Let’s do business! Secondo la Banca Mondiale in Italia non si può
23 Novembre 2011
di redazione
Ogni anno alla Banca Mondiale stilano un rapporto, una classifica dei ‘’primi della classe’’ (e specularmente degli ultimi) sulle economie statali più ‘attraenti’ per gli investimenti esteri. Si chiama “Doing business 2012”.
Perché parlarne? Beh, la notizia, purtroppo nefasta, è che l’Italia – se non andiamo errati la decima economia del mondo per grandezza di Pil annuo generato – è all’87simo posto nella classifica della Banca Mondiale 2012. Non che l’anno scorso la situazione fosse migliore. Eravamo all’83simo posto.
Declassamento a parte, vale la pena di capire in base a quali criteri tale rapporto mette questo o quel paese in una determinata posizione. I dati del rapporto si riferiscono al quadro regolamentativo economico in un determinato periodo di tempo. Nella fattispecie “Doing business 2012” in realtà si riferisce all’esistente tra Giugno 2010 e Maggio 2011.
Dieci i parametri in gioco: l’allacciamento dell’elettricità, la capacità di ottenere l’applicazione di un contratto stipulato, la protezione dell’investitore, l’ottenimento dei permessi di edificabilità, la facilità nel commercio con l’estero, la registrazione di proprietà, la soluzione di cause di insolvenza, il pagamento delle tasse, l’accesso al credito.
Per farla breve: mettendo insieme tutti questi indicatori, ciò che emerge è che l’Italia è peggio di paesi come Albania, Adzerbaijan, al Rwanda. Va da sé che ovviamente siamo l’ultimo paese della zona euro nella classifica.
A guidare la classifica i soliti piccoli dragoni d’Asia: Singapore al primo posto, Hong Kong al secondo. Gli Stati Uniti, quasi trecento milioni di anime, al quarto. Insomma non c’è da stare allegri. A voler pensar male e facendo un po’ di ironia, si potrebbe pensare che qualcuno abbia fatto aspettare questi signori all’aeroporto di Fiumicino o di Malpensa troppo a lungo.
Senza nulla togliere alla possibilità che in base alle dieci parametrizzazioni di Doing Business 2012 l’Italia sia davvero peggiore del Rwanda – esiste sicuramente un elemento che potremmo definire di cattive PR, di cattive relazioni pubbliche.
Prescindendo dal fatto che il nostro paese ha una pessima giustizia civile, un sistema di infrastrutture spesso inadeguato o obsoleto, un’iper-regolamentazione che rende impossibile a un imprenditore o imprenditrice italiana di districarsi senza andare in violazione di qualche regola scritta – figuriamoci un imprenditore svedese che volesse fare impresa nel nostro paese – è anche vero che forse non siamo in grado di vendere le nostre capacità e nostri atout, i nostri punti forti, nel modo giusto.
Adesso che c’è il primo ministro Mario Monti – a pensar male la presenza di Berlusconi come premier doveva essere l’undicesimo parametro segreto – c’è da star certi che l’Italia il prossimo anno andrà sicuramente in coda all’euro gruppo per il rapporto Doing Business 2013. Sono aperte le scommesse.