Legge di Stabilità: prove d’intesa tra Pd e Pdl, ma Fassina frena
11 Novembre 2013
di redazione
Due emendamenti alla legge di Stabilità – uno proveniente dalle file del Pdl (prima firmataria Anna Cinzia Bonfrisco), l’altro da quelle del Pd (primo firmatario Giancarlo Sangalli rispondono allo stessa proposta: esentare dall’Irpef i redditi inferiori ai 12.000 euro. Potrebbe essere quindi questo il terreno comune di una possibile intesa tra i due principali partiti della maggioranza, anche se c’è chi, come il sottosegretario Stefano Fassina, invita alla cautela invitando a considerare il tema delle coperture dei provvedimenti. Maurizio Sacconi propone di tassare tutto il salario di produttività al 10%. L’imposta al 10% si applicherebbe in questo modo solo ai redditi inferiori ai 40.000 euro annui su una retribuzione lorda non superiore ai 6.000 euro. Altri emendamenti Pd-Pdl presentati alla legge di Stabilità prevedono inoltre di reintrodurre gli sgravi per i figli, nella misura di 50 euro ciascuno. Tra le numerose proposte, il Pdl con Federica Chiavaroli punta a fare in modo che nel conteggio della nuova Trise si faccia riferimento alla capacità contributiva e in aggiunta siano previste le detrazioni mentre nell’emendamento a firma Nicoletta Favero si prevedono unicamente gli sgravi. Stefano Fassina, viceministro dell’economia, ha però bocciato l’idea: l’operazione, afferma, è “molto costosa e non è finalizzata soltanto ai redditi più bassi. Ne beneficerebbero anche i più ricchi. Le poche risorse a disposizione le dirotterei su quella parte di lavoratori e famiglie più in difficoltà mentre aumentare la ‘no tax area’ vuol dire darle anche a chi ha un milione l’anno. Non mi sembra una priorità”.