Le primarie in tivvù spaccano l’Unione

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Le primarie in tivvù spaccano l’Unione

04 Ottobre 2007

Avrebbe dovuto rafforzare il centrosinistra. Doveva essere il puntello del governo garantendo la stabilità dell’intera coalizione. E invece la nascita del Partito Democratico sta frantumando l’Unione. Ormai è evidente che la tenuta nella maggioranza è a rischio e soltanto la paura di andare alle elezioni sta evitando il tracollo finale. Ma la crisi è devastante.

La dimostrazione è quanto è accaduto ieri nella Commissione di Vigilanza sulla Rai dove è mancato solo lo scontro fisico tra i rappresentanti del futuro Partito Democratico, precisamente Ds e Margherita, e i partiti minori.

E’ la seconda volta in poco più di dieci giorni che la maggioranza in Commissione annaspa, sbandando pericolosamente. Effettivamente Palazzo San Macuto sta diventando una specie di termometro per misurare il livello di crisi del centrosinistra. Da qui tanti segnali preoccupanti che confermano come manchi una qualunque forma di collegamento e solidarietà tra le varie anime della coalizione.

E così prima il ricorso alla Corte Costituzionale, passato all’unanimità con il voto anche di chi aveva sostenuto fino ad un’ora prima la rimozione del consigliere Petroni e adesso l’informazione Rai sulle primarie. Infatti causa della “corrida” inscenata a Palazzo San Macuto è stata proprio una mozione presentata da Rosa nel Pugno, Italia dei Valori, Udeur e Sinistra Democratica per chiedere una “corretta, completa, imparziale ed obiettiva informazione sulle primarie del costituendo partito democratico, dando voce anche a coloro che si oppongono a questo processo politico o alle modalità con cui si svolgono le elezioni primarie”. Naturale che tra gli esponenti ulivisti montasse subito la protesta.

La mozione, infatti, guasta i piani dei vertici del Pd che avevano puntato proprio su un’informazione compiacente e veltroniana in vista delle primarie. Tutto per poi tentare il difficile recupero sulla CdL.

Ed in questo schema la decisione dell’Agcom era giunta a proposito. La richiesta di una maggiore attenzione sull’appuntamento del prossimo 14 ottobre, vista la rilevanza politica e nazionale, giocava a favore dei vertici democratici che in questo modo vedevano la strada spianata per Veltroni. Lasciando solo le briciole per gli altri concorrenti.

Naturale che l’iniziativa dei cosiddetti “cespugli” abbia indispettito ed irritato oltremodo l’Ulivo. Anche perché in tutto questo c’è lo zampino della CdL ed in particolare del presidente Landolfi, il quale per primo tuonò contro la decisione dell’Agcom chiarendo che “la competenza di dare indirizzi alla Rai spetta alla Vigilanza e non all’Autorità”. Un invito colto immediatamente dai piccoli dell’Unione che non hanno mai visto positivamente la nascita del Partito Democratico e soprattutto il suo strapotere televisivo. E che adesso hanno potuto prendersi una specie di rivincita.

Uno scontro che quindi è tutto interno al centrosinistra. Una sorta di regolamento di conti. E chissà che oggi, quando sarà messa in votazione la mozione, questa non passi. Di nuovo con un insolito asse CdL-spezzoni dell’Unione.

Ma stavolta per l’Ulivo sarà difficile accodarsi alla votazione. Passi il ricorso contro un proprio ministro ma chiedere a Veltroni di limitare i propri spazi televisivi è davvero troppo.