L’editore della Rai? Il Tribunale di Roma

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L’editore della Rai? Il Tribunale di Roma

29 Dicembre 2010

Mezzobusto per sentenza. Tiziana Ferrario tornerà alla conduzione del Tg1 di mamma Rai, a dispetto di quel cattivone e prezzolato d’un Minzolini che ha ‘osato’ proporle un incarico professionale  (e un inquadramento economico) di super-inviato nel mondo al posto della sedia, il tavolo e il microfono del telegiornale che non mollava da qualche decennio. Largo ai giovani, ventata di innovazione, è ora di voltare pagina e via dicendo non sono frasi, impegni, progetti che vanno troppo a genio alla Ferrario, specie se a pensarli e metterli in pratica è il direttore della testata. Non sia mai!

Se qualcuno deve decidere non può essere certo il direttore che per norma e regola esercita le prerogative e i poteri che il ruolo gli assegna. No, a stabilire chi racconta agli italiani i fatti del giorno, deve essere un giudice. Nel caso di Tiziana Ferrario, il giudice Marrocco – sezione lavoro del tribunale di Roma – che  ha accolto il ricorso in via d’urgenza della giornalista e ordinato alla Rai di reintegrarla nelle mansioni di conduttrice del telegiornale delle 20 e di inviata speciale per i grandi eventi. 

Minzolini non gliela doveva fare perché lo stesso giudice ha ravvisato nella decisione di toglierla dal video e non per licenziarla o retrocederla al livello redattore di prima nomina, magari a spulciare le agenzie (col massimo rispetto per i colleghi che lo fanno) , una “grave lesione della sua professionalità per motivi di discriminazione politica a seguito dell’opposizione della stessa giornalista alla linea editoriale del direttore Minzolini”. Nientemeno. 

Ferrario ringrazia ed esulta: “Sentenza importante perché afferma il principio fondamentale che i poteri del direttore di una testata giornalistica sono limitati dalla legge: non ha infatti il diritto di emarginare o mettere i giornalisti della sua redazione nella condizione di non lavorare”. Minzolini replica:  “La sentenza del giudice è assurda perché interviene in decisioni di fatto del direttore. Paolo Frajese ha condotto il Tg per 7 anni, Bruno Vespa per 5. Tiziana Ferrario invece lo ha condotto per 30 anni. Quale spazio possono avere le nuove generazioni in un’azienda in cui i ruoli si danno a vita? Azienda per la quale il rinnovamento è fondamentale”.  Quanto all’accusa di aver emarginato la Ferrario, Minzolini  chiarisce che stima la giornalista al punto da proporle il ruolo "di super-inviato per il mondo, altro che demansionamento”.  

Ma il mezzobusto per sentenza non molla e dice che come lei ci sono altri colleghi del Tg1 nella stessa condizione, tirando giù la lista dei nomi: Maria Luisa Busi (che poi ha rinunciato alla conduzione del tg1) , Paolo Di Giannantonio, Massimo De Strobel, Raffaele Genah, Bruno Mobrici. Tutti dal giudice? E’ possibile e magari tutti reintegrati nel telegiornale delle 20. Magari leggendo una notizia a testa per par condicio, col giudice in redazione a stabilire quali notizie, quali palinsesti, pubblicità, servizi proporre ai telespettatori.  Non sarebbe più un tg, ma un Carosello.  

Il caso Ferrario è solo l’ultimo in ordine temporale, prima di lei è stato di nuovo un giudice a rimettere al suo posto – direzione di Rai Tre – Paolo Ruffini  e ancora prima Santoro. Vent’anni fa il mammarai-dipendente-per antonomasia Bruno Vespa disse che il suo editore era la Dc. Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata molta. Col paradosso – o la realtà – che oggi alla guida della Rai c’è un nuovo editore: il tribunale di Roma. Potrebbe essere un modo per ripianare i conti dell’azienda pubblica risparmiando su Cda, direttore generale, vicedirettore, vertici di rete e di testata. Ma certamente sarebbe tutta un’altra storia.  E un’altra televisione.