Le riforme, il Governo e l’Oracolo di Delfi
04 Luglio 2016
“Ibis redibis non morieris in bello”. Così rispondeva l’oracolo di Delfi: “andrai, ritornerai non morirai in guerra”, sicura di non sbilanciarsi a seconda di come si leggeva il “non”, non tornerai oppure non morirai. Per la prima volta nella storia della Repubblica ci troviamo a dover rispondere ad una domanda analoga: Matteo Renzi osserva o non osserva la nostra Costituzione, naturalmente quella in vigore?
Il problema nasce dal fatto che secondo l’articolo 93 della Costituzione il Governo svolge le sue funzioni dopo che il Presidente del Consiglio e i ministri hanno giurato di fronte al Capo dello Stato fedeltà alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi. Nelle precedenti esperienze di Riforma Costituzionale, il Governo era sempre rimasto neutrale rispetto ai tentativi di cambiamento della Costituzione vigente, il cui contenuto osservava scrupolosamente finché la conclusione dell’iter di revisione, votata dal Parlamento con i due terzi dei voti o avallato da un referendum popolare, traslava il giuramento al nuovo testo nel momento in cui entrava in vigore.
Ma Renzi, cioè il Governo, cioè l’esecutivo, ha presentato una proposta di riforma della Costituzione, la cosiddetta Renzi-Boschi, con un contenuto radicalmente diverso rispetto a quello che aveva giurato di osservare. Sino al referendum la vecchia Costituzione è ancora vigente, il Governo ha giurato di osservarla ma fa campagna elettorale su un altro testo, che a suo tempo ha presentato in Parlamento, che però sino ad un eventuale si del popolo non è ancora entrato in vigore. Risponderebbe oggi l’oracolo: “il Governo osserva, non osserva la Costituzione”.