Le sette vite di Hamid Karzai tra brogli, ballottaggi e una (prevista) rielezione
02 Novembre 2009
Hamid Karzai, presidente afghano uscente, è stato proclamato vincitore delle elezioni del 20 agosto scorso. L’annuncio è arrivato dalla commissione elettorale indipendente, dopo che l’altro candidato alla presidenza ed ex ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah, ha rinunciato a partecipare al ballottaggio previsto per il 7 novembre.
“Dichiariamo Hamid Karzai, che ha avuto la maggioranza dei voti al primo turno e che è candidato unico per il secondo, presidente eletto dell’Afghanistan”, ha detto il presidente della commissione Azizullah Ludin. Abdullah, spiegando le ragioni della sua decisione, ha lamentato la mancanza di “un’elezione trasparente” ed ha accusato Karzai di non aver accolto le sue richieste: licenziare il capo della commissione, sospettato di aver favorito i brogli elettorali al primo turno del 20 agosto e licenziare tre ministri coinvolti nelle irregolarità. Condizioni imprescindibili, secondo l’ex ministro degli Esteri, per garantire un voto corretto.
Abdullah, però, non aveva invitato i cittadini afghani a boicottare il secondo turno previsto per sabato prossimo, limitandosi soltanto a specificare che il suo ritiro non è stato fatto “in cambio di niente da parte di nessuno”. Se è vero che la decisione di rieleggere Karzai è stata presa da un organo giuridico, e dunque non appare illegittima, l’annullamento del ballottaggio (che pure sembrava scontato quanto al risultato), potrebbe aprire due scenari differenti: spingere Abdullah a disconoscere il presidente uscente come vincitore delle elezioni oppure accettarlo nella speranza di placare gli animi. Secondo Haroun Mir, un analista politico di Kabul, “Karzai ha perso la sua legittimità e non può governare senza l’appoggio di Abdullah”.
Resta il fatto che il primo turno di questa elezione è stato macchiato da numerose frodi elettorali, e che la stessa commissione che ieri ha rieletto Karzai aveva annullato il 25 per cento dei voti precedenti. La decisione della commissione, infine, entra in conflitto con la Loya Jirga, che non contemplata l’ipotesi del ritiro di uno dei candidati.
Lo stesso Karzai, poco dopo le dichiarazioni del rivale Abdullah, si era detto fiducioso del ballottaggio. Gli Stati Uniti avevano dato il via libera per il secondo turno con un unico contendente (Il segretario di Stato generale, Hillary Clinton, commentando la decisione di Abdullah, ha dichiarato: “Non credo che abbia conseguenze sulla legittimità del processo elettorale”, perché “ci sono state situazioni nel nostro Paese e nel mondo in cui, al secondo turno, uno dei contendenti ha deciso di non partecipare”), ma dopo la rielezione Obama si è affrettato a complimentarsi con Karzai, dicendo che si apre "un nuovo capitolo" della Storia afghana.
Ieri mattina Karzai ha ricevuto anche le congratulazioni del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in visita a Kabul dopo l’attacco suicida che la scorsa settimana aveva provocato la morte di cinque dipendenti stranieri delle Nazioni Unite. Queste elezioni hanno messo terribilmente sotto pressione le Nazioni Unite in Afghanistan, e forse sulla decisione della commissione ha pesato anche il timore di nuovi attacchi-bomba.
In Europa, l’elezione del presidente uscente non è passata inosservata. Il premier britannico, Gordon Brown, ha telefonato al presidente afghano per fargli i complimenti. Più prudenti Francia e Germania che hanno invitato Karzai ad essere “il presidente di tutti gli afghani”, sollecitandolo a rafforzare la sicurezza e a diminuire la corruzione nel paese.
Se il governo Karzai nascerà debole potrebbe anche complicare la vita all’amministrazione americana. Obama aveva promesso di decidere sull’invio dei 40mila rinforzi in Afghanistan dopo il ballottaggio. Ora che il Paese ha di nuovo un presidente, quale sarà la scelta degli Usa?