Legge elettorale e premiership nell’agenda del Pdl (e del Cav.)
03 Settembre 2012
Legge elettorale a premiership. Se prima non si sciolgono questi due nodi, sarà difficile riuscire a districare la matassa. Con quale sistema di voto andare alle urne e con quale candidato premier, sono le coordinate attorno alle quali il Pdl dovrà dare segnali concreti nelle prossime ore, almeno da domani in poi, giorno del vertice col Cav. a Palazzo Grazioli.
Una riunione con lo stato maggiore del partito per sì, fare il punto alla ripresa dell’attività parlamentare – riforme ma anche il dossier giustizia e intercettazioni sul quale i pidiellini sembrano intenzionati a dare battaglia – ma soprattutto per chiarire i punti ancora da chiarire all’interno e poi andare a stringere (se sarà possibile) con Pd e Udc. Non è casuale la data di oggi per il vertice a Palazzo Grazioli perché coincide con la nuova riunione del comitato ristretto in Senato chiamato a trovare la via per un’intesa sulla legge elettorale, dopochè la scorsa settimana qualche passo in avanti è stato fatto anche se senza grandi slanci.
E che collegato al tema della legge elettorale vi sia anche quello della premieship va da sé: è proprio dal modello di voto sul quale le forze politiche troveranno il punto di caduta migliore possibile, che discenderà la decisione definitiva di Silvio Berlusconi. La riserva, pare di capire, verrà sciolta solo nel caso in cui il quadro sarà chiaro una volta per tutte. Resta però un dubbio di fondo che nell’inner circle berlusconiano viene tenuto in considerazione: un’eventuale accelerazione sulla legge elettorale adesso, potrebbe spingere la sinistra data in vantaggio nei sondaggi, a soffiare sul fuoco – mai sopito – del voto anticipato.
Ipotesi che il centrodestra ormai sembra non considerare più nel novero degli scenari futuri e futuribili, al netto della componente pasdaran del partito che ciclicamente torna alla carica. Non solo per questioni tattiche, quanto perché vi è la consapevolezza che il voto in autunno avrebbe effetti devastanti per il Paese sul versante economico e nessuno ha intenzione di intestarsi la responsabilità di un eventuale scenario.
Sul piano tattico, Berlusconi sa di aver bisogno di tempo per riorganizzare le fila di un partito che vuole proporsi come forza di governo e per questo deve puntare su un programma per l’Italia credibile ed efficace in tempi di crisi. Riorganizzare le fila, poi, significa anche superare le diatribe interne e parlare con una voce sola al popolo di centrodestra e a quella parte di elettorato deluso e distante. Insomma, ricostruire l’identità del centrodestra e focalizzare l’impegno su pochi ma fondamentali punti, in primis economia e sviluppo.
Il vertice a Palazzo Grazioli precede di poche ore la riunione del comitato ristretto al Senato nella quale gli ‘sherpa’ dei partiti tenteranno di mettere nero su bianco i dettagli di un accordo di massima che pare sia già nelle cose. I contatti vanno avanti più o meno quotidianamente ma serve la quadratura del cerchio e le posizioni non sembrano ancora convergere sulla quota del premio di maggioranza al partito che prende più voti e su preferenze e collegi. E che le posizioni non siano chiare neppure all’interno dei singoli partiti lo dimostra ad esempio nel Pdl (ma la stessa cosa accade nel Pd), il botta e risposta a distanza tra due ex colonnelli di An, Gasparri e Matteoli. Il primo ha dichiarato che il Pdl punta sulle preferenze; il secondo lo ha rimbeccato puntualizzando che lui ed altri ad esempio, sono contrari e dunque la linea declinata dal presidente dei senatori Pdl non è quella di tutto il partito.
L’unica cosa certa è che nel momento in cui si dovesse raggiungere un accordo sulla legge elettorale, Berlusconi dovrà sciogliere quella riserva che ne ha accompagnato il ‘silenzio’ estivo (settanta giorni) dopo l’annuncio, a giugno, dell’intenzione di candidarsi. E lo dovrà fare velocemente perché la campagna elettorale ha riti e scadenze che non presuppongono tentennamenti e perché sarà fondamentale mettere fine alle fibrillazioni interne su questo punto. Non a caso c’è chi tra i deputati pidiellini non esclude che se ci sarà l’accordo tra le forze politiche sulla legge elettorale, il Cav. potrebbe comunicare la sua decisione già a metà settembre, magari proprio dal palco di Atreju la festa dei giovani pidiellini: il 14 settembre, infatti, Berlusconi sarà ospite della quattro-giorni organizzata come ogni anno da Giorgia Meloni. Vedremo.
Il vertice di oggi servirà a fare il punto anche sull’agenda parlamentare nella quale il Pdl intende inserire fin da subito il dossier giustizia e in particolare quello sulle intercettazioni. Al punto che già giovedì nella riunione della capigruppo a Montecitorio si tornerà a sollecitare la calendarizzazione del ddl sulle intercettazioni, tema sul quale il Pdl è pronto a dare battaglia. Battaglia in Parlamento, anche se quella decisiva sarà nelle urne tra sei mesi. Salvo, come si suol dire, colpi di scena.