Legittimo impedimento, la Corte verso l’ipotesi del “compromesso”
10 Gennaio 2011
Ci siamo, la sentenza sul legittimo impedimento è agli sgoccioli e la tensione nel mondo politico è alle stelle. Domani mattina alle 9,30 inizierà l’udienza pubblica della Corte Costituzionale sul provvedimento poi, dopo una giornata dedicata al pronunciamento sul referendum abrogativo promosso dall’Idv di Antonio Di Pietro, giovedì arriverà il verdetto definitivo.
Il presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo ha infatti deciso di non riunire, come è invece consuetudine, i giudici per la decisione immediatamente dopo l’udienza pubblica. Questo per consentire al giudice Maria Rita Saulle – che è in precarie condizioni di salute – di non affaticarsi troppo e poter così partecipare sia all’udienza che alla Camera di Consiglio.
A rigor di logica, i risultati della votazione potranno essere due: il rigetto dell’istanza di incostituzionalità (in questo caso lo "scudo" per il premier e i ministri non cambierebbe di una sola virgola) oppure l’accoglimento del ricorso presentato dai giudici di Milano che hanno sollevato dubbi sulla legittimità della norma nell’ambito di uno dei processi in cui è imputato il premier Berlusconi. In quest’ultimo caso il legittimo impedimento diventerebbe carta straccia e ne decadrebbe ogni effetto.
Ma siccome la logica politica va spesso oltre le possibilità più semplici, è probabile, almeno secondo rumors di Palazzo, che il verdetto si fermi esattamente a metà tra l’una e l’altra strada. La soluzione che alcuni ritengono più probabile è la cosiddetta "sentenza interpretativa di rigetto", ovvero il pollice all’insù per la norma, sostenendo però che per essere pienamente conforme alla Costituzione occorre che il giudice valuti caso per caso se ci sono gli estremi per un legittimo impedimento oppure no.
Una soluzione "rocambolesca" per mettere d’accordo tutti? C’è chi sostiene sia così, ma è un dato di fatto che questa opzione mirerebbe a risolvere un’incertezza di carattere tecnico-giurisprudenziale di non poco conto. La legge al vaglio della Consulta, infatti, non chiarisce in modo univoco due aspetti fondamentali: se il rinvio dell’udienza sia automatico e obbligatorio per il giudice e se quest’ultimo possa sindacare la legittimità dell’impedimento addotto dall’imputato. Dunque, con questa "sentenza interpretativa di rigetto" si potrebbe far fronte all’esigenza di una maggior chiarezza giurisprudenziale.
Una possibilità, questa, che riaprirebbe inesorabilmente le porte del tribunale di Milano al Cavaliere per i processi Mills, Mediaset e Mediatrade ma che, in fin dei conti, lascia spazio di manovra al pool di avvocati che da tempo seguono i dossier. Secondo l’analisi del costituzionalista Tommaso Edoardo Frosini se le indiscrezioni fossero confermate dalla decisione della Corte, "ogni volta che un giudice dovesse ritenere illegittimo l’impedimento per l’imputato di presentarsi in udienza, i suoi avvocati potrebbero contestare questa decisione sollevando un conflitto d’attribuzione fra poteri dello Stato e chiedendo alla Consulta di pronunciarsi in merito al caso specifico".
Se invece le voci di corridoio dovessero risultare solo un fuoco di paglia e la Corte dovesse bocciare in toto il provvedimento, ci sarebbero forti contraccolpi politici. Sia dalle file della maggioranza che da quelle dell’opposizione, infatti, regna la consapevolezza che un eventuale pronunciamento sfavorevole della Consulta avrebbe un peso determinante sull’attuale compagine di governo e anche sul futuro della legislatura. Del resto, i recenti affondi del Cav. alla magistratura sembrerebbero rivelare la strategia berlusconiana: se la Consulta intimasse l’alt al ‘legittimo impedimento’ vorrebbe dire che i giudici non consentono all’esecutivo di governare. E allora? In quel caso la maggioranza chiederebbe subito le elezioni.
Quello che è certo è che tra domani e giovedì, si passerà dalle ipotesi ai fatti. E dalla discussione forse si inizieranno a delineare in modo più chiaro le intenzioni dei giudici, considerando che, tra i fautori del no ai tre ricorsi presentati dalla magistratura di Milano (sette membri della Consulta) e i favorevoli alla bocciatura del legittimo impedimento (otto togati), non si sa dove l’ago della bilancia andrà a puntare.