Le trame dell’Iran in Iraq? Se non avete creduto a Bush, leggete Wikileaks

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Le trame dell’Iran in Iraq? Se non avete creduto a Bush, leggete Wikileaks

26 Ottobre 2010

Gran parte dell’attenzione attorno al mucchio di documenti di Wikileaks si concentrerà, abbastanza prevedibilmente, intorno al singolo episodio dei due insorgenti che sono stati uccisi mentre cercavano di arrendersi davanti a un elicottero Apache e, cosa ancor più preoccupante, sugli abusi condotti in larga scala dalle forze di sicurezza irachene ai danni dei prigionieri, sui quali l’esercito degli Stati Uniti avrebbe apparentemente chiuso gli occhi. E’ chiaro che alcune delle informazioni contenute nei documenti sono tendenziose. Prendete questo articolo del Guardian. Il titolo espone come se fosse un fatto che “Gli elicotteri Apache hanno ucciso 14 civili”. Qual è la fonte di questa notizia? Un singolo informatore iracheno che ne ha parlato ad un interprete dell’esercito americano. Un colonnello iracheno invece ha riferito di aver contato 12 vittime.

Qualsiasi giornalista che abbia lavorato in Iraq (ed io ci ho trascorso gran parte del 2004 e del 2005) sa che il numero delle vittime fornito dagli iracheni è estremamente inattendibile e si basa spesso su delle voci, delle esagerazioni legate all’agenda della politica oppure a delle prese di posizione personali come pure a dei pregiudizi. Nei report americani, queste cifre vengono giustamente definite “non confermate”. Non sto dicendo che non sia vero che ci sono state 14 vittime. In guerra i civili muoiono, molto spesso in gran numero, ed è certamente quello che è avvenuto in Iraq. Probabilmente è giusto che una parte o anche più di una parte di questi uomini sia stato ucciso dalle truppe americane. Ma non possiamo saperlo con certezza e le cose di cui non possiamo essere sicuri non dovrebbero essere riportate come dei “fatti” semplicemente perché tendiamo a credere che siano vere. Da questo punto di vista è interessante sottolineare che il Guardian ha deciso di dare un nome all’interprete citato nel report, mentre per la stessa ragione io non lo farò.

Un paio di cose sugli abusi ai danni dei prigionieri. L’eredità del regime di Saddam Hussein in Iraq è stata una cultura di straordinaria brutalità. Aspettarsi che le forze della sicurezza locale possano in qualche modo adeguarsi ad un "giusto processo" è irrealistico. In più lo sforzo che richiedeva, nel bel mezzo di una guerra, di investigare su ogni dichiarazione o sospetto di abusi commessi dagli iracheni sarebbe stato un compito enorme e probabilmente impossibile. I file di Wikileaks mostrano in ogni caso che si sono verificate occasioni in cui le truppe americane, con coraggio e dimostrando di avere un senso morale, sono intervenute, e che la politica del “chiudere un occhio” è stata giustamente modificata.

Prima di andare avanti, ecco qualcosa che può far arrabbiare. Possiamo smetterla di chiamare Wikileaks “un sito di informatori”? Un informatore è qualcuno che “mostra ciò che accade di sbagliato in una organizzazione nella speranza di fermarlo”. Per prima cosa, Wikileaks non opera all’interno di una organizzazione. In secondo luogo, presupporre che Wikileaks descriva ciò che avviene di sbagliato attraverso fughe di notizie e documenti classificati significa favorire il tipo di propaganda che fa. Ma sto divagando.

A me sembra che le rivelazioni più significative che vengono fuori dalla massiccia quantità di documenti forniti da Wikileaks è l’apparente estensione del nefasto ruolo dell’Iran in Iraq. Ricordate quante volte è stato detto che l’Amministrazione Bush avrebbe esagerato sull’aumento dell’influenza iraniana in Iraq tramite le milizie sciite, e di come questa idea abbia contributo a diffondere il "complotto neocon" per attaccare l’Iran? Bene, una prima lettura dei documenti condotta dal New York Times mostra che dopotutto non si trattava di esagerazioni.

Ora che mi viene in mente, nientemeno che il vicepresidente Joe Biden ha detto lo scorso agosto: “L’influenza iraniana in Iraq è minima ed è stata molto gonfiata”. Allora come si fa a far quadrare la dichiarazione di Biden con quanto ha scritto il NYT? “I report di Wikileaks indicano con chiarezza che il pericoloso confronto fra le forze americane e le milizie sciite appoggiate dall’Iran è continuato anche dopo che il Presidente Obama ha cercato di aprire un canale diplomatico con i leader iraniani, riaffermando l’accordo tra gli Stati Uniti e le autorità irachene sul ritiro delle truppe americane dal Paese per la fine del 2011”.

Tratto da The Telegraph

Traduzione di Roberto Santoro