Le presidenziali del ’48 rappresentano un punto di svolta della storia Usa
17 Settembre 2012
Forse il loro più memorabile ricordo rimane il titolo di un giornale. “Dewey sconfigge Truman”, annunciava la notte del 3 Novembre lo “Chicago Daily Tribune” convinto che i risultati elettorali non lasciassero dubbi su chi dovesse essere il prossimo inquilino della Casa Bianca. Il giornale conteneva però una piccola imprecisione: Truman non era lo sconfitto ma il vincitore, e quel titolo sarebbe rimasto negli anni a rappresentare il simbolo di quelle elezioni.
Sì perché più che per i contenuti politici, le prime presidenziali americane del dopoguerra verranno ricordate per gli errori dei sondaggi, che, ad oltre mezzo secolo di distanza, rimangono il più incredibile, clamoroso sbaglio che sia mai stato compiuto nella storia elettorale degli Stati Uniti. Eppure, esaminandole nei suoi aspetti, le elezioni del 1948 rappresentano uno dei momenti più importanti della storia politica americana, a partire dallo stile e dalle modalità con cui si svolse la campagna elettorale. Quelle furono le ultime elezioni condotte con i mezzi tradizionali, in cui candidati cercavano il contatto diretto con gli elettori attraverso comizi ed incontri pubblici e non utilizzando, come accadrà invece a partire da quelle del 1952, la televisione come strumento principale di comunicazione.
Erano la radio ed il treno, indispensabile per gli spostamenti all’interno del Paese, a costituire i più importanti mezzi di propaganda elettorale, non avendo i quotidiani ancora assunto l’importanza di oggi. L’America che andava alle urne era quindi un Paese ancora legato ai vecchi valori ed alle tradizioni, più simile per costumi e modo di vita a quelli degli anni Trenta che non a quelli del decennio che si stava avvicinando.
Dal punto di vista politico, poi, le elezioni del 1948 segnano, soprattutto per i Democratici, un importante punto di svolta, sia perché erano le prime dalla scomparsa di Roosevelt sia per il fatto che cominciava ad emergere all’interno del partito la spaccatura tra l’ala progressista del nord e quella conservatrice del sud, ostile ad ogni apertura nei confronti della popolazione nera. Economicamente, gli Stati Uniti si stavano avviando verso un periodo di forte crescita, le difficoltà del primo dopoguerra erano state brillantemente superate ed i timori di una recessione avevano lasciato il posto ad un crescente ottimismo.
Eppure, nonostante questo, Truman appariva come “un’anatra zoppa”. Indebolito per la sconfitta subita alle elezioni di medio termine di due anni prima che avevano consegnato ai Repubblicani il controllo del Congresso, il Presidente era difatti sempre più osteggiato da larghi settori del suo stesso partito che premevano su di lui perché lasciasse il campo libero ad una candidatura che avesse maggiori probabilità di vittoria. A rendere poi ancora più difficile la posizione di Truman intervennero anche le due scissioni all’interno del partito democratico, attuate sia dall’ala riformista che dai gruppi sudisti più conservatori. Delusi per il suo allontanamento dalle politiche del “New Deal”, i progressisti erano ormai in rotta con Truman, decidendo alla fine del 1947 di uscire dal partito per presentare alle elezioni presidenziali come candidato proprio l’ex – vice Presidente di Roosevelt Henry A. Wallace, un personaggio molto popolare tra gli intellettuali e in vasti settori del mondo sindacale.
Tuttavia, il suo forte orientamento a sinistra fece perdere a Wallace buona parte della sua popolarità, tanto che la sua candidatura finì per essere sostenuta solo dai comunisti e dagli ambienti radicali, cosa che indebolì fortemente la sua immagine. Ma se la scissione del gruppo progressista poteva essere assorbita, l’uscita dal partito della sua ala sudista sembrò definitivamente affossare le speranze di elezione di Truman. Fortemente critici per la politica di apertura verso i diritti civili della popolazione di colore sostenuta dal Presidente e per l’approvazione di una mozione che sosteneva i diritti civili e la parità tra bianchi ed afro – americani, i delegati di quattro Stati del profondo sud – Alabama, Louisiana, Mississippi e Carolina del Sud – decisero di abbandonare la Convention democratica di Philadelphia per convocarne un’altra in Alabama, dove fu decisa la candidatura alla presidenza del Governatore della Carolina del Sud J. Strom Thurmond sotto la sigla “States Rights Democrats”, ovvero “Partito Democratico per i Diritti degli Stati”. Tuttavia, nonostante Truman apparisse ormai destinato alla sconfitta, i delegati finirono, in mancanza di valide alternative, per candidarlo alle elezioni di novembre. Se nel campo Democratico dominava il pessimismo, ben diversa era invece l’atmosfera tra i Repubblicani, che per la prima volta da venti anni sentivano vicina la vittoria. Conquistato il controllo del Congresso nelle legislative del 1946, il “Grand Old Party” decise di presentare come candidato, nonostante fosse già stato sconfitto quattro anni prima da Roosevelt, il Governatore di New York Thomas Dewey, un moderato che i sondaggi davano largamente favorito per la corsa alla Casa Bianca.
Ad agosto infatti, tutte le rilevazioni attribuivano al candidato repubblicano il 48% dei voti contro il 31% – 37% assegnato a Truman che però, con una campagna elettorale tanto abile quanto spregiudicata, riuscirà incredibilmente a ribaltare le previsioni. A settembre il Presidente infatti cominciò quella che sarebbe stata denominata la “Whistle stop campaign”, così chiamata per il fatto che il treno presidenziale si fermava in ogni stazione del Paese in cui c’era un gruppo di persone pronto ad ascoltarlo, dove Truman, usando un discorso dall’accento popolare e spesso basato su una retorica da lotta di classe, cominciò ad attaccare pesantemente Dewey ed i repubblicani, accusandoli di bloccare al Congresso ogni progetto di riforma sociale ed arrivando a paragonare il suo rivale a Hitler ed ai nazisti. Nonostante questo e la forte partecipazione popolare che riscuotevano i suoi discorsi, nei sondaggi Truman continuava però ad essere indietro di 5 punti rispetto a Dewey, anche se il candidato Repubblicano, convinto ormai della vittoria, stava conducendo una blanda campagna elettorale, evitando di scendere in polemica con il Presidente che lo aveva pesantemente accusato.
Il 2 Novembre, giorno delle elezioni, erano quindi tutti convinti di assistere ad una vittoria del “Grand Old Party”, tanto che lo “Chicago Daily Tribune” nel tardo martedì pomeriggio, con i seggi ancora aperti, uscì con l’edizione in cui si comunicava la vittoria di Dewey basandosi su una stima preliminare che indicava l’affermazione del candidato Repubblicano negli Stati più importanti della costa orientale, compresi Pennsylvania e New York, mentre Truman perdeva invece alcune importanti roccaforti del profondo sud, andate ai democratici “dixiecrats” di Thurmond. Contrariamente alle aspettative, i primi dati ufficiali rilasciati a tarda notte indicarono invece un vantaggio del Presidente uscente, anche se, tutti i commentatori radiofonici, continuarono comunque a sostenere che i risultati definitivi avrebbero sancito la vittoria di Dewey. Alla fine, conquistando gli Stati industriali, quelli del Middle – West e del Pacifico Truman riuscì ad imporsi, ottenendo il 49,5% dei voti e 304 “Grandi Elettori” contro il 45% ed i 189 elettori conquistati da Dewey, che usciva incredibilmente sconfitto da un’elezione che credeva già vinta. Solo il 2,4% otteneva il partito di Thurmond, che si impose in quattro Stati del profondo sud conquistando 38 “Grandi Elettori”, mentre, pur ottenendo la stessa percentuale, nessun elettore veniva invece incamerato dal progressista Wallace.
Il flop per i pollsters fu colossale. Ma cosa era successo ? Era accaduto, semplicemente, che i sondaggi avevano fermato le loro rilevazioni a metà Ottobre, non tenendo conto quindi degli indecisi che negli ultimi giorni fecero confluire il loro voto su Truman decretandone la vittoria finale. Stando ad alcune stime, si calcola che ben un 14% dei sostenitori di Dewey abbia cambiato opinione proprio nelle fasi finali della campagna, convinto dalle affermazioni di Truman che una vittoria Repubblicana avrebbe fatto ripiombare nuovamente il Paese nella depressione economica. Non va poi dimenticato un altro fattore. Essendo condotti per mezzo del telefono, i rilevamenti tenevano conto solo dell’opinione degli abbonati, ignorando così il parere di quelli che non possedevano l’apparecchio telefonico, che erano la maggioranza della popolazione americana. Si concludeva così una delle più incredibili elezioni della storia degli Stati Uniti, che però finì per influenzare anche quelle future. Da allora infatti ogni candidato dato perdente dai sondaggi si è sempre aggrappato a quanto accaduto nel 1948, sperando di ripetere l’impresa di Truman in quell’incredibile, irripetibile notte di novembre di sessantaquattro anni fa.