L’effetto di Basilea III sul credito alle imprese agricole
14 Marzo 2012
di redazione
Pubblichiamo di seguito il comunicato stampa rilasciato dall’Associazione nazionale fra le banche popolari e da Federcasse che ha fatto seguito all’audizione resa presso la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati in ordine alla Indagine conoscitiva sugli Effetti della disciplina stabilita dall’accordo Basilea 3 sul credito alle imprese agricole dalla componente delle banche cooperative dell’industria bancaria italiana.
La delegazione delle Banche Cooperative era composta da: Riccardo De Bruyn, Cesare Pacioni e Maria Grazia Mattioni per l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e, per Federcasse, dal Direttore Generale Sergio Gatti, con Juan Lopez e Luigi Duranti.
Il nuovo framework prudenziale di Basilea 3 – qualora non si ponessero dei correttivi in grado di valorizzare la specificità normativa ed organizzativa delle banche cooperative – rischia di ripercuotersi pesantemente sull’accesso al credito per le imprese, in particolare su un comparto, come quello agricolo, che si dibatte tra gravi problemi strutturali e di contesto.
E’ questo uno dei temi sottolineati nel corso di un’audizione resa presso la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati in ordine alla Indagine conoscitiva sugli Effetti della disciplina stabilita dall’accordo Basilea 3 sul credito alle imprese agricole dalla componente delle banche cooperative dell’industria bancaria italiana, rappresentata dall’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e da Federcasse (l’Associazione delle BCC e Casse Rurali italiane).
Il settore agricolo, per le caratteristiche intrinseche di redditività del comparto e di intensità degli investimenti, richiede ad esempio tempi di ammortamento mediamente molto più lunghi di altri comparti (dai 6 a 20 anni e più nel caso ad esempio di acquisto immobili o terreni).
La combinazione di un più elevato requisito di capitale con un maggiore assorbimento della liquidità, soprattutto in una situazione come quella attuale, potrebbe quindi portare ad accrescere la difficoltà nell’accesso al credito e/o ad un incremento significativo del suo costo per le imprese del settore primario.
Sono tre le proposte che Federcasse e l’Assopopolari hanno in particolare rappresentato per contrastare fenomeni di razionamento del credito nei confronti delle piccole e medie imprese che operano nell’agricoltura:
introdurre un “fattore correttivo” da applicare alle esposizioni nei confronti di queste imprese ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali. Questa proposta è stata rappresentata congiuntamente dalle associazioni imprenditoriali e bancarie italiane alla Commissione Europea;
– indirizzare verso i Consorzi Fidi di Garanzia risorse finanziarie dedicate (plafond/fondi rotativi) integrate da garanzie suppletive (come quelle gestite da SGFA) che consentano una evoluzione verso intermediari finanziari vigilati e quindi in grado di incidere, anche per quanto concerne il capitale regolamentare, sull’assunzione di rischio della banca. In questa prospettiva, si guarda con grande attenzione anche al processo intrapreso da ISMEA per essere riconosciuta dall’autorità di vigilanza come ECAI (External Credit Assestement Institutions);
– rivedere un approccio, impropriamente penalizzante per il settore agricolo, che non permette l’ammissibilità dei terreni agricoli di produzione quali garanzie eleggibili al fine della mitigazione del rischio.
Le Banche Popolari e le BCC, che in questi anni di crisi hanno continuato a sostenere con convinzione l’economia reale e le famiglie, hanno accresciuto sensibilmente il finanziamento alle imprese agricole. Nel decennio 2001-2011 l’incidenza delle BCC nel finanziamento al settore agricolo in Italia è passato dall’11,1% del 2001 al 18,7% di fine 2011 e quello delle Banche Popolari dal 17,8% al 23,2%.
La delegazione delle Banche Cooperative era composta da: Riccardo De Bruyn, Cesare Pacioni e Maria Grazia Mattioni per l’Associazione Nazionale fra le Banche Popolari e, per Federcasse, dal Direttore Generale Sergio Gatti, con Juan Lopez e Luigi Duranti.
L’audizione fa seguito a quelle rese alla Commissione Finanze e alla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, sempre sull’impatto della nuova disciplina prudenziale sulle banche (Basilea3).
Roma, 14 marzo 2012
Alla fine del 2011 le Banche Popolari in Italia erano 97 per un totale di 9.496 sportelli. La raccolta diretta è stata pari a 455 miliardi di euro (+4,1%) mentre gli impieghi sono stati pari a 386 miliardi di euro (+2,5%), dei quali 237 alla clientela imprese. Il patrimonio è risultato pari a 65,4 miliardi di euro (+7,6%).
A fine dicembre 2011 operavano in Italia 412 BCC con 4.441 sportelli. La raccolta diretta si è attestata a 152,2 miliardi (+ 0,9%) mentre gli impieghi hanno raggiunto i 152 miliardi di euro (+ 3,2%), dei quali 104 a favore della sola clientela imprese. Il patrimonio di sistema è di 19,7 miliardi (+3%), con un tier1 ratio superiore al 14%.