Letta accelera sulla Legge elettorale, silenzio sulla Convenzione

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Letta accelera sulla Legge elettorale, silenzio sulla Convenzione

05 Maggio 2013

"Mi prendo l’impegno: se ci saranno dei tagli su cultura, scuola e ricerca mi dimetto". Non sceglie mezzi termini Enrico Letta, ospite a "Che Tempo che fa" per il suo debutto in tv. Ma al di là dei tema appena evocati il premier deve destreggiarsi su economia e riforme costituzionali, e lo fa seguendo la roadmap fissata nel discorso di insediamento alle Camere.

Dice che la sospensione della prima rata IMU non è solo un progetto del Cav., "Non è una cosa di Berlusconi, il suo superamento faceva parte dei programmi di tutti e tre i partiti che sostengono il governo. Si va in quella direzione, ma i particolari sono da discutere".  Conferma il rifinanziamento della CIG chiesto ieri dal leader della CISL Bonanni, "Serve una riforma della cassa integrazione per allargarla e fare in modo che chi esce dal mondo del lavoro vi rientri piu’ qualificato". Sono le due misure da prendere immediatamente.

Subito dopo toccherà "scongiurare" l’aumento dell’IVA e Letta definisce una "ossessione" l’obiettivo di abbassare le tasse sul lavoro, in particolare per i giovani neoassunti. Tutto questo secondo il presidente del Consiglio non dovrebbe comportare una nuova manovra. Obiettivo di medio termine, riformare la riforma Fornero. Senza dimenticare l’Europa, decisiva per trovare le coperture economiche necessarie: "Ho detto ai nostri partner che l’Italia non vuole sbracare, vuole mantenere gli impegni presi ma non possiamo più accettare che l’Europa sia solo tagli tasse e austerità". 

Si parla anche dello scatto in avanti sulla cittadinanza, che ha provocato non poche prese di posizione nella maggioranza che sostiene il governo: "Sono consapevole delle difficoltà. Il tema della cittadinanza mi sta a cuore, ma so che per le materie fuori dal discorso che ha avuto la fiducia servono discussioni, e non è scontato che ci siano intese. Io ci metterò del mio meglio, dovremo vedere se ci sono le possibilità di fare delle intese".

Passando alle riforme costituzionali, il Premier non fa parola della Convenzione e definisce "balordo" il Porcellum, "va assolutamente cambiato". Nei primi mesi del Governo si potrà anche procedere a una riforma che riduca il numero dei Parlamentari. "Al più presto si deve abrogare la legge elettorale che c’è e tornare alla precedente, si può fare con una legge ordinaria ma la riduzione del numero dei parlamentari va fatto con una legge costituzionale quindi la procedura è più lunga". Volendo bastano 7-8 mesi ma bisogna farla con la maggior determinazione possibile».

Il premier infine si rende conto che quello attuale "non è il governo ideale per gli italiani" e sembra mettere ancora una volta le mani avanti rispetto alle forze politiche che sostengono la sua azione. Poi si rivolge al Pd: ci sia un Congresso "fondativo", perché l’idea messa in campo dai Democratici di "unire le diferrenze" è ancora "vincente".