Legge 40. Roccella: Dalla Turco ultimo atto di arroganza per eugenetica

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Legge 40. Roccella: Dalla Turco ultimo atto di arroganza per eugenetica

Legge 40. Roccella: Dalla Turco ultimo atto di arroganza per eugenetica

30 Aprile 2008

“Le nuove linee guida sulla legge 40 sono il regalo
postumo di un  governo già sfiduciato dal
Parlamento, che avrebbe dovuto limitarsi alla gestione dell’attività ordinaria,
e invece ha preferito un ultimo gesto di arroganza”. Lo afferma Eugenia Roccella, deputato del PdL.

Il nuovo testo non
introduce modifiche clamorose, ma cerca di aprire dei varchi interpretativi
nella legge, per consentire la selezione genetica degli embrioni e l’estensione
a coppie non infertili. L’allargamento ai portatori di malattie virali
sessualmente trasmissibili (inserito a seguito di un parere del CSS) viene
motivato con la sterilità di fatto, dovuta all’uso di precauzioni nel rapporto
sessuale;  si tratta però di un criterio
ambiguo e mal definito, che potrebbe ampliarsi fino a comprendere ogni
situazione in cui ci sia impossibilità fisica di concepire, per esempio la
lontananza dei coniugi.

Il punto più controverso delle nuove linee guida
riguarda però il divieto di diagnosi preimpianto. Il Ministro dichiara di
prendere atto della sentenza di Cagliari e soprattutto di quella del Tar del
Lazio (che però rimandava alla Corte Costituzionale). Si mantiene il divieto di
diagnosi preimpianto con finalità eugenetiche ma si elimina l’indicazione,
contenuta nelle vecchie linee guida, che limitava le indagini al livello
osservazionale.

Le legge prevede che ogni indagine sugli embrioni abbia
lo scopo di tutelarne la salute e lo sviluppo, e non sia fatta a scopi
eugenetici. L’indagine osservazionale (cioè di tipo morfologico) ha lo scopo di
informare la coppia su anomalie gravi e irreversibili dell’embrione, che ne
impedirebbero lo stesso sviluppo in utero; la diagnosi preimpianto, invece, è
un test genetico che individua patologie che non  impediscono necessariamente la crescita e
l’impianto dell’embrione, ma hanno un tasso di probabilità più o meno alto di
manifestarsi nel feto o successivamente nell’adulto. Con queste informazioni,
la coppia che ricorre alla procreazione assistita potrebbe rifiutare l’impianto
dell’embrione che abbia qualche “difetto”, come avviene in Inghilterra, dove
ormai si scartano embrioni che possono sviluppare, da adulti, un livello di
colesterolo troppo alto. L’eugenetica, pratica intrinsecamente razzista e
antidemocratica, è la selezione dei “migliori”, scartando chi non è ritenuto
all’altezza degli standard previsti, perché disabile o malato: la diagnosi
preimpianto ha indiscutibili finalità eugenetiche. Sarebbe la prima volta che
un principio eugenetico, che stabilisce una radicale differenza di trattamento
tra  sani e malati, entra nella nostra
legislazione.