrontare un problema che attende soluzioni da oltre quindici anni e siamo impegnati, responsabilmente, per fare questo”.
Lo stesse parole, contraddistinte da un ottimismo meno marcato, hanno accompagnato la dichiarazione della Mazzoni: “Oggi abbiamo compiuto un altro passo con la discussione del piano per la gestione dei rifiuti in Campania alla commissione petizioni del Parlamento europeo – ha commentato l’eurodeputato – anche se dal rappresentante della Commissione Ue, intervenuto nel dibattito, non sono giunte le reazioni sperate”. Insomma, dal vertice europeo non è arrivata la “mazzata” che qualcuno si aspettava ma, certo, neanche un giudizio capace di far dormire sonni tranquilli alla Campania. Il delegato europeo, Karl Falkenberg, presente all’incontro, ha infatti ribadito come non sia ancora esclusa la possibilità che si apra un nuovo contenzioso davanti alla Corte Europea di Giustizia, facendo anche intendere che, per il momento, l’Europa non sembra intenzionata a sbloccare i fondi messi da tempo sotto sequestro.
Dalla messa in mora all’Italia, al rischio di finire di nuovo dinanzi alla Corte di Giustizia si evince, dunque, che la pressione dell’Europa sull’Italia e sulla Campania, non è certo svanita. La Regione resta ancora sull’agenda della Commissione Europa, per giunta sotto strettissima sorveglianza. La triste novità è che adesso, a farle compagnia, c’è mezza Italia.