Le reazioni del mondo arabo al discorso di Obama

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Le reazioni del mondo arabo al discorso di Obama

04 Giugno 2009

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha tenuto oggi un attesissimo discorso  presso l’università del Cairo. Ha citato più volte le tre religioni monoteiste, cristianesimo, ebraismo e Islam, ed i tre testi sacri. Alla Bibbia si è riferito, per esempio, con la citazione “benedetti i promotori della pace, che saranno chiamati figli di Dio”. Per la Torah “l’obiettivo è quello di promuovere la pace”. Del Corano ha citato il versetto secondo cui “è stato creato tutto il genere umano, uomini e donne, e sono stati raccolti in nazioni e tribù, in modo che si possano riconoscere”.

Le reazioni del mondo – arabo ma non solo – sono state numerose e diverse. Hamas, pronti a ogni forma di dialogo. L’organizzazione palestinese che governa Gaza vede nel discorso di Obama al Cairo segnali di “discontinuità rispetto alla politica del suo predecessore George W. Bush”. A parlare è il portavoce del governo di fatto del movimento islamico radicale palestinese, Taher Nunu, attualmente al potere nella Striscia. Nunu spera anche che sia “l’inizio di un cambiamento basilare” e auspica “ogni forma di dialogo con l’amministrazione Usa” fondata ”sul rispetto delle scelta democratiche dei popoli”. Quello che ha detto Obama “in termini generali sul conflitto (israelo-palestinese) sembra mostrare discontinuità rispetto alla politica” di Bush, aggiungendo che il discorso “ha bisogno di spiegazioni ulteriori e di maggiori dettagli”. Ha poi concluso dichiarandosi contento che il presidente Usa “abbia riconosciuto il consenso che Hamas ha nel popolo palestinese”.

Anp, discorso storico. Un discorso “storico per il posto, il momento e il contenuto”. E’ questo il sintetico giudizio di Nimer Hamad, consigliere per la stampa del presidente dell’ Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, al discorso. Hamad ha proseguito, sostenendo che Obama ha scelto “la linea del dialogo invece di quella del confronto usata dalla precedente amministrazione Bush”. “Obama – ha continuato Hamad – è stato chiaro nel ribadire la necessità di due stati per risolvere il conflitto israelo-palestinese, nell’ affermare che la colonizzazione deve cessare e nel ricordare le quotidiane sofferenza della popolazione palestinese sotto l’ occupazione israeliana”.

Lega araba, da Obama riavvicinamento tra popoli. “La posizione americana di oggi rispetto al mondo arabo-islamico è diversa da quella assunta dall’amministrazione di George Bush”. Così il segretario della Lega Araba, Amr Moussa, ha commentato il discorso precisando però che “La prima differenza è che oggi abbiamo sentito parlare di dialogo, mentre prima c’erano solo attacchi contro l’Islam – ha spiegato – è chiaro che oggi Obama vuole il riavvicinamento tra i popoli e la concordia. La politica della nuova amministrazione americana è contraria allo scontro di civiltà”. Parlando del processo di pace con Israele, Moussa si è detto convinto che “con Obama e con le sue posizioni è possibile riprendere il dialogo”, anche se ha precisato che “senza la chiusura delle colonie nei territori palestinesi è impossibile arrivare alla pace”.

Israele, priorità alle bugie degli arabi. Decisamente fuori dal coro la furiosa reazione del movimento israeliano dei coloni, che hanno indicato il presidente Usa “Hussein Obama” (con il suo solo secondo nome) per sottolinearne l’asserita partigianeria verso il mondo arabo e musulmano. “Hussein Obama ha dato priorità alle bugie degli arabi, ripetute sempre con determinazione dai loro leader, piuttosto che alle verità degli ebrei, riferite con voce debole e insicura” dalla dirigenza politica israeliana, si legge in una nota diffusa dal consiglio della Yesha, l’organismo di coordinamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, dei quali Obama è tornato a chiedere il congelamento.

Un atteggiamento intollerabile questo, secondo la Yesha, che chiede al primo ministro d’Israele (e leader della destra tradizionale del Likud) Benyanin Netanyahu di smetterla con “la politica del disfattismo” e di emulare invece i suoi predecessori Menachem Begin e Yitzahk Shamri (leader storici del Likud) “levandosi in piedi come un ebreo orgoglioso per respingere le fabbricazioni di Obama”. Disappunto è stato espresso pure da esponenti dei partiti della destra religiosa facenti parte della maggioranza che sostiene il governo Netanyahu, oltre che dall’Unione Nazionale, piccolo partito ultrà d’opposizione vicino ai coloni. Di “discorso illuminato” ha parlato invece il vertice del Meretz, piccola formazione della sinistra liberal israeliana.

Un discorso “politicamente corretto”. Questo il freddo giudizio dell’ex ambasciatore di Israele negli Stati Uniti, Zalman Shoval, sullo speech di Obama. A suo parere “il panico che c’era in Israele (in attesa del discorso) era ingiustificato”. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha intanto indetto una riunione con i suoi collaboratori per valutare il discorso rispetto al quale non è stata diffusa per ora alcuna reazione ufficiale.

Bin Laden, combattere gli alleati degli infedeli. Mentre Obama  era impegnato con il suo discorsoOsama Bin Laden metteva in guardia i musulmani dall’allearsi con cristiani ed ebrei, un’alleanza “che annulla la fede musulmana”.  L’avviso  è contenuto nel testo integrale del messaggio che era stato reso noto in parte mercoledì scorso. La pubblicazione integrale dell’audio su un sito islamico è servita a Bin Laden per far appello ai musulmani affinché “combattano gli alleati degli infedeli”.

Europa, si apre una nuova pagina. Il discorso Obama “apre una nuova pagina” nelle relazioni con il mondo arabo-musulmano. È il commento dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue Javier Solana. “È stato un discorso notevole – ha detto il ‘ministro degli Esteri’ dell’Ue – un discorso che senza alcun dubbio aprirà una nuova pagina nelle relazioni con il mondo arabo-musulmano e, spero, anche per quanto riguarda i numerosi problemi che abbiamo in tanti luoghi della regione”.

Vaticano, intervento significativo. “Grande apprezzamento” giunge dalla Santa Sede per bocca del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. Si è trattato di un intervento “molto importante, molto significativo” non solo nei rapporti tra Stati Uniti e mondo islamico ma anche in una prospettiva di pace internazionale. Senza entrare nei dettagli del discorso, padre Lombardi ha osservato che vi è su molti punti della politica estera una “sintonia tra Santa Sede e amministrazione statunitense”.

Gli studenti, “we love you”. Un sonoro “we love you”, gridato da studenti e studentesse dell’università del Cairo, ha fatto interrompere per un attimo il presidente degli Stati Uniti che ha girato gli occhi verso la direzione dalla quale proveniva il grido ed ha risposto “Thank you”. Le stesse manifestazioni di simpatie si sono ripetute alla fine del discorso, da parte degli stessi studenti, alcuni dei quali hanno anche fischiato in segno di approvazione.