L’esercito avanza e le Tigri Tamil finiscono al guinzaglio

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L’esercito avanza e le Tigri Tamil finiscono al guinzaglio

17 Gennaio 2009

L’ imponente offensiva scatenata dall’esercito dello Sri Lanka contro la guerriglia separatista delle Tigri per la Liberazione della Patria Tamil (LTTE) ha avuto inizio nell’estate 2008. In circa sei mesi le forze armate singalesi hanno recuperato il controllo militare di vaste aree occupate nell’ultimo ventennio dai ribelli. Tra esse vi sono il quartier generale dell’LTTE (Kilinochchi), nonché la roccaforte nella penisola di Jaffna all’estremo nord del paese. Ciò rappresenta una svolta rilevante nel conflitto che ha devastato l’isola per più di trenta anni. I separatisti hanno subito ingenti perdite umane e materiali, sono stati costretti ad abbandonare i territori occupati e la loro struttura logistica e operativa è stata quasi completamente disarticolata. 

Il Presidente in carica Mahinda Rajapaksa, titolare del potere esecutivo e sostenuto da una solida maggioranza parlamentare, sembra voler sfruttare le circostanze favorevoli per infliggere un colpo decisivo alle capacità offensive delle Tigri Tamil, che numerosi paesi hanno iscritto nella lista nera delle organizzazioni terroristiche. L’esito delle elezioni politiche che si svolgeranno nel 2010 sarà infatti condizionato dai risultati conseguiti dai vertici politici in carica contro i ribelli separatisti. Anche per questo Rajapaksa con i suoi alleati intende cavalcare il forte sentimento nazionalista che ha accompagnato le ultime vittorie dell’esercito per conquistare un ampio consenso elettorale. In questo quadro, è probabile che l’esecutivo decida di anticipare la tornata elettorale al 2009, al fine di capitalizzare le vittorie militari conseguite sul campo. 

Il governo di Colombo ha davanti a sè due opzioni principali: continuare le operazioni militari e riconquistare la sovranità sull’intero territorio nazionale per la prima volta dallo scoppio delle ostilità nel 1976; o consolidare la sovranità dello Stato centrale sulle vaste zone riconquistate per spingere le Tigri a un compromesso duraturo, partendo da una netta posizione di forza. 

I successi ottenuti dall’esercito regolare rischiano però di riportare LTTE alla clandestinità. Le Tigri Tamil erano riuscite a costituire negli anni ’80 uno stato parallelo nel nord e nell’est dello Sri Lanka, dotato di un braccio armato efficiente, ben equipaggiato, e di una stabile organizzazione amministrativa. Ma questo stato nello stato è uscito fortemente ridimensionato dagli ultimi scontri e se l’esecutivo dovesse decidere di chiudere la partita, le Tigri sarebbero costrette a disperdersi nel territorio e ad operare sotto forma di guerriglia come all’origini. Tale esito gli consentirebbe di tenere in vita la causa separatista ma con aspirazioni drasticamente ridimensionate, perché a quel punto l’unità dello Sri Lanka non sarebbe più in pericolo. 

Con ciò, tuttavia, si allontanerebbe l’opportunità di una pace duratura per un paese stremato dai costi umani e finanziari della lunga guerra civile. Oltre trentanni di violenze hanno causato 80.000 morti e più di un milione di sfollati; una consistente fetta della popolazione è indigente, mentre il bilancio statale viene in gran parte assorbito dalle spese militari. Sullo sfondo, si staglia la mancanza di libertà personali e la compressione dei diritti civili, imposte dal costante stato di guerra che ha caratterizzato negli ultimi decenni la storia dello Sri Lanka.