Leggere domani. Ecco perché le biblioteche serviranno anche in futuro

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Leggere domani. Ecco perché le biblioteche serviranno anche in futuro

30 Giugno 2016

Il mondo delle biblioteche è destinato a cambiare nei prossimi anni. Le biblioteche tradizionali oggi occupano spazio, costano, spesso subiscono tagli pesanti dei governi nelle politiche di risanamento della spesa pubblica, e subiscono la concorrenza del digitale. Se è vero che bisogna preservare le biblioteche come luoghi e spazi comuni, è anche vero che la innovazione tecnologica apre nuove chance per la fruizione dei libri, la diffusione della lettura, la accessibilità alla conoscenza.

Biblioteche sempre più “immateriali”, quindi, come Google Books dove già oggi è possibile accedere a una sterminata serie di titoli. La “fruizione” diventa il frutto di un processo che coinvolge spazi, luoghi fisici e concreti, il web e internet. Va tenuto presente che sempre di più cambia anche la figura del lettore, sempre meno topo da biblioteca è sempre di più utente connesso che oltre alla lettura cerca esperienze multimediali. La biblioteca è sempre stata un luogo in cui fruire di cultura e informazioni, dicono gli esperti, Ma oggi è diventata un luogo dove creare informazione, cultura e integrazione.

Ripensare le biblioteche significa quindi contrastare la deriva degli ultimi anni: In Inghilterra, negli ultimi sei anni, hanno chiuso 350 biblioteche pubbliche. Altre 111 chiuderanno entro la fine dell’anno. In tutto, fanno 8mila bibliotecari in meno. Conseguenza di politiche come abbiamo detto discutibili legate ai tagli alla spesa. Secondo John Palfrey, giurista di Harvard, direttore e fondatore della Digital Public Library of America, “nell’era di Google le biblioteche sono più importanti che mai”.

Le biblioteche non solo accolgono e raccolgono, ma espongono, dice Palfrey. Espongono a una possibilità di conoscenza maggiore: l’incontro personale, con un libro, una rivista, l’occasione di apprendere l’uso di nuove tecnologie o servizi. I ragazzi apprendono e vivono in un unico ambiente, misto di digitale e analogico. Cade la differenza “offline” o “online”, il consumo di informazioni diventa organico e unitario.

L’autore osserva come molte delle biblioteche pubbliche americane costituitesi agli inizi del XX secolo grazie ai lasciti e alla filantropia del magnate Carnegie sono state chiuse o riconvertite ad altri scopi. Subiscono la concorrenza di nuovi “terzi luoghi”: centri commerciali, Starbucks, McDonald. Luoghi nei quali si offrono connessioni internet wifii gratuite. Proprio per questo, secondo l’autore, bisognerà abbandonare l’idea che le biblioteche sono destinate al tramonto con l’avvento del digitale.

Le biblioteche dovrebbero trasformarsi da luoghi dove l’informazione viene conservata, a luoghi dove viene creata e condivisa. In un mondo solo apparentemente non intermediato, dove la maggior parte degli utenti del web e degli studenti usa strumenti di ricerca senza particolari capacità e senza abilità nello sfruttarli a dovere, il bibliotecario assume il ruolo chiave di un traghettatore, radicalmente diverso eppure necessario e complementare a quello degli insegnanti.

Palfrey, autore di BiblioTech. Perché le biblioteche sono importanti più che mai nell’era di Google, è Preside della Phillips Andover Academy (Massachusetts), è stato tra gli artefici della riorganizzazione della Harvard Law School Library ed è direttore e fondatore della Digital Public Library of America.