L’eredità di Renzi: 6 milioni e mezzo di Italiani sognano un lavoro, il resto si accontenta del telefonino
30 Dicembre 2016
L’aggettivo più calzante per riassumere in una parola i dati dell’annuario Istat che fotografano, come si dice abitualmente, usi e costumi degli italiani, lo ha utilizzato il senatore Maurizio Sacconi, commentando la palude in cui lentamente sta affondando il nostro Paese. Una Italia “rattrappita”, come l’ha definita il presidente della commissione lavoro di Palazzo Madama. Una Italia che invecchia sempre di più e che fa sempre meno figli, dove diminuiscono persino i proprietari di casa (l’acquisto dell’abitazione è sempre stato il primo obiettivo degli italiani) e cala pure il numero dei giovani che proseguono gli studi iscrivendosi all’università. Una Italia, soprattutto, dove ben 6 milioni e mezzo di persone sognano un lavoro che non hanno.
Su 60 milioni e passa di italiani, infatti, lavorano solo 22 milioni di persone, di cui 16 milioni e mezzo a tempo pieno, se tra questi ultimi si sommano i 12 milioni circa di dipendenti e 4 milioni e 600 mila autonomi. Nessun cinguettio trionfante dell’ex rottamatore di Rignano sull’Arno, quel Renzi in vacanza da Twitter ormai da una settimana e che non torna certo a compulsare messaggini beneauguranti vista l’aria amara che c’è in giro. Quella Italia che Renzi aveva promesso di rivoluzionare, lui, giovane capo di un’armata di quarantenni, mentre in quasi tre anni di governo è stato capace solo di lasciarsi dietro la più bassa crescita Europea, la più alta disoccupazione giovanile, e un mezzogiorno che a stento recupera qualche posto di lavoro rispetto alle centinaia di migliaia persi dal 2008 ad oggi. Tace Renzi il twittarolo, tace il fido Alfano.
Twitta invece il premier clone, Gentiloni, che dimostra di aver appreso alla perfezione la lezione del suo predecessore, “possiamo fare di più”, scrive, ma sembra una pubblicità, “a Natale si può fare di più”. Dai dati ISTAT, dice Sacconi, “emerge una sollecitazione implicita alla politica affinché sia capace di visioni e progetti di medio periodo come lo sviluppo demografico, i maggiori livelli di istruzione e formazione, una piu’ larga occupazione, la ripresa della patrimonializzazione delle famiglie”.
Se il quadro è quello ‘fotografato’ da Istat, viviamo in un Paese che si sta rassegnando a vivere di solo presente, senza prospettive di futuro e di crescita. Un Paese dove 6 milioni e mezzo di persone sognano di trovare un lavoro, e tutti gli altri sembra si accontentino di avere l’iPhone ultimo modello. Il cellulare, infatti, ce l’hanno il 91 per cento delle famiglie, dice sempre Istat. Eccola quindi la vera eredità renziana: la nuova protesi nelle mani di chi si accontenta e non gode.