L’entrata della Russia nella Wto è una grande opportunità per l’economia
16 Novembre 2011
Sulla maglietta che il direttore generale della Pascal Lamy ha regalato al capo negoziatore russo c’era stampata la scritta "Benvenuti nella Wto…finalmente”. Effettivamente il cammino di Mosca per entrare nell’Organizzazione mondiale per il commercio è stato lungo e tortuoso. La Russia è l’ultima delle grandi potenze a entrare nell’Organizzazione, dopo che la Cina lo aveva fatto addirittura dieci anni fa, nel settembre del 2001.
Membro anziano del club dei Bric, il Cremlino ci ha messo 18 anni ad entrare nella World trade organization. Cosa che non aveva mancato di irritare Vladimir Putin. La Russia da parte sua è destinata a entrare a far parte del grande gioco dell’economia internazionale dopo un interminabile apprendistato cominciato nel 1993 quando l’associazione ancora si chiamava Gatt (General agreement on tariffsand trade, cioè Accordo generale sulle tariffe e sul commercio) ed è chiamata ad adattarsi alle nuove regole. L’ultima curva della strada per entrare nella Wto è stata particolarmente complicata. La Georgia ha messo in campo un’opposizione fermissima. Tblisi, che dopo la guerra del 2008 aveva annunciato di voler bloccare l’ingresso russo sino a che non si fosse chiarito lo status internazionale delle due repubbliche separatiste, Abkhazia e Ossezia del Sud, non ne voleva sapere di concedere il pass d’ingresso al Cremlino. Il governo georgiano non ha sinora riconosciuto l’indipendenza delle regioni, che invece già da tre anni sono considerate come Stati indipendenti da Mosca. La comunità internazionale si è schierato con la Georgia sostenendo l’integrità territoriale senza riconoscere l’indipendenza di Sukhumi eTskhinvali. Ma la realtà dei fatti, di fronte a una situazione bloccata e irrisolvibile nel breve periodo, ha portato l’Occidente a fare pressioni sulla Georgia perché ammorbidisse la sua posizione.
Nelle trattative per l’adesione di un paese alla Wto sono necessari negoziati bilaterali con ogni membro. Basta il parere contrario di un solo Stato per congelare il processo. È stata la presidente della Svizzera Micheline Calmy-Rey a fare la spola tra Mosca e Tbilisi, incontrandosi con Dmitri Medvedev e Mikhail Saakashvili. Ai due ha offerto una soluzione di compromesso con controlli internazionali ai confini con Abkhazia e Ossezia ma soprattutto ha fatto capire alle autorità georgiane che dopo tre anni di stallo era il caso di rinunciare a una posizione dannosa per tutti, soprattutto dopo che Bruxelles e Mosca avevano concluso gli ultimi negoziati. Alla fine è stato trovato un accordo e magari i negoziatori hanno brindato con una buona bottiglia di vino georgiano.
La Russia rappresentava il mercato più importante per le aziende vinicole georgiane (e per la nota acqua minerale Borjomi). Il Cremlino aveva bloccato l’importazione di prodotti georgiani già nel 2006, deprimendo la già fragilissima economia del paese caucasico. Superati i dissidi con il riottoso vicino, a metà dicembre, al vertice dei ministri del Commercio dei 153 Paesi membri, la Russia verrà invitata formalmente nella Wto. L’adesione all’organizzazione è una grande opportunità per l’economia russa. Dopo il caos degli anni ’90 e il default del 1998, entrare a far parte dell’Organizzazione può essere una grandeopportunità per modernizzare il sistema economico. Soprattutto dovrà essere lo stimolo per riconvertire l’economia russa troppo dipendente dalle esportazioni di idrocarburi.
L’export energetico, che rappresenta il 40% delle entrate federali, sarà limitato. Petrolio e gas non sono coperti dalle regole Wto. Ma il cambiamento andrà gestito gradualmente perché le industrie russe sono troppo abituate alle protezioni dei dazi e barriere doganali per buttarsi immediatamente nel mercato mondiale. Ma l’ingresso del gigante eurasiatico nella Wto è una grande opportunità anche per un’economia globale sull’orlo della recessione. La Banca mondiale ha calcolato un’ulteriore crescita del 3% del bilancio nazionale, legata all’entrata nella Wto. L’Occidente è sempre più con l’acqua alla gola e ha bisogno di nuovi mercati e di un nuova locomotiva che traini l’economia mondiale.