Legge di stabilità, fiducia in Senato. Quagliariello: “Cinica follia, speriamo sia l’ultima”
07 Dicembre 2016
Il governo questa mattina ha posto la fiducia sull’articolo 1 che contiene le misure della manovra di bilancio. A chiederla nell’Aula del Senato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. “Autorizzata dal consiglio dei ministri – ha detto Boschi tra i mormorii dell’Aula – pongo la questione di fiducia, senza emendamenti all’articolo 1 del ddl di bilancio nel testo identico a quello approvato dalla Camera”. Subito dopo si è aperta la discussione sulla fiducia. A partire dalle 12 sono iniziate le dichiarazioni dei gruppi sulla fiducia, poi si procederà con le operazioni di voto per appello nominale. Dopo il voto di fiducia, attorno alle 14,30, si passerà alla seconda sezione del ddl bilancio (dall’articolo 2 al 18) e ci sarà il voto finale con procedura elettronica.
La commissione Bilancio – ha detto in aula il presidente Giorgio Tonini (Pd) – ha concluso i lavori intorno alle ore 23 di ieri, con “polemiche e critiche dell’opposizione”. Visto il poco tempo è stato deciso di concludere l’esame senza il mandato al relatore. Il governo dovrebbe incassare l’ok definitivo alla manovra nel primo pomeriggio di oggi, si tratta dell’ultimo passaggio prima dell’avvio formale della crisi. Infatti, una volta messo in sicurezza il Bilancio, Matteo Renzi verosimilmente si recherà al Quirinale per “scongelare” le sue dimissioni, che daranno il via alle consultazioni del Presidente Mattarella con le forze politiche del Parlamento.
Ma la giornata di oggi vede altri due appuntamenti: la direzione del Pd alle 15, che suona più come una resa dei conti interna al Partito Democratico, e dove l’assemblea dem dovrà decidere con quale soluzione presentarsi al presidente della Repubblica; e, successivamente, la riunione dei 5 Stelle. Ieri era circolata la voce di una disponibilità del Partito Democratico a un esecutivo istituzionale, senza politici dem di peso dentro, appoggiato dall’esterno in Parlamento, con la sola missione di varare la legge elettorale su indicazione della Consulta. Questa soluzione permetterebbe al Pd di determinare poi il momento del voto. Inoltre, un governo istituzionale darebbe un segnale di “discontinuita” dal governo Renzi, e permetterebbe al segretario del Pd di presentarsi “ripulito” in campagna elettorale.
Di fatto, l’ipotesi di andare alle elezioni a febbraio è al momento in calo, perché il pronunciamento della Consulta sull’Italicum previsto per fine gennaio non consentirebbe di avere i tempi tecnici per andare alle urne. Il voto anticipato, quindi, ci potrebbe essere, ma entro l’estate, non prima. “Se non si può votare a febbraio a quel punto meglio che ci sia Grasso che un nome espressione del governo Renzi, tipo Padoan o Gentiloni”, spiegano fonti dem. In ogni caso, oggi pomeriggio il Pd dovrà mettere sul tavolo una proposta chiara da presentare al Presidente Mattarella. Franceschini e Renzi si sono visti – sottolineano fonti parlamentari dem – proprio per trovare un’ampia convergenza.
“Per noi si deve andare subito alle elezioni – ha affermato oggi Di Maio, deputato M5S e e vicepresidente della Camera – la proposta per la legge elettorale l’abbiamo fatta, chiamatela pure con simpatia ‘legalicum’. I cittadini italiani devono scegliere con libere elezioni. Basta con i governi fabbricati in provetta”. Sulla stessa linea Matteo Salvini: “O voto subito, oppure ci rivediamo in piazza”, ha detto il segretario federale della Lega Nord, a margine della cerimonia di consegna delle civiche benemerenze a Milano. Ed è lo stesso leader della Lega Nord a tendere la mano al Movimento 5 Stelle per il comune obiettivo di andare al più presto possibile al voto: “Alzino il telefono – ha detto – su certi temi siamo d’accordo. Rinviare il voto è inconcepibile”.
“Speriamo che quello che si consumerà oggi al Senato sia l’ultimo atto di follia di un premier e di un governo che con ogni evidenza intendono trascinare il Paese con loro nel burrone verso il quale, da mesi, hanno puntato a tutta velocità”, ha detto il senatore Gaetano Quagliariello, presidente di ‘Idea’. “Siamo di fronte – prosegue – alla situazione surreale di un governo dimissionario che chiede la fiducia per far approvare in fretta e furia, senza alcuna modifica, una manovra infarcita di marchette elettorali pagate con debiti che già sappiamo ci costeranno in primavera un richiamo UE e probabilmente un manovra aggiuntiva, e che dopo aver imposto tutto questo non dà neanche una parvenza di senso a questa fretta indiavolata perché a quanto pare non formalizzerà oggi le proprie dimissioni”.
“Il disprezzo per il bene comune che da questa follia trasuda è ben rappresentato dalla decisione cinica di abbandonare a se stessi i cittadini di Taranto dopo aver preso in campagna elettorale impegni solenni sulla tutela della loro salute. Sarebbero bastati due giorni di lavori, con un passaggio veloce alla Camera, per evitare questo scempio. E’ una follia – conclude Quagliariello -, e speriamo davvero sia l’ultima”.