Le profezie di Celentano sono ormai un “Servizio Pubblico”

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Le profezie di Celentano sono ormai un “Servizio Pubblico”

24 Febbraio 2012

Dai predicozzi alle profezie il passo è breve. Così a distanza di una settimana, dopo i capricci e le sfiancanti trattative su contenuto dei testi e bizzarre richieste che già ci puzzano di vecchio, Adriano Celentano è tornato in tv per sconvolgerci ancora. E quale salotto migliore se non quello di Michele Santoro?

Ieri sera, come se a nulla fosse valsa tutta la polemica sollevata nei giorni scorsi da Sandro Parenzo sulla sua presenza al talk-show, il Molleggiato è apparso sullo schermo dello schermo di Servizio Pubblico. Sì, perché non avrete mica pensato che Adriano potesse sedersi assieme ai giornalisti “servi del potere” – ipse dixit – quali la Annunziata, Belpietro e la Rangeri… La tanto attesa intervista di 10 minuti, tra banalità e vaneggiamenti, rilasciata al fido santoriano Sandro Ruotolo era stata palesemente preparata a tavolino – con tanto di bottiglia d’acqua e piccoli, tristissimi sketch –, registrata per evitare qualsiasi contraddittorio e mandata in onda a metà trasmissione mentre tutta la platea, perfino Di Pietro, ascoltava in religioso silenzio.

L’aggettivo non è usato a caso perché, se sul palco dell’Ariston avevamo avuto l’impressione di avere di fronte un predicatore, questa volta i toni hanno raggiunto livelli divini se non profetici: “È qui la festa. Non dobbiamo allontanarci da dove c’è la festa perché lì soffia il vento del creatore”. Sicuramente qualcuno si sarà chiesto, ma che diavolo sta dicendo? Domanda più che lecita, ma è solo l’inizio dei dieci minuti di puro surrealismo che in alcuni momenti sfiorano la auto agiografia: “In Vaticano non sanno che cosa è il paradiso”. E poi, facendo l’atteso quanto scontato punto sulla bufera sanremese annunzia: “Ho cercato di ricordare alla gente che noi non possiamo non essere felici, comunque sia la nostra condizione qui sulla terra”. Delirio.

Esaurito il preambolo sovrumano ritira fuori il pugnale e inizia a fare affondi a chi ha osato mettere in discussione la sua parabola: “Col Festival credo di aver chiuso”, tuona. E poi vira sulla questione compensi sanremesi: “Le accuse di An e Pd di fare beneficenza coi soldi dei contribuenti sono una stronzata. Che colpa ho se sono tra i più pagati d’Europa? I soldi sono miei, non dei contribuenti. Io ho provato a chiedere di meno ma mi hanno detto che ci sono delle quotazioni di mercato, che li arrestano se lo fanno”. Lo immaginiamo mentre implora mamma Rai a dargli pochi quattrini.

Immancabile, arriva poi la sferzata ai giornali cattolici: “Non cambierei una virgola di quello che ho detto al Festival, lì non ho fatto altro che mettere in evidenza quello che è inutile per la Chiesa. Avvenire e Famiglia Cristiana devono cambiare la linea editoriale”. E poi allarga il giro ai giornalisti in generale che hanno a suo dire “un talento cretino”. Quelli di Repubblica, per esempio, che ci avrebbero “dato dentro mica male per bloccare la mia partecipazione al Festival” – anche se non si capisce a cosa si riferisca. E poi sferra colpi a tv Sorrisi & Canzoni. Tutta colpa di quel servizio sul parroco di Galbiate e sulle offerte negate da Adriano-‘braccino corto’ alla chiesa. “Una meschina manipolazione”, la definisce. Insomma, in questo monologo allucinato, più che allucinante, ce n’è per tutti.

E poi arriva la rivelazione più sconcertante sul tema della serata, la Rai: “L’errore stia proprio nel meccanismo di conduzione della Rai. Finché i partiti continueranno a litigarsela, la Rai sarà sempre preda di sotterfugi, intrighi e sospetti a danno del Paese”. Un annuncio che suona come la scoperta dell’acqua calda. Poi ritorna sul profetico andante annunciando venti di cambiamento: “C’è un cambiamento nell’aria, ci sono segni positivi. Alle prossime elezioni potrebbero esserci delle sorprese. La gente sta cominciando a capire che non si va da nessuna parte se non prendiamo con forza e determinazione la via dell’onestà”. Le banalità e i luoghi comuni si sprecano. Ed è davvero troppo.

Dopo aver assistito a questo ennesimo sproloquio  l’unico consiglio che verrebbe da dare al Molleggiato è di darsi una calmata, e magari prendere alla lettera la ricetta della felicità che ha dispensato a noi poveri mortali: “ Farsi una partita a bocce con amici”. E’ così che forse troverebbe pace lui e ancora di più molti telespettatori.