Leader e squadra: ecco il Pdl che piace a Berlusconi

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Leader e squadra: ecco il Pdl che piace a Berlusconi

29 Marzo 2009

La missione del governo: portare l’Italia fuori dalla crisi. La missione della maggioranza parlamentare: accelerare sulle riforme. La missione del Pdl: 51 per cento dei consensi. Nella giornata che chiude i lavori congressuali alla nuova Fiera di Roma, Silvio Berlusconi riceve il mandato dai seimila delegati: guidare il partito unico dei moderati. Investura del leader per acclamazione, come era già scritto, ma certo lui non nasconde il peso della responsabilità quando dice "spero di essere all’altezza del compito, spero di non deludervi". O come quando davanti alla standing ovation che i congressisti gli tributano tra lo sventolare delle bandiere col simbolo del nuovo partito, scherza: "Piano, alla mia età certe emozioni potrebbero giocare un brutto tiro". Il leader parla al suo popolo. Indica le cose già fatte dal governo e quelle da fare per "cambiare l’Italia"  e imprimere il segno della modernità. In platea non c’è Fini ad ascoltarlo, come invece era stato annunciato nei giorni scorsi, anche se dall’entourage del premier si fa notare che la cosa era già prevista e per questo non porta con sè significati politici.
 
L’agenda di governo. La priorità sulla quale il premier insiste si chiama "riforme". Quelle parlamentari per sveltire l’iter dell’approvazione delle leggi senza tuttavia "prevaricare le prerogative delle Camere" tantomeno limitare la funzione dell’opposizione. Quelle costituzionali, mettendo mano alla seconda parte della Costituzione ("senza stravolgerla") e rafforzando i poteri del presidente del Consiglio che oggi "sono inesistenti" per garantire la governabilità. "Si è molto ironizzato su di me e sul ruolo del premier, ma la verità è che io posso solo redigere l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri ed esercitare la mia moral suasion", scandisce Berlusconi ricordando come i poteri che la Carta assegna al capo del governo siano di gran lunga inferiori a quelli previsti dalle "altre grandi democrazie". Quanto ai regolamenti parlamentari sollecita una riforma "non più rinviabile" perché sono "immutati dalla Prima Repubblica e non possono più essere pretesto e strumento di ostruzionismo da parte dell’opposizione". La riforma alla quale la maggioranza sta lavorando, assicura Berlusconi "non mortificherà il Parlamento, anzi gli restituirà ruolo legislativo e piena dignità", che consiste nel "valutare i progetti di legge non nei tempi dettati dal Governo ma in quelli imposti dalle circostanze".

Il rapporto con l’opposizione. Il premier tiene aperta la porta del dialogo ma avverte: se sulle riforme "ci sarà un atteggiamento di confronto, sarò il primo a rallegrarmene e a darne atto ai leader della minoranza, ma nel frattempo la nostra maggioranza e il Pdl non possono sottrarsi al dovere di fare la loro parte, sciogliere questo nodo e offrire agli italiani la soluzione per un governo che governi e un Parlamento che controlli".

Le misure anti-crisi. "La nostra missione è portare l’Italia fuori dalla crisi " originata da un "virus" arrivato dagli Stati Uniti. La via d’uscita, dice Berlusconi, sta negli interventi già predisposti ("messa al sicuro dei risparmi degli italiani, sostegno alle imprese") e in quelli già programmati che riguardano in particolare azioni a favore dei giovani (piano casa) e dei precari che rischiano il posto di lavoro a causa della crisi. Per questi ultimi il premier annuncia "investimenti straordinari". E aggiunge: "Ci concentreremo sui prestiti d’onore per i giovani volenterosi che si mettono in gioco creando una nuova impresa", oltre alla realizzazione di "luoghi organizzati dai giovani dove poter fare cultura e rispondere anche così al degrado" di certe realtà territoriali particolarmente complesse.

Meritocrazia e rigore. "Questa crisi non fermerà ciò che intendiamo fare per innovare il paese". Spiega così le cose da fare per le donne (cita la legge anti-violenze e rilancia l’impegno per superare "la disparità salariale ed occupazionale" rispetto agli uomini) e i giovani. L’impegno per l’ambiente e nella scuola. E’ proprio nella scuola che il premier individua uno dei cardini della "rivoluzione liberale" che è poi la mission del governo e pure del partito appena nato. "Per i giovani non pensiamo ad aiuti di Stato o a corsie preferenziali, ma a percorsi basati sulla meritocrazia, perché possano andare avanti per quello che sono non per quello che hanno", spiega Berlusconi che poi annuncia il varo di strumenti per un "ingresso sicuro nel mondo del lavoro" ma anche misure per costruire una famiglia, "scelta che adesso è spesso coraggiosa".

Scuola, pubblica amministrazione e federalismo. Berlusconi applica lo stesso principio meritocratico alla scuola che "non dovrà più essere considerata un ammortizzatore sociale. I prof saranno selezionati in base alle loro capacità, come avviene nei paesi più avanzati e le famiglie potranno scegliere le scuole migliori per i figli". Idem all’università, dove agli sprechi di "corsi di laurea con un solo studente" e ad una gestione "privata a favore di amici e parenti degli incarichi di docenti e ricercatori" Berlusconi contrappone il profilo di Atenei che "saranno premiati per la qualità migliore dell’offerta formativa"; sarà inoltre garantita "la terzietà della gestione affidandola a manager che se ne assumano la responsabilità economica". Musica per le orecchie del ministro Gelmini seduta nelle prime file. Infine l’assegnazione di 135mila borse di studio "per i ragazzi più meritevoli le cui condizioni economiche non consentono loro di formarsi adeguatamente".
Forte spinta innovativa anche nella pubblica amministrazione, lotta totale alla burocrazia e alle rendite di posizione. E qui Berlusconi cita l’impegno del ministro Brunetta al quale la platea tributa un lungo applauso. E sul federalismo spiega che "una volta a regime consentirà dei ridurre gli sprechi, i costi della politica, di razionalizzare le spese" e non ultimo, scandisce, "a ridurre le tasse ed è lì che metteremo le risorse del federalismo" . Riforma che "non è un tributo alla Lega nè una mera ridistribuzione di risorse".

La missione del Pdl. "Puntiamo al 51 per cento dei consensi". Obiettivo che Berlusconi assegna ai delegati e alla classe dirigente del Pdl, dando conto dell’ultimo sondaggio in ordine temporale: "Dopo il primo giorno di congresso abbiamo superato il gradimento del 44% degli italiani; il Pdl si candida a raggiungere il 51 per cento" perché "un grande partito come il nostro non può accontentarsi mai". Concetto che include il lavoro che ora c’è da fare per convincere gli incerti. E il primo banco di prova sono le elezioni amministrative e soprattutto le europee. Berlusconi sfida il leader Pd Franceschini: "Mi candido alle europee, non ho esitazioni ad impegnarmi concretamente come un leader deve avere il coraggio di fare. Una candidatura di bandiera, una bandiera dietro la quale ogni vero leader chiama a raccolta il proprio popolo. Sarebbe bene che anche un leader dell’opposizione, se esistesse un leader, facesse altrettanto" scandisce tra gli applausi. Conferma il no alle correnti e traccia il profilo del Pdl: "Un partito aperto, con un assoluto bisogno di confronto, dialogo, pluralismo culturale. Se tutto questo non diviene correntismo sarà un lievito della democrazia".

L’ultima immagine che sintetizza la tre giorni congressuale e pure il cammino del nuovo partito sta nella foto di gruppo finale. Il premier chiama sul palco i membri dell’Ufficio di presidenza, cioè l’organismo che affiancherà il leader in ogni decisione (come da statuto approvato dall’assemblea). Ci sono i ministri, i tre coordinatori nazionali, i capigruppo e i vice alle Camere, il governatore della Lombardia e il sindaco di Roma. E’ la squadra con la quale il leader sigla un nuovo patto col suo popolo, anche quando dice che "il Pdl sopravviverà ai suoi fondatori e gjuiderà l’Italia nel nuovo secolo". Leader e squadra, insomma. Per molti, qui alla nuova Fiera di Roma, è questa la vera novità del congresso.