Le Pussy Riot sfidano Putin ma in politica vince la Russia tradizionalista
11 Febbraio 2014
Le Pussy Riot, Nadeschda Tolokonnikowa e Marija Aljochina, scendono in politica. Sfidano lo zar Putin a capo di un "regime debole che non sa riconoscere i suoi errori" e scelgono Berlino per lanciare la loro sfida alla Russia. "Abbiamo due anni di carcere alle spalle. L’amnistia è solo un modo che Putin ha trovato per ripulire la sua immagine a livello internazionale. In realtà tra i prigionieri politici sono pochissimi quelli che possono beneficiarne e uscire dal carcere. Sono circa 863mila i prigionieri politici, soltanto un migliaio gode dell’amnistia", denunciano. Le Pussy Riot, prima di darsi alla politica, sono state una punk band, passata alla storia per aver chiesto alla Madonna di liberare la Russia da Putin. Sono state condannate per "hooliganismo", una di loro ha anche passato del tempo in ospedale psichiatrico. Certo il periodo trascorso in Siberia non deve essere stato piacevole e in Occidente ci si è molto appassionati a questa violazione della libertà di espressione. Ma teniamo anche presente che se usare un linguaggio crudo, pieno di contenuti sessuali, blasfemo, simulando atti erotici in una chiesa nel mondo occidentale ormai e’ del tutto assimilabile alla industria dell’intrattenimento anzi viene quasi scambiato per arte (da brave punkettone le Pussy hanno sempre detto di non saper suonare), non funziona così nella società russa contemporanea, ancora fortemente legata alle tradizioni nazionali.