Le riforme non sono di Renzi ma dell’Italia
31 Marzo 2014
Oggi in Consiglio dei Ministri si discute il Ddl costituzionale sul superamento del bicameralismo perfetto e la riforma del Titolo V (oltre all’abolizione del Cnel). Nelle intenzioni del Governo, il Senato dovrebbe diventare una assemblea non elettiva con 150 membri (presidenti di Regioni, sindaci, consiglieri regionali, eventuali membri della società civile di nomina presidenziale), senza compensi godendo già delle loro indennità di carica.
Ieri domenica nervosa tra il premier Renzi e il presidente del Senato, Grasso. Grasso aveva detto a Repubblica che "non si può incidere sulla forma dello Stato solo con la tagliola della calcolatrice", Renzi ha risposto che "la musica deve cambiare". "I politici devono capire che se per anni hanno chiesto di fare sacrifici alle famiglie ora i sacrifici li devono fare loro. Mai più bicameralismo perfetto", ha aggiunto il premier. Grasso allora ha controreplicato dicendo che anche lui vuole "eliminare questo tipo di Senato", ma "la riforma monocamerale mette a rischio la democrazia". Se si tira troppo la corda, ha fatto capire il presidente Grasso, i numeri in Senato non ci saranno.
Nuovo Centodestra è tra le forze di maggioranza che vuole superare il bicameralismo. Lo ha confermato ieri parlando a SkyTg24 il coordinatore nazionale di Ncd, Gaetano Quagliariello: "Questa non è la riforma di Renzi, né del governo, né del Pd o di Ncd: è una riforma per l’Italia. Non possiamo più avere mille parlamentari che fanno la stessa cosa e metterci il triplo del tempo degli altri Paesi europei per approvare una legge". Il problema è affrontare una riforma tanto delicata senza inseguire gli slogan ma guardando ai contenuti.
"Non vorremmo infatti mai trovarci nella situazione in cui si trova oggi la sinistra con il Titolo V, e cioé a doverci un domani vergognare in sede nazionale e internazionale di ciò che abbiamo fatto", sottolinea Quagliariello. "La riforma del bicameralismo va fatta presto ma va anche fatta bene".
Ieri in serata a intervenire sulla riforma del Titolo V è stato invece Maurizio Sacconi, presidente dei senatori del Nuovo Centrodestra: "La necessaria riforma del Senato deve condurlo a rappresentare la dimensione territoriale di uno Stato federale fondato su regioni, con poteri proporzionali allo stato di salute della loro finanza pubblica. Da un lato dovrà essere sempre possibile affermare la supremazia dell’interesse nazionale, dall’altro dovranno essere consentite competenze più ampie alle regioni efficienti e più ridotte, fino a sfumare nel commissariamento, a quelle in disavanzo".
Secondo Sacconi: "Costi e fabbisogni standard dovranno essere la premessa di ogni valutazione e, ove necessario, del fallimento politico degli amministratori regionali e locali. I comuni dovranno essere tenuti ad associare tutte le funzioni fondamentali secondo bacini di utenza adeguati alla loro razionalizzazione. La drastica riduzione della pressione fiscale dovrà essere l’esito di questo storico riordino del disordinato Stato italiano".