Legge elettorale, Quagliariello: “Senza trucchi meta vicina”

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Legge elettorale, Quagliariello: “Senza trucchi meta vicina”

Legge elettorale, Quagliariello: “Senza trucchi meta vicina”

16 Luglio 2007

Mentre i referendari si avvicinano a tagliare il traguardo delle 500mila firme, rispunta l’ipotesi di una soluzione parlamentare imperniata sul sistema tedesco. Un modello che nel centrodestra è caldeggiato dall’Udc, contestato da An e non inviso alla Lega. Quanto a Forza Italia, gli osservatori della politica cercano di indovinare le strategie azzurre a partire da alcuni segnali – un incontro tra Giulio Tremonti e Umberto Bossi, l’invito di Renato Schifani a “trovare un rapido accordo in Parlamento” partendo “dai punti condivisi da maggioranza e opposizione” e considerando lo sbarramento al 5 per cento come una “base utile”. Interpellato dal VELINO, Gaetano Quagliariello, primo firmatario di una proposta sul sistema elettorale per il Senato presentata da FI a Palazzo Madama dopo la “falsa partenza” della “bozza Bianco”, chiarisce le condizioni del partito di Silvio Berlusconi per una riforma che possa essere condivisa da maggioranza e opposizione. Secondo il senatore di FI la soluzione è “a portata di mano” e può essere sottoscritta da “quasi tutti”, purché la maggioranza si impegni nel confronto sulla riforma elettorale senza doppi fini né tattiche dilatorie. “Sulla legge elettorale – spiega Quagliariello – Forza Italia procede con cautela e passo dopo passo. Tenendo presente che il sistema elettorale è uno strumento empirico che va coordinato con gli obiettivi da raggiungere. Mi sembra che gli obiettivi – strettamente correlati – siano due: salvare il bipolarismo e sconfiggere la frammentazione. Al contempo, però, bisogna considerare – prosegue il senatore di FI – la situazione politica che si sta delineando. Nella quale spiccano tre fattori: la nascita del Partito democratico; il rafforzamento e il radicamento di Forza Italia (confermati dalle recenti tornate elettorali); la grandissima e crescente difficoltà della coalizione di maggioranza a stare insieme. In particolare, dobbiamo dare il giusto peso alla voglia del Pd di determinare – indipendentemente dalle possibilità di riuscita dell’operazione – una tendenza centripeta nell’ambito del centrosinistra. Ambizione che, da un punto di vista generale, consente l’emergere di due partiti centrali nei rispettivi schieramenti, in grado di riconoscersi e di veicolare l’integrazione delle rispettive estreme”.

D’altra parte, in caso di necessità impellenti – o se le rispettive estreme diventassero troppo estreme – questi due partiti principali – continua Quagliariello – potrebbero allearsi. Per questo la frammentazione del sistema politico non deve andare oltre una certa soglia. Al contempo, è da ricordare che i sistemi elettorali sono come delle correzioni ortopediche – perché la protesi funzioni è necessario che la gamba ci sia. Si può pertanto prendere in esame l’ipotesi – purché vi sia la garanzia di ridurre la frammentazione – di scommettere che il bipolarismo si sia radicato a tal punto da resistere senza correzioni ortopediche. Di qui – rileva il senatore azzurro – nasce l’idea di rendere il sistema più elastico senza pregiudicare il bipolarismo. Per esempio riducendo o annullando il premio di maggioranza, purché si stabilisca un’effettiva soglia di sbarramento del 5 per cento, come quella che abbiamo proposto per il Senato (e non come lo sbarramento dello zero virgola suggerito nella bozza Bianco). Ma si tratta di vedere su carta se le soluzioni possano essere idonee all’obiettivo. Noi abbiamo emesso un segnale in questa direzione. Seguendo il percorso indicato da FI – sottolinea Quagliariello – si potrebbe giungere al traguardo in pochi mesi – sempre che vi sia la volontà politica di riuscirci”. Ma le manovre del centrosinistra possono puntare a emarginare FI, intessendo un dialogo con Lega e Udc in grado di prolungare la durata del governo Prodi? “Può darsi – risponde Quagliariello – che qualcuno nella maggioranza abbia accarezzato un simile progetto. Ma sarebbe un calcolo di breve respiro. Anche perché – come gli strateghi dell’altro schieramento dovrebbero sapere – Udc, Lega e FI si parlano. L’obiettivo di modificare la legge elettorale nasce da esigenze reali: nessuno ne faccia un alibi. Ma noi dobbiamo prendere atto dei tre fattori poco fa indicati. E chiederci se esistano le condizioni per due partiti centrali che siano veicoli di integrazione politica – non solo delle forze estreme. Ma – ribadisco – se la risposta è sì, la riduzione della protesi maggioritarie va abbinata con regole volte a ridurre la frammentazione”.

Quagliariello mette l’accento sul fatto che “queste opportunità vanno comunque verificate in Parlamento a partire dal dibattito sulla legge elettorale avviato al Senato. Un dibattito che secondo noi deve svolgersi con la massima chiarezza (non a caso, rispetto alla bozza Bianco, abbiamo senza polemiche presentato una proposta di modifica della legge elettorale per il Senato con la quale abbiamo riportato il treno sui binari giusti). Tutti devono però rammentare che la legge elettorale serve per mettere il paese in condizione di tornare al voto. Se è possibile perfezionare il sistema di voto, dobbiamo farlo al più presto, perché si può tornare alle urne da un momento all’altro. Inoltre vanno evitati trucchi che mirino a indebolire il vincitore delle prossime elezioni (oggi si presume che sarà il centrodestra). Se si accantonano i trucchi, la soluzione in grado di accontentare quasi tutti può essere a portata di mano. Quanto alle riforme da fare nella prossima legislatura, si tratterà di adeguare i regolamenti parlamentari – soprattutto le parti che riguardano la costituzione dei gruppi – ai cambiamenti della legge elettorale. Proprio l’incapacità di intervenire sui regolamenti parlamentari è un punto debole del referendum elettorale”. Alla prossima legislatura vanno rinviate – avverte Quagliariello – anche le ipotesi di modifica della Costituzione miranti ad aggiornare il nostro sistema istituzionale: “Parlare di riforme istituzionali per questa legislatura? Chi lo fa butta la palla avanti alla ‘viva il parroco’. Anzi, alla ‘abbasso il parroco’, vista – conclude il senatore di FI – la collocazione dello schieramento tentato di interpretare così la partita”.