L’Enel fa il nucleare all’estero pensando all’Italia
11 Dicembre 2007
La
recente firma degli accordi con EDF
francese e con il Governo albanese per
la partecipazione ad attività produttive elettriche in quei Paesi , fa seguito
ad una politica di azienda italiana
multinazionale , che da qualche anno ENEL
pratica.
In verità le cosiddette privatizzazioni e liberalizzazioni
dell’ENEL anni 90 furono un fiasco: malfatte e con scarsissimi risultati. Ancor peggio andò, quando ENEL si allontanò
dal suo mestiere (il cosiddetto “core business” ), per gettare i soldi
ricavati dalle bollette elettriche in altri campi di attività.
Ora l’Azienda
sembra tornata a occuparsi unicamente di elettricità e a cercare di farlo con
due obbiettivi chiari: cercare di garantire all’Italia una quantità di
elettricità sufficiente ai fabbisogni ; cercare di restare al vertice delle
tecnologie del ciclo elettrico, in tutti i suoi aspetti.
Garantire elettricità
all’Italia, che sembra continuare a non volere centrali elettriche, non è
certo facile. Ancor più difficile diventa, quando a marciare contro le nuove
produzioni e distribuzioni elettriche sono direttamente i governanti di questo
Paese.
Come fare? Innanzitutto puntare sulla integrazione elettrica europea:
l’Europa ha portato non pochi problemi, (a cominciare da quella maledetta
parità Euro-Lira, stabilita non si sa da chi e non si sa come ), ma può
aiutare a risolverne altri.
L’integrazione elettrica è uno di questi. Si tratta
di lavorare per acquisire con una certa continuità, a prezzi di mercato, il
prodotto elettrico dal mercato europeo; per far ciò bisogna star dentro alla
sua attività imprenditoriale di produzione e aumentare il più possibile le
interconnessioni che l’Italia ha con il resto del continente.
E questo ha fatto
l’ENEL con l’accordo del 30 novembre scorso con EDF; partecipazione del 12,5%
al capitale di un nuovo impianto nucleare francese; opzione per altri 5 dello
stesso tipo; garanzia di accesso ad una quantità di elettricità da 600 MW di
potenza ( 2008 ) fino a 1220 ( 2012): e cioè la garanzia di acquisizione di
elettricità italo- francese di origine nucleare, da circa 3,5 a 7 miliardi di
Kwh.
Questione di non poco conto se si considera che le nostre importazioni
complessive di elettricità si aggirano oggi sui 50 milardi di Kwh. Terna per
parte sua ha firmato con la sua omologa francese , la Rte, un accordo per il
potenziamento di un 60% delle linee che ci collegano alla Francia , rendendo
così possibile questa spinta alla integrazione elettrica tra i due Paesi.
Non
solo: forse il punto più importante da sottolineare è la ripresa della presenza
italiana nel lavoro tecnologico di punta in campo elettro-nucleare.
Abbiamo
passato anni in cui mai abbiamo abbandonato il settore; ma gli ingegneri
nucleari italiani hanno pagato a caro prezzo scelte errate del propri governi:
e molti di loro sono stati costretti a gettare la spugna e a andarsene o a
cambiare mestiere.
Oggi ENEL partecipa alla progettazione e costruzione di un
impianto nucleare di terza generazione, l’EPR di Flamanville, e si è già
impegnata a proseguire in questa direzione per altri cinque impianti analoghi.
Naturalmente in barba al povero Ministro
Pecoraro, che continua a predicare infantilismi, forse convinto della loro
serietà tecnologica e del loro futuro industriale. Dunque è ripartito il
nucleare per la nostra più importante Azienda elettrica, se pur all’estero.
Da
tempo con l’acquisizione di altre aziende,come la “piccola”SE , slovacchia e , nel
settembre scorso, la prestigiosa Endesa
spagnola, ENEL aveva ereditato anche una piccola forza di centrali
elettro-nucleari. Ma lavorare sulle EPR francesi e cominciare a traguardare
anche l’elettronucleare di quarta generazione , significa essere tornati al
vertice di quel mondo tecnologico.
Ma, sempre nella politica della ricerca di
un sviluppo del proprio core business, ENEL si è anche impegnata nelle nuove
tecnologie sul carbone (Albania) , in campo idroelettrico (Messico), nelle
energie rinnovabili (19mila MW installati in impianti idroelettrici,eolici,
geotermici, solari e biomasse), nelle reti di distribuzione (Romania).
In
poche parole ENEL è andata a fare all’estero quello che in Italia non le
lasciavano fare. E permette così di mantenere l’Azienda ad un livello
tecnologico tra i più elevati nel mondo.
Le resta da vincere l’altra sfida :
quella del caro – bollette. Per ora è ancora perdente e quindi sono gli
italiani a finanziare la sua giusta crescita tecnologica e aziendale: ma le
tariffe dovranno tornare a valori di mercato accettabili per le famiglie e per
le imprese.
Questa resta ora la sfida più difficile, tenuto conto della
povertà energetica e non, di questo Paese.