L’eresia riformista: la cultura socialista ai tempi di Craxi
02 Settembre 2010
L’eresia riformista non ha la pretesa di un saggio storico sul psi né quella di una cronaca del nuovo corso socialista. L’eresia riformista è semplicemente un racconto di storie, di uomini e d’idee. Un contributo alla ricostruzione dell’identità e delle battaglie culturali socialiste negli anni di Craxi. Anni in cui, per la prima volta nel corso del Novecento, il riformismo è divenuto cultura condivisa e maggioritaria nel psi.
In Italia il riformismo per oltre un secolo ha avuto una vita difficile. Socialisti, socialdemocratici e liberalsocialisti hanno faticato ad affermarlo come cultura prevalente della sinistra. Il riformismo ha dovuto cedere il passo di volta in volta al massimalismo, al comunismo, al fascismo e poi ancora al comunismo.
Riformismo è stato per lungo tempo parola impronunciabile a sinistra, sinonimo di fragilità, impotenza, tradimento. Posto a confronto con le ideologie forti, con le certezze dottrinarie delle chiese dominanti, soprattutto di quella comunista, il riformismo ha dovuto imboccare le vie minoritarie dell’eresia e ingaggiare battaglie dolorose.
Sono stati figure eretiche del socialismo riformista italiano pionieri del movimento dei lavoratori come Filippo Turati, Leonida Bissolati e Anna Kuliscioff, innovatori come Gaetano Salvemini e Carlo Rosselli e, in tempi successivi, Giuseppe Saragat, Pietro Nenni e Bettino Craxi. Il riformismo in Italia, diversamente da Inghilterra, Francia, Germania, Svezia e poi anche Spagna, Portogallo e Grecia, è rimasto permanentemente condannato a un ruolo di minoranza. Il riformismo, almeno a parole, diviene accettabile, anzi maggioritario, solo dopo il 1993, dopo la dissoluzione – l’auto-dissoluzione per alcuni – del Partito socialista: la bandiera riformista, calpestata in Italia per quasi tutto il Novecento, diventa il vessillo, lo slogan dei revenant. Morti i riformisti trionferebbe il riformismo.
Per la storiografia comunista prevalente le vicende del riformismo italiano non sarebbero neanche degne di nota, giudicate come sono inconsistenti politicamente, vacue e indefinibili dal punto di vista teorico. Anche politici e intellettuali di formazione comunista meno inclini all’antisocialismo hanno posto la domanda: se c’è, in che consiste la cultura riformista? Il quesito nasconde una certezza e una perfi dia: la forza della compiutezza dogmatica del marxismo-leninismo è posta a confronto con la naturale mutevolezza del riformismo, aperto per sua natura alle trasformazioni e al progressivo aggiornamento. Il riformismo è un sistema di valori che si misurano con la realtà e procede per tentativi e per errori; un metodo che usa il dubbio come criterio, vive evolvendo e mettendosi continuamente in discussione, aggiornandosi. Le due anime culturali della sinistra italiana contrappongono metodo a dottrina, criteri a fede, valori a dogma, dubbi a certezze.
Questo libro ordina documenti, testimonianze, riflessioni per contribuire alla ricostruzione di voli e cadute, anticipazioni e ritardi di una comunità obbligata a essere eretica, nel tentativo di comporre un rendiconto culturale e politico di più generazioni d’intellettuali e dirigenti socialisti. Una storia declinata al plurale.
L’eresia riformista tenta di rispondere ad alcuni interrogativi: che eredità culturale giunge al gruppo dirigente che con Craxi assume la guida del psi nel 1976? Che cosa è stato innovato? Quale coerenza c’è stata fra la teoria e la pratica politica e di governo? Perché sono state vinte tante battaglie e si è persa la guerra? È diventata opinione corrente, quanto destituita di fondamento, che Craxi non amasse gli intellettuali. All’avventura del suo psi cooperarono migliaia d’intelligenze professionali, accademiche, tecniche, scientifiche, artistiche. Il libro ricostruisce la complessa geografia umana e culturale del nuovo corso socialista, richiamando le storie di tanti che hanno contribuito al rinnovamento del socialismo italiano, uomini e donne cancellati da una memoria selettiva che consuma le sue piccole e meschine vendette. Sono storie di una minoranza resistente e caparbia. L’eresia riformista ha l’ambizione di seminare dubbi e dare tracce per la ricerca storica che verrà.
Bruno Pellegrino, "L’eresia riformista. La cultura socialista ai tempi di Craxi", Edizioni Angelo Guerini e Associati 2010